Burberry e Richemont, boom dei ricavi. Volano in Borsa anche Moncler e Tod’s
Mondo del lusso in ripresa: dati trimestrali oltre le previsioni per Richemont e Burberry che mettono le ali sui listini a tutti i titoli del comparto
I ricavi di Burberry a prezzo pieno nei negozi sono cresciuti del 15%
Torna a correre il lusso mondiale. Non che i “paperoni” abbiano mai patito particolarmente la crisi, ma il segnale che si sta tornando alla normalità arriva anche dal fatto che Burberry e Richemont hanno registrato vendite trimestrali in rialzo, tanto da aumentare le stime per tutto l’anno. Burberry, che ha definitivamente archiviato la gestione Marco Gobbetti – passato al timone di Ferragamo – attende ancora l’insediamento del nuovo ceo Jonathan Akeroyd. Nel frattempo però registra ricavi in crescita del 5% nel terzo trimestre del fiscal year in corso con un fatturato di 723 milioni di euro.
La nota più importante per far capire che il lusso è davvero in salute riguarda il fatto che i ricavi a prezzo pieno nei negozi sono cresciuti del 15% rispetto all’anno scorso e del 26% se confrontati con 24 mesi fa, trainati in primi dal mercato americano e dalla ripresa delle regioni Asia Pacifico ed Emea. Per questo motivo l’azienda inglese ha rivisto i propri obiettivi di bilancio con l’utile operativo dell’anno in corso che dovrebbe crescere del 35% a valute costanti. Altro motivo per festeggiare: Lloyds Bank ha concesso un finanziamento da 300 milioni di pound interamente legato al raggiungimento di determinati obiettivi di sostenibilità ambientale.
Il risultato è che Burberry è cresciuta del 6% in Borsa. Una crescita analoga sulla piazza di Zurigo è stata registrata da Richemont, che sale del 5% grazie all’incremento delle vendite del 32% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno arrivando a 5,65 miliardi di euro nell’ultimo trimestre. Boom delle Americhe che crescono del 55%, con il retail che è aumentato complessivamente del 45%. Naturale conseguenza del ritorno in negozio della clientela. La performance più importante è quella dei marchi di gioielleria Cartier, Buccellati e Van Cleef & Arpels che aumentano del 38%.
La spinta al rialzo di questi due brand ha portato a un incremento notevole delle valutazioni in borsa di molti altri protagonisti del lusso: Lvmh, Kering, Hermes che hanno performato in maniera notevole. In Italia Moncler ha chiuso in aumento del 3,2%, Tod’s del 2,2. Ovvio: la variante Omicron rappresenta ancora un’incognita, ma pare ormai assodato che i negozi – seppur con la richiesta di esibire il green pass – rimarranno stabilmente aperti a meno di un (improbabile, si spera) deterioramento delle condizioni della pandemia.
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Unica eccezione, al momento, è rappresentata da Ferragamo. La storica griffe ha ceduto quasi un punto percentuale a causa di un rilancio che, nonostante il cambio di management e l’arrivo al vertice dell’ex amministratore delegato di Burberry Gobbetti, ha nel tempo il nemico principale. Sicuramente qualcosa si muoverà, ma per ora sembra che gli “gli sforzi di rilancio del nuovo ceo richiederanno tempo per essere annunciati e avere un impatto significativo”, dichiarava Ubs la scorsa settimana. Ma a parte qualche caso eccezionale, al momento è evidente che il lusso è in salute ed è pronto a tornare a livelli superiori a quelli precedenti alla pandemia.
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