Chip, prezzi, Covid: Fmi taglia le stime sul Pil mondiale. Italia su a +5,8%
Nel 2021, Pil mondiale giù al 5,9% dal +6%. Il World Economic Outlook del Fondo
I colli di bottiglia e i problemi nella catena di approvvigionamento nelle economie più ricche, le pressioni sui prezzi e le preoccupazioni sulla salute globale dovute alla diffusione della contagiosa variante Delta del Covid-19, soprattutto nei Paesi poveri, iniziano ad intaccare la crescita mondiale, tanto che il Fondo Monetario Internazionale ha ridotto le stime per l’economia del globo e le principali potenze industriali. In scia a una sforbiciata delle proiezioni per le economie avanzate al 5,2% dal 5,6%, nel proprio World Economic Outlook, il Fondo guidato da Kristalina Georgieva ha tagliato le sue previsioni di crescita globale per il 2021 al 5,9% dal 6%.
La riduzione riflette principalmente i problemi nella catena di approvvigionamento globale che hanno causato un disallineamento tra domanda e offerta. Per i mercati emergenti e le economie in via di sviluppo le prospettive sono invece migliorate. La crescita è stimata al 6,4% per il 2021, rispetto alla previsione del 6,3% a luglio. Il rialzo rispecchia le performance più forti di alcuni Paesi esportatori di materie prime a fronte dell'aumento dei prezzi dell'energia. Il Fondo Monetario ha invece confermato la sua previsione sulla crescita del prodotto interno lordo mondiale nel 2022 al 4,9%.
Tra le principali economie, le prospettive di crescita per gli Stati Uniti sono state ridotte di 0,1 punti percentuali al 6% quest'anno. La crescita negli Stati Uniti potrebbe ridursi ulteriormente, ha detto il Fondo, poiché le previsioni partono dal presupposto che il Congresso Usa, profondamente diviso, approvi i finanziamenti proposti dal presidente Joe Biden per le infrastrutture e la spesa sociale, per un totale di 4.000 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Il Congresso sta cercando di raggiungere il consenso su un pacchetto più piccolo e il Fondo monetario internazionale ha detto che un ridimensionamento significativo ridurrebbe le prospettive di crescita per gli Stati Uniti e i partner commerciali.
Anche la stima della Cina è stata ridotta di 0,1 punti percentuali all'8%. Diverse altre grandi economie hanno subito un taglio delle loro prospettive, inclusa la Germania, la cui economia dovrebbe ora crescere del 3,1% quest'anno, in calo di 0,5 punti percentuali rispetto alle previsioni di luglio. Le stime per il Giappone sono state abbassate di 0,4 punti percentuali al 2,4%.
"Le prospettive per il gruppo dei Paesi in via di sviluppo a basso reddito si sono notevolmente oscurate a causa del peggioramento delle dinamiche della pandemia. La revisione al ribasso riflette anche prospettive a breve termine più complesse per il gruppo delle economie avanzate, in parte a causa di interruzioni delle catene di fornitura”, si legge nel rapporto del Fondo.
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L'attività manifatturiera globale è stata travolta da carenze di componenti chiave come i semiconduttori, dai porti intasati, dalla mancanza di container per il trasporto merci e dalla scarsa disponibilità di manodopera in un contesto in cui le catene di approvvigionamento globali, sfruttate al meglio per una maggiore efficienza, faticano a tornare ai normali livelli dopo le chiusure dello scorso anno a causa della pandemia. Gli squilibri tra domanda e offerta, alimentati in parte dai risparmi in eccesso accumulati dai Paesi più ricchi, hanno fatto salire i prezzi, provocando picchi di inflazione.
L'Fmi prevede che l'inflazione tornerà a livelli pre-pandemia il prossimo anno, ma ha avvisato che i persistenti disagi causati all'offerta potrebbero innescare rischi di prospettive di inflazione non ancorate. Per quanto riguarda l’Italia, infine, l’organismo di Washington ha invece alzato nuovamente la stima sulla crescita del Pil, portandolo a un +5,8%, 0,9 punti percentuali in più rispetto al Weo Update diffuso a luglio. La stima per il 2022 rimane invariata rispetto alle previsioni di luglio, ovvero un +4,2%.
Per il 2026 la previsione è di una crescita all'1%. L'inflazione in Italia si attesterà all'1,7% nel 2021, per poi salire all'1,8% nel 2022 e scendere all'1,4% nel 2023. Il rapporto debito/Pil, pari al 155,8% nel 2020, scenderà al 154,8% nel 2021, al 150,4% nel 2022 e infine al 146,5% nel 2026. Il rapporto deficit/Pil è stimato al 10,2% nell'anno in corso, per scendere al 4,7% nel 2022 e al 2,4% nel 2026. Infine, il tasso di disoccupazione salirà dal 9,35% del 2020 al 10,3% nel 2021 e all'11,6% nel 2022.