Bonomi boccia la Manovra: "Così il pil non cresce, basta perdere tempo"

Il presidente di Confindustria: "Con il governo Meloni avviato un confronto sulla Legge di Bilancio"

Economia

Bonomi: "Così il pil non cresce"

"Serve un intervento forte sul cuneo fiscale : due terzi ai dipendenti e un terzo alle imprese, il contrario di adesso, per mettere in tasca ai lavoratori 1.200 euro in più, strutturalmente per tutta la loro vita lavorativa. Flat tax e prepensionamenti invece non creano Pil aggiuntivo nè posti di lavoro per i giovani". Così il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nel corso della conferenza stampa.

"Sono colpito del fatto che da 3 giorni non si parli che di Pos - aggiunge Bonomi -: potremmo concentrarci su questioni più importanti, mi sembra che si possa tranquillamente lasciare libertà di pagamento. Questa è una diatriba, usare o non usare il pos, che mi lascia indifferente posto però che il tema dei pagamenti elettronici è un tema del Pnrr e che quindi comunque dovremo farlo a rischio di perdere i fondi".

"Con il governo Meloni abbiamo appena iniziato questo percorso e al momento ci stiamo confrontando sulla legge di bilancio e su alcuni provvedimenti non posso non credere non venga fatto un ragionamento" diverso, come ad esempio sui crediti di imposta al Sud" aggiunge il presidente di Confindustria. Quanto ad una valutazione dell'esecutivo Bonomi ha ribadito come Confindustria sia "autonoma e apartitica" e come nel confronto con i vari governi "andiamo sempre nel merito dei provvedimenti, mai nella valutazione delle persone o dei partiti. Noi tifiamo solo per il nostro paese: per l'Italia. I governi li scelgono gli italiani", chiosa. 

"Serve un fondo sovrano per le grandi crisi; lo abbiamo imparato anche dalla guerra Russo Ucraina, siamo un continente trasformatore quindi ci serve metterci al riparo sulle materie prime ed energetiche. Per questo serve un fondo sovrano che ci metta al riparo acquisendo le materie prima per l'occidente" spiega il presidente di Confindustria.

Ita, ex-Ilva, gas, Ponte sullo Stretto: le grandi partite industriali

"Auspisco che per Ita si arrivi alla vendita. Al momento è stata sospesa la procedura ma auspico che si arrivi alla vendita". Così il presidente di Confindustria nel corso della conferenza stampa. "Il ponte sullo stretto di Messina - ha aggiunto - non è un problema tecnico, lo hanno realizzato anche altri paesi in condizioni molto più difficili delle nostre, se guardiamo al Nord Europa. Ed è una opera infrastrutturale importante ma deve stare all'interno di un progetto complessivo. Se si realizza l'opera del ponte sullo stretto e poi non si prosegue la realizzazione di altre opere infrastrutturali, il progetto non funziona. Da Palermo a Catania ci si impiega ancora ore e ore, sono viaggi ... della speranza". 

"Se non entrasse in funzione il rigassificatore di Piombino entro il 31 marzo prossimo potremmo avere qualche difficoltà - aggiunge il leader degli industriali -. Piombino d'altra parte è il simbolo di un problema atavico del nostro Paese: la burocrazia. E' prevista una conferenza di servizio con 44 enti...e sappiamo cosa questo voglia dire. La Germania ne ha fatti entrare rapidamente in funzione due, noi siamo fermi al colore della nave. E ci sarebbero altre possibilità, Gioia Tauro, Manfredonia ma rimangono fermi per questioni di licenze ed autorizzazioni mai arrivate". 

"Spero che non si arrivi ad una nazionalizzazione dell'Ilva se non già in presenza di un piano per il futuro. Ci vorrebbero dei partner industriali - ha chiosato Bonomi - che possano operare al meglio, anche dal punto di vista giudiziario. L'acciaio e il ciclo a caldo è importante per il paese o no? Io credo che il paese non si sia dato ancora una risposta che invece è fondamentale: se noi perdiamo una delle più grandi acciaierie d'Europa, importante per tante nostre filiere, credo che faremmo un errore", prosegue. Intervenire comunque sull'ex Gruppo Ilva "è molto complesso", aggiunge, "perché si sono stratificati una serie di interventi errati nel tempo e oggi abbiamo una ulteriore difficoltà: solo il capire oggi di chi è la proprietà degli impianti non è così semplice. E in una situazione di non chiarezza gestire la situazione diventa difficile per chiunque". 

"A tutti noi piange il cuore quando un'azienda italiana passa a gruppi stranieri ma fa parte del mercato. Poche volte invece parliamo di quando aziende nazionali conquistano quelle straniere: Campari, Ferrero... Non è vero che ci stanno comprando, ma compriamo anche noi. No comunque ad acquisizioni predatorie: serve creare le condizioni di attrattività per cui anche chi acquisisce in Italia trovi le condizioni per continuare a crescere qui in Italia" ha concluso Bonomi. 

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