Crisi Ucraina, inflazione e caro energia: la ripresa italiana si è già fermata
Confcommercio fotografa un quadro economico in peggioramento e stima per febbraio una diminuzione del Pil dell'1%
Confcommercio: l'inflazione stimata al 5,6% annuo dilaga anche fuori dal comparto energetico
Tensioni in Ucraina, caro energia, Covid e inflazione alle stelle: a febbraio il Pil ha consolidato la tendenza al rallentamento emersa nei mesi precedenti, con una riduzione dell’1,0% congiunturale. A metterlo in evidenza sono le stime congiunturali di Confcommercio. Nel confronto annuo la crescita si dovrebbe attestare al 4,2%, in forte calo, quindi, rispetto ai mesi precedenti.
"I dati del primo bimestre, si legge nel comunicato, rendono sempre più concreta la possibilità di un’ampia revisione al ribasso della crescita per il 2022, rispetto agli obiettivi che nei documenti ufficiali sono fissati al 4,7%. Nell’ipotesi di un primo trimestre negativo è necessario, infatti, che i restanti nove mesi dell’anno siano caratterizzati da una ripresa vigorosa, risultato che si potrà raggiungere solo sfruttando pienamente e al meglio le risorse del Pnrr".
"Il quadro congiunturale, sottolinea Confcommercio, si fa più complesso e incerto. Si susseguono revisioni al ribasso, ancorché di entità moderata, del tasso di variazione del Pil italiano per il 2022, il cui target difficilmente può collocarsi attorno al 4,5%. Ai problemi già noti, e ancora non risolti, derivanti dalle tensioni sui prezzi della materie prime, dalle difficoltà di approvvigionamento in alcune filiere e dall’incertezza sull’evoluzione pandemica si sono aggiunti, negli ultimi giorni, i timori di un conflitto Russo-Ucraino. Questa situazione rischia, nel suo insieme, di prolungare e amplificare le tensioni sui prezzi al consumo. Non vedendosi a breve una soluzione a questo problema, crescono i timori di repentine modifiche nella politica monetaria. Col passare del tempo, i tentativi di rassicurazione a tale riguardo sembrano perdere efficacia".
Alle incertezze produttive, conclude Confcommercio, "si associano i timori degli effetti sui consumi derivanti dalla ripresa dell’inflazione. Nel mese di febbraio, la variazione annua dei prezzi al consumo dovrebbe attestarsi al 5,6%. Come paventato da alcuni mesi, le perduranti tensioni sui mercati internazionali e nelle catene di approvvigionamento cominciano a produrre rialzi anche in settori diversi dall’energetico".
A gennaio l’indicatore dei consumi Confcommercio (Icc) segnala un incremento, su base annua, dell’8,5%, in rallentamento su dicembre. Il confronto, si legge nella congiuntura, è chiaramente influenzato dalle diverse condizioni in cui hanno operato le imprese nel 2021 e nel 2022 e ciò ha influito essenzialmente sulla domanda relativa ai servizi che mostra una variazione del 33,6%. Decisamente più contenuto risulta l’incremento relativo alla domanda per i beni nel loro complesso (+2,2%).
In termini destagionalizzati, spiega Confcommercio, il peggioramento della situazione sanitaria abbia portato, nel primo mese dell’anno, a un brusco ridimensionamento della domanda, con un calo su dicembre del 4,5% valore che scende al -13,1% per i servizi. Nel confronto con gennaio 2020, ultimo mese non condizionato dal Covid-19, la domanda calcolata nella metrica dell’Icc risulta ancora inferiore dell’11,7%. Per i servizi il calo supera il 22%.
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