Bernabè, da Eni al (quasi) addio all'Ex-Ilva. Gioie e dolori dell'altoatesino
Eni, Telecom ed Ex Ilva: un tris misto di successi, ma anche qualche inciampo. Goie e dolori del top manager Franco Bernabè
Franco Bernabè, gioie e dolori del top manager altoatesino
Rimasto lontano dai riflettori da tempo, Franco Bernabè torna alla ribalta. Il suo nome era quasi sparito dai radar dopo il brusco caso delle dimissioni dalle Acciaierie d’Italia, poi mai arrivate, ma ora il top manager torna a occupare le pagine dei giornali con una nuova nomina.
Bernabè è stato infatti nominato Senior Advisor di Alix Partners. Un ruolo della massima delicatezza, questo, il quale andrà a supportare il team italiano nelle operazioni straordinarie di M&a e private equity, e nella gestione di ristrutturazioni aziendali e finanziarie.
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Ma questa nomina non è altro che l’ultima di una lunga serie che va avanti dal lontano 1976, anno in cui entrò nel dipartimento di Economia e Statistica dell'OCSE a Parigi, in qualità di Senior Economist e Principal Administrator.
Dopo solo due anni passa alla Fiat di Carlo De Benedetti il quale, pochi mesi dopo, avrebbe lasciato la carica per “divergenze strategiche”. Poi, nel 1983, l’entrata in scena in Eni. Bernabè inizia come assistente del presidente, ma è così bravo che in 9 anni (tempo al tempo, si suol dire), viene nominato amministratore delegato.
In questi anni, Bernabè scioglie Eni dalle pesanti catene dei business non-core (tessile, meccanico, metallurgico), le quali costano caro alla società che, all’epoca, era un conglomerato di oltre 300 aziende anche molto differenti tra loro e registrava perdite consolidate per 800 miliardi di lire. Ebbene, dopo poco tempo, la società si trasforma in una delle principali major mondiali del settore gas e petrolio, arrivando alla quotazione in Borsa del 15% delle azioni da parte del governo.
Il passaggio di Bernabè in Eni è un successo. E, prima di lasciare la comoda poltrona, assiste l’azienda nel passaggio da holding di gestione di partecipazione in società operativa. Nel momento del suo “addio”, Eni è la prima società italiana per capitalizzazione e la quinta al mondo tra le società petrolifere quotate. Insomma, mica male per un altoatesino di Vipiteno, paesino con meno di 7000 abitanti in provincia di Bolzano in Trentino.
Comunque, solo pochi mesi dopo, nel novembre 1998, Bernabè non rimane con le mani in mano a godersi i frutti del successo avuto, ma si rimette subito in gioco con la nomina di amministratore delegato di Telecom Italia. Purtroppo per lui, però, sul suo cammino si mette la Olivetti guidata da Roberto Colaninno. A febbraio 1999, l’azienda lancia un'Offerta pubblica di acquisto su Telecom cui Bernabè si oppone con tutte le forze.
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Ma non è abbastanza. Il top manager lascia l’azienda dopo poco più di un anno dall’arrivo dopo che l'OPA di Olivetti raggiunge il 51% delle azioni di Telecom Italia.
Stanco e con l’amaro in bocca dopo l’avventura con Telecom, Bernabè dopo 15 anni ai vertici delle più importanti aziende italiane, si mette in proprio. Il top manager nel 2000 fonda infatti Fb Group, holding di partecipazioni e management company specializzata nell’Ict e nelle energie rinnovabili.
Ma come cantava Antonello Venditti, “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”. Il 3 dicembre 2007, infatti, dopo circa sette anni di lontananza dal mondo dei vertici aziendali, Bernabè torna a Telecom Italia per la seconda volta.
Il 3 ottobre 2013, però, Bernabè si dimette nuovamente in seguito alla verifica dell'impossibilità di procedere all'aumento di capitale necessario per accelerare la realizzazione della rete di telecomunicazioni di nuova generazione e alla decisione degli azionisti italiani di cedere il controllo alla spagnola Telefonica.
Ritornato in FB Group, rilancia le attività di advisory finanziario e, come advisor dei due fondi di private equity Advent e Bain capital contribuisce alla acquisizione di ICBPI, banca specializzata nei servizi di pagamento creata dal sistema delle Banche Popolari.
Successivamente, rispetto ai gloriosi anni precedenti, Bernabè riduce il carico di stress con la nomina di presidente di CartaSì e vice presidente dell'Istituto delle Banche Popolari Italiane (Icbpi) istituto di cui diventa presidente il 22 giugno 2016.
Infine, il travagliato percorso alle Acciaierie d’Italia. Nominato presidente nel 2021, il nostro top manager assiste a una situazione disastrosa corredata di lavoratori in cassa integrazione e dei peggiori anni di quello che era stato il maggior stabilimento della produzione di acciaio in tutta Europa. Bernabè prova anche a “scappare” annunciando le dimissioni, ma data la mancanza di un sostituto abbandona l’idea e rimane come presidente della società, evitando di complicare la vita a una realtà già fin troppo piena di guai.
Una carriera di tutto rispetto questa, nonostante la macchia della parentesi all’Ex Ilva. Per la quale, tra l’altro, la partita è ancora in corso e Bernabè siederà ancora (la data d’addio sembra ancora lontana) alla presidenza del consiglio di amministrazione. Chissà che quest’ultima avventura in Alix Partners possa far dimenticare al dirigente altoatesino l’ultima brutta avventura alle Acciaierie d’Italia.