Caro-benzina, camionisti bloccano l'Italia: aziende ferme, supermercati vuoti

Il caro-energia e l'avanzata della guerra in Ucraina rischiano di rendere insostenibile la filiera. Braccio di ferro dei lavoratori. Allarme per i rifornimenti

Economia
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Caro-carburante, sciopero camionisti: il Paese è bloccato, allarme per i rifornimenti 

Dalla Sicilia alla Calabria, dalla Puglia fino a Ravenna: gli autotrasportatori sono decisi a proseguire a oltranza la protesta lanciata nel fine settimana per fronteggiare i rincari di gas e petrolio. “Viaggi sempre più costosi”, “situazione insostenibile”, “carburante alle stelle”, “aumento dei costi di gestione”: sono solo alcuni dei nodi aperti. La decisione di fermare i tir in segno di protesta arriva infatti dopo mesi di crisi tra inflazione alle stelle e carburante a picco. E ora, con l'avanzata della guerra in Ucraina i rischi diventano allarmi concreti. L'intera filiera è in ginocchio. E i lavoratori fanno braccio di ferro per far valere le loro richieste. 

"Non abbiamo intenzione di mollare. Negli ultimi due mesi la situazione è diventata insostenibile, il caro gasolio grava su di noi del 20/30 per cento. Essendo nel lembo più basso dell'Italia, in Sicilia siamo costretti a pagare il prezzo più alto. Ma non siamo solo noi siciliani a insorgere. La categoria da Roma in giù è una polveriera, pronta ad esplodere...", ha dichiarato all'agenzia di stampa Agi dalla Sicilia Angelo Motta, padroncino con un paio di mezzi pesanti, costretto a sostenere il rincaro del gasolio.

"Sino a oggi in quasi una settimana di blocchi e proteste, la situazione del traffico nei punti stradali nevralgici è stata al limite: assicurati i passaggi ai tir che trasportano merce deperibile, tutti gli altri si sono fermati”, ha continuato.

Al casello autostradale di San Gregorio, a Catania, quartier generale del presidio degli autotrasportatori il traffico veicolare anche oggi va a rilento. Camion e trattori si sono riversati nelle strade e autostrade dell'isola, tra Avola, Gela, Termini Imerese, Tremestieri etneo, Catania e nelle vicinanze dello Stretto di Messina. Si tratta di gruppi autonomi di autotrasportatori che protestano contro il rincaro dei costi del carburante.

Nei giorni scorsi al fianco degli autotrasportaori siciliani si è schierato il presidente della Regione Vello Musumeci. "Questa volta non ci fermiamo - avverte Motta – perchè siamo già falliti e mandare all'aria una settimana di lavoro è un ulteriore danno. Qualcuno deve ascoltare le nostre richieste". 

Ma anche a Taranto la situazione non è migliore: gli autotrasportatori in maniera spontanea presidiano la statale 106 e la statale 100 fermando i propri mezzi ai bordi della carreggiata per protestare contro il caro-carburante e l'aumento dei costi di gestione.

Il traffico veicolare viene rallentato e al momento non ci sono blocchi, ma la situazione - dicono gli addetti ai lavori - potrebbe cambiare con un inasprimento della protesta in mancanza di risposte da parte del governo. Sui tir fermi sono attaccati dei manifesti con la scritta: "Il governo non ha compreso la situazione. Questa e' la risposta che abbiamo ricevuto. Facciamo capire quanto costa fermare l'autotrasporto in Italia. Taranto spegne i motori".

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Caro-energia, gli autotrasportatori bloccano il traffico a Ravenna

Nella giornata di ieri il traffico è stato bloccato a Ravenna: a partire dalle 7 un gran numero di mezzi si è fermato bloccando di fatto il transito verso la zona industriale e portuale. In città la circolazione è andata in tilt.

Solo attorno alle 10 l'intervento di polizia e carabinieri ha permesso di aprire alcuni varchi mentre un numeroso presidio di lavoratori si è riunito nel parcheggio della Sapir.

Un sit-in nato "spontaneamente, viste le inconcludenti discussioni tra parti sindacali e governo. Con questi costi le nostre ditte sono a rischio", fanno sapere gli organizzatori della protesta.

Dalla Puglia arriviamo poi in Calabria. Anche qui gli autotrasportatori hanno attivato presidi sulle grandi arterie di comunicazione della regione per protestare contro il caro prezzi che interessa carburanti ed energia. I presidi sono stati attivati in provincia di Catanzaro sulla strada statale 280 e, in particolare, nei pressi dello svincolo di Settingiano, in due distributori di carburante e nei pressi della rotatoria dell'aeroporto di Lamezia Terme.

A Crotone il sit-in è stato organizzato nei pressi della rotonda di località Passovecchio, mentre iniziative analoghe sono segnalate nei pressi dello svincolo autostradale di Pizzo Calabro (Vv) e a San Lucido (Cs) sulla statale 18. La protesta si svolge in maniera pacifica, anche se non mancano i rallentamenti per la circolazione stradale. L'iniziativa è stata promossa dall'Associazione imprese trasportatori calabresi (Aitic) che nei giorni scorsi aveva preannunciato la volontà di manifestare fino alla proclamazione di uno sciopero.

"La situazione in cui versa l'autotrasporto italiano e calabrese è senza via d'uscita - hanno evidenziato i promotori in un documento- e non si riesce a vedere la luce in fondo al tunnel, una situazione insostenibile per le piccole aziende. Gli imprenditori per restare nel mercato, a fronte dei maggiori costi di esercizio dovuti non solo agli aumenti, ma anche alla carenza di infrastrutture regionali di primaria importanza come strade, autostrade, autoporti e alla bassa produttività del nostro territorio, sono costretti al ricatto".

Energia, camionisti in rivolta: aziende paralizzate, supermercati vuoti 

La protesta dei camionisti mina di conseguenza la tenuta dei rifornimenti. L'allarme arriva direttamente da Coldiretti Puglia che ha dichiarato: "La Puglia è paralizzata dallo sciopero dei tir con navi merci di grano e mais che ripartono dal porto di Bari senza aver scaricato, mentre intere pedane di ortaggi, funghi, fiori e frutta stipate da ore nei camion sono da già da buttare per il blocco della catena della distribuzione alimentare''. 

Secondo Coldiretti ''resta un'autonomia di 5 giorni nelle stalle per l'alimentazione degli animali poi le scorte di mais saranno esaurite. Con l'85% delle merci che viaggia sui strada lo sciopero dei Tir con i blocchi stradali provoca danni incalcolabili, dal campo alla tavola - aggiunge Coldiretti Puglia - con i prodotti deperibili come frutta, verdura, funghi e fiori fermi nei magazzini che marciscono e il rischio concreto di scaffali vuoti anche per la mancanza di forniture all'industria alimentare costretta a fermare gli impianti di lavorazione”.

“Le celle delle aziende agricole stanno letteralmente 'scoppiando' di cibo che non riescono a raggiungere le piattaforme logistiche italiane di distribuzione - sottolinea ancora la sigla agricola - con alcuni tir già carichi di prodotti deperibili fermi sulle strade, con uno sciopero ormai ad oltranza ed il rischio che il cibo vada irrimediabilmente buttato''.

Secondo i dati della Coldiretti, in Puglia il settore dei trasporti (34,6% dei consumi finali) si conferma tra l'altro il settore più 'energivoro' ed è caratterizzato da un largo utilizzo di combustibili liquidi che coprono il 93,9% dei consumi del settore, sulla base dei dati MISE, Terna ed Enea. ''A subire gli effetti dei rincari - conclude la Coldiretti - è l'intera filiera agroalimentare, dai campi all'industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione''.

"E' urgente un intervento contro lo sciopero selvaggio dell'autotrasporto scoppiato a Nord di Bari, perche' la protesta ora sta paralizzando anche l'industria", ha sottolineato il presidente di Confindustria Puglia e Bari e Barletta-Andria Trani Sergio Fontana. 

"In molti molini, pastifici e industrie casearie del Barese - ha spiegato - da lunedi' la produzione e' ferma o va a singhiozzo. I molini sono sovraccarichi perchè non riescono a consegnare la semola e per questo stanno fermando l'attivita'. Di conseguenza i pastifici non ricevono la materia prima e sospendono alcune linee di produzione". Anche altre linee di produzione, secondo Fontana, vanno a singhiozzo.

"L'industria più danneggiata è quella di alimenti freschi - specifica - come i latticini o i mangimi per animali, che non possono restare a lungo invenduti senza deteriorarsi. Intanto si riducono le scorte di materie prime anche per l'industria di beni durevoli, come quelli della meccanica che, da quel che sappiamo, puo' resistere in media ancora per una decina di giorni, dopodiche' diverse aziende dovranno fermare la produzione".

Per Confindustria Puglia, "occorre ripristinare l'ordine, aprendo un dialogo costruttivo. Il caro carburante e' un problema serio, ma va affrontato nel rispetto delle regole. Le istanze degli autotrasportatori sono giuste, ma le modalita' di protesta no. Non si fa sciopero in questo modo". Da qui la richiesta al ministro dell'Interno e al ministro dei Trasporti di trovare soluzioni per "evitare degenerazioni".

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