Crt, trattativa sulle dimissioni di Varese: il Mef resta fuori dalla partita

Indagine interna sul presunto patto segreto tra il consigliere uscente Corrado Bonadeo e altri membri del cda

di Redazione
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Fondazione Crt, stabilità a rischio

La Fondazione Crt si trova al centro di una tempesta interna, con diatribe e tensioni che minacciano la stabilità dell'ente. Le recenti controversie riguardano un presunto patto segreto tra il consigliere uscente Corrado Bonadeo e altri membri, che ha fatto scattare un'indagine interna. Il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha respinto qualsiasi coinvolgimento, ribadendo la sua neutralità. Si prevede che la seduta del consiglio, interrotta venerdì scorso, venga riaperta stasera in un clima teso, con il Comune di Torino e la Regione, maggiori azionisti, che osservano da vicino la situazione.

Nonostante la discussione si concentri sulle dimissioni del segretario generale Andrea Varese, non ancora formalizzate, diversi consiglieri sembrano divisi sull'argomento. Alcuni sostengono la promozione di Massimo Casale, riconosciuto per le sue competenze e la sua neutralità. Nel frattempo, il consiglio di amministrazione potrebbe discutere anche delle nomine per tentare di raggiungere un compromesso.

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Parallelamente, c'è un'attenzione crescente sulla nomina per il consiglio di amministrazione di Cdp, dopo la vacanza del posto di Matteo Melley. Questo seggio è particolarmente ambito, e l'assemblea di Cdp potrebbe decidere il suo futuro il 24 maggio. Tuttavia, le nomine dei vertici potrebbero essere rimandate fino dopo le elezioni europee, complicando ulteriormente la situazione.

La Fondazione Crt, con un patrimonio netto di oltre 2,5 miliardi ed erogazioni superiori a 70 milioni nel 2023, è un attore chiave nell'ambito delle fondazioni bancarie italiane. Tuttavia, la recente instabilità ha sollevato preoccupazioni tra gli stakeholder, che chiedono un rapido superamento del caos interno per garantire la continuità delle attività benefiche.

Tra le proposte per risolvere la situazione, c'è l'idea di regolamentare l'assegnazione dei posti nei board delle partecipate, attualmente sotto il controllo del consiglio di amministrazione. Questa proposta potrebbe limitare gli incarichi interni, favorendo una maggiore trasparenza e stabilità.

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Oltre alle dispute interne, ci sono preoccupazioni riguardanti investimenti considerati rischiosi, come un vigneto nell'alessandrino e altre acquisizioni considerate fuori dal campo d'azione tradizionale della Fondazione. Queste decisioni hanno suscitato malcontento, sia tra gli stakeholder che negli ambienti ecclesiastici.

Infine, la gestione delle Ogr (Officine Grandi Riparazioni) è un'altra questione urgente da affrontare, con tre nomine in discussione per i ruoli di presidente e amministratore delegato. Queste nomine potrebbero influenzare l'equilibrio interno della Fondazione Crb e la sua capacità di gestire efficacemente il suo patrimonio.