Btp, rendimenti ai massimi da sei mesi: sopra il 4% dopo l'elezioni in Ue

Ad oggi, chi investe in un titolo con scadenza 2026 si può aspettare un rendimento di circa il 5,80%, ma con una perdita netta superiore al 7% alla scadenza

di Redazione Economia
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Btp, rendimenti al top da 6 mesi: balza al 4,01%

Dopo le elezioni europee, il  rendimento del Btp a 10 anni è ai massimi da sei mesi e sopra il 4% in una giornata di generale debolezza per i listini dell'Eurozona, sorprendentemente negativi soprattutto a seguito delle tensioni di governo in Francia e Germania. Le vendite, con il conseguente rialzo dei rendimenti, erano comunque già iniziate la scorsa settimana in reazioni alle stime della  Bce sull'inflazione dell'Eurozona e a dati Usa sul mercato del lavoro. Il decennale benchmarck segna 4,06%, soglia mai raggiunta da dicembre, con uno spread a 139 punti (140,5 il massimo della mattinata e 134 la chiusura di venerdì), mentre gli osservati speciali sono gli Oat francesi con il decennale arrivato al 3,20% (massimi da novembre scorso) mentre la Borsa di Parigi è la peggiore e perde l'1,7% soprattutto a causa delle vendite sulle banche. 

"L'Italia gode di stabilità politica e questo è positivo, ma se l'Europa è meno unita e solidale noi patiamo - spiega Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte - La risalita dei rendimenti è legata in parte dalla scia di venerdì, quando il Treasury americano è arrivato al 4,45%, in parte a questo nuovo quadro di una Europa che si sfalda". Secondo Cesarano l'Europa, e i mercati con essa, è di fronte a "banchi di prova importanti: il primo round sarà l’esito delle elezioni anticipate francesi di fine mese per capire se Macron saprà contenere l'avanzata delle destre; il secondo è la reazione politica tedesca, e in particolare dell'Spd del cancelliere Scholz, all'esito del voto e soprattutto in vista delle elezioni di Sassonia, Turingia e Brandeburgo, lander dell'est dove Afd è forte. Nell'ottica dei titoli governativi, bisogna anche considerare che da luglio la Bce inizierà a ridurre gli investimenti del piano pandemico Pepp e questo avrà un effetto. E' possibile quindi un allargamento dei rendimenti nell'Eurozona in un contesto in cui non si capisce chi è il timoniere dell'Europa".

"Gli impatti sui mercati delle elezioni Ue si stanno vedendo più a livello nazionale che europeo e si stanno riflettendo in primis sull'andamento degli asset francesi - aggiunge Giuseppe Patara, Head of Portfolio Management Italia di Pictet Wealth Management - L’esito del voto ha fatto anche rileggere in chiave più preoccupata eventi, come il downgrade di S&P sul debito francese, che avevano avuto meno peso nei giorni scorsi".

Il rialzo dei rendimenti fino a questo momento "non ha avuto dimensioni particolarmente rilevanti" ma, se nei mesi scorsi i movimenti erano più uniformi all'interno dell'Eurozona, l'andamento odierno "mostra i primi segnali di un rischio sui Paesi locali", prosegue. Francia, ma anche Italia tornano sotto la lente degli operatori: "Sono considerati i Paesi più deboli tra quelli principali per l'elevato debito pubblico - spiega Patara - La Francia ha un debito al 110% del Pil e in ulteriore salita, l’Italia ha un debito superiore ma stabile".

Secondo Luca Trabattoni, country head Italy di Union Bancaire Privée, la prima indicazione da cogliere all'indomani del voto europeo è che "i mercati non sembrano troppo preoccupati" anche se "lo shock dovuto alle sorprese" in Francia e in Germania "ha dato una occasione per vendere": "Sui governativi c'è movimento ma senza tensioni particolari", "sull'azionario soffre di più Parigi a cominciare dai titoli che hanno corso tanto e per la pressione legata alle elezioni imminenti, mentre a Milano sembrano più che altro prese di beneficio". I mercati, secondo Trabattoni, "saranno presto pronti a risalire magari diversificando: negli ultimi mesi sono saliti soprattutto con la tecnologia americana e oggi potrebbero emergere nuovi temi. Quali temi è presto per dirlo ma una nuova coalizione a livello europeo potrebbe cambiare qualcosa nelle misure per combattere il cambiamento climatico, negli investimenti nelle infrastrutture e in quelli per la difesa ad esempio"

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BTp 2026 con maxi-cedola del 7,25%

L'attuale scenario economico evidenzia un momento di particolare attenzione per gli investitori che si avvalgono dei titoli di Stato come forma di investimento. Anche se il calo è più lento del previsto, l'inflazione superiore al 2%, obiettivo della Bce, frena la discesa dei rendimenti, che restano comunque molto più bassi rispetto al passato.

Tra gli esempi più eclatanti di questa tendenza troviamo il BTp 2026. Come spiega InvestireOggi in un'analisi dettagliata, il titolo emesso nel 1996 e con ISIN: IT0001086567, scadrà il 1° novembre 2026, offrendo una maxi-cedola del 7,25%. Si tratta di un rendimento che, a suo tempo, poteva essere considerato estremamente attrattivo. Alcuni anni fa, la vendita di un titolo come il BTp 1996 avrebbe generato una significativa plusvalenza. Ad oggi, chi investe in un titolo con scadenza 2026 si può aspettare un rendimento di circa il 5,80%, ma si troverà a confrontarsi con una perdita netta superiore al 7% alla scadenza, prevista in meno di 28 mesi.

Di fronte a questo scenario, il BTp 2026, e titoli similari di lungo periodo, spiega Investire Oggi, perdono gran parte del loro appeal speculativo. Non solo il rendimento è decisamente inferiore rispetto al passato, ma l'approssimarsi della data di scadenza senza la prospettiva di un apprezzamento sostanziale rende tale investimento ancora meno invitante.