Cina, segni di contagio ma niente piani di salvataggio. Xi: rischio calcolato?

La crisi immobiliare non è inaspettata, ma rischia di colpire anche fondi fiduciari, prestiti e altri settori. Pechino cerca un delicato equilibrio

di Lorenzo Lamperti
Economia

Ecco perché la Cina non ha ancora lanciato un maxi piano di salvataggio del settore immobiliare

La Cina prova a contenere i rischi sistemici della nuova fase di una crisi immobiliare che prosegue ormai da due anni. Ma non si affanna con maxi piani di salvataggio. Sembra questa la conclusione da trarre dalla nuova mossa della Banca popolare cinese, la Banca centrale di Pechino, che lunedì 21 agosto ha tagliato un tasso chiave di riferimento sui prestiti. Ma meno di quanto ci si aspettava. 

Il tasso di finanziamento loan prime rate (Lpr) a un anno, che rappresenta il parametro di riferimento dei tassi più vantaggiosi che le banche possono offrire alle imprese e alle famiglie, è stato ridotto dal 3,55% al ​​3,45%. Ed era già stato abbassato a giugno. Eppure, ci si aspettava una riduzione di 15 punti base, che invece si è limitata solamente a 10. Il tasso di riferimento quinquennale per i mutui è rimasto invece invariato al 4,2%. Anche in questo caso, ci si aspettava qualche annuncio.

LEGGI ANCHE: Cina: da Evergrande alle manovre su Taiwan. Rischi Lehman e showdown militare

Forse non a caso, le borse asiatiche sono rimaste in rosso anche lunedì. In Cina, Shanghai ha perso l'1,24% a 3.092,98 punti e Shenzhen l'1,32% a 10.320 punti, entrambi sui livelli più bassi da almeno sette mesi. A Hong Kong l'Hang Seng cede l'1,65% a 17.612 punti, in calo per la seconda sessione e sotto la soglia dei 18.000 punti per la prima volta dal 28 novembre 2022, tra perdite diffuse che hanno visto i finanziari e la tecnologia scendere di oltre il 2%.

Insomma, la mossa non sembra bastare. Così come non era bastato il precedente e in quel caso inatteso taglio della scorsa settimana al tasso di finanziamento a medio termine, ora sceso al 2,5%, il più basso da quando è stato lanciato nel 2014. Non è stata in realtà l'unica misura messa in piedi dalle autorità cinesi. La Banca centrale ha dichiarato domenica che la Cina coordinerà il sostegno finanziario per risolvere i rischi del debito pubblico locale e ridurre i rischi sistemici, cercando inoltre di "aggiustare e ottimizzare" le politiche di credito per il settore immobiliare e di ridurre i costi di finanziamento per l'economia.

In particolare, ha esortato gli istituti di credito ad aumentare i prestiti alle imprese e ha chiesto di aggiustare e ottimizzare le politiche per i mutui della casa. L'autorità di regolamentazione dei titoli della Cina ha presentato inoltre un pacchetto di misure volte a rianimare il mercato azionario che sta affondando. Tra le misure, anche quelle che includono la riduzione dei costi di negoziazione, il sostegno al riacquisto di azioni e l'incoraggiamento degli investimenti a lungo termine per sostenere un mercato azionario che è scivolato ai minimi da nove mesi.

Tra le altre misure previste vi sono anche la promozione dello sviluppo dei fondi azionari, lo studio di piani per estendere gli orari di negoziazione e il miglioramento dell'attrattiva delle società quotate. Alcuni investitori si sono detti delusi dai piani. Niu Chunbao, gestore di fondi presso Wanji Asset Management, ha affermato che le politiche non saranno sufficienti a compensare le più ampie preoccupazioni sull'economia cinese.

Diventa allora interessante provare a capire perché il governo non ha ancora messo in piedi ampi piani di salvataggio. Per capirlo bisogna riavvolgere il nastro di qualche anno, prendendo il caso di Evergrande. Nel corso dei suoi quasi 30 anni di storia, la società ha accumulato un debito di oltre 305 miliardi di dollari. Nel 1996, quando nasce Evergrande, due tendenze fondamentali della recente storia cinese stanno accelerando a grande ritmo: urbanizzazione ed estensione della classe media.

Il settore immobiliare esplode, ma lo fa con un modello parecchio esposto a rischi finanziari. Evergrande costruisce a debito, prevedendo poi di ripagare con la vendita degli appartamenti. Un modello che ora non è più possibile attuare, dopo la stretta del governo sulle condizioni di credito. Già dal 2017 le autorità cinesi hanno a più riprese avvertito Evergrande della necessità di rivedere il debito.

Ecco perché ora in molti ritengono improbabile un maxi salvataggio diretto da parte del governo. Anche perché per Xi la priorità sembra essere il cambiamento del modello di sviluppo sul lungo termine, riducendo i rischi e l'esposizione debitoria. Il punto è però riuscire a evitare i rischi sistemici ora, visto che già i fondi fiduciari e le agenzie immobiliari stanno mostrando segnali non positivi. 

Tags:
cinacountry gardenevergrandexi jinping