Davos, parte il World Economic Forum. Oxfam: "In Italia diseguaglianze boom"
Tutto è pronto per il primo appuntamento in presenza dal 2020: tra i protagonisti del Forum leader politici mondiali, manager e imprenditori
Davos, si scaldano i motori per il World Economic Forum. Dal caro vita al clima: tutti i temi sul tavolo
Sicurezza, politiche energetiche e cambiamento climatico. Ma anche crisi economica, incubo recessione, diseguaglianze e guerra in Ucraina. A Davos si scaldano i motori già da oggi per il World Economic Forum, che da martedì 17 gennaio a venerdì prossimo tornerà a essere il palcoscenico mondiale di leader politici ed economici. Quest'anno il titolo scelto è: "La cooperazione in un mondo frammentato". In oltre 400 panel, 2.700 persone provenienti da 130 Paesi, fra cui 52 capi di Stato o di governo, si confronteranno sui temi economici più caldi.
Per l'Italia saranno presenti diversi top manager e imprenditori e il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Anche quest'anno l'Ucraina sarà al centro dei dibattiti: non sarà solo un World Economic Forum, ma anche un World Political Forum, nonostante l'assenza dei "big", a cominciare dal presidente Usa, Joe Biden, e da quello cinese, Xi Jinping, fino al capo di Stato francese, Emmanuel Macron, e al premier britannico, Rishi Sunak.
Davos, parte il World Economic Forum: le manifestazioni anti global
Poliziotti e militari, cecchini sui tetti, in tutto saranno 5000 le forze dispiegate dalla Federazione svizzera per proteggere i quasi 3000 partecipanti. La sicurezza di Davos, come ogni anno, viene rinnovata dal Parlamento svizzero che anche quest'anno ha approvato il decreto per 5000 militari di supporto all'evento. A movimentare il Forum ci saranno anche le solite manifestazioni anti-global. Al momento sono due le rischiete di manfestazioni accettate dalle autorità: quella dei giovani socialisti dei Grigioni, che dimostreranno il 15 gennaio, e quella del collettivo Strike Wef che organizzerà una marcia anti-capitalismo, per la crisi climatica e contro l'ineguaglianza sociale.
Verso il Forum di Davos, la crisi legata al costo della vita e gli effetti del clima
La crisi legata al costo della vita e gli effetti del cambiamento climatico sono i primi due rischi che il mondo corre nei prossimi due anni, secondo il Global Risks Report 2023 del World Economic Forum, pubblicato questa settimana e presentato in una conferenza stampa a Londra. Il rapporto, giunto alla diciottesima edizione, è basato su un sondaggio condotto su oltre 1.200 esperti, responsabili politici e leader nel settore imprenditoriale. Il documento fornisce un quadro del panorama globale dei rischi.
Secondo gli intervistati, i dieci rischi più grandi per il mondo nei prossimi due anni sono: al primo posto la crisi legata al costo della vita, al secondo i disastri naturali e gli eventi atmosferici estremi, al terzo posto lo scontro geoeconomico. Seguono la mancata mitigazione del cambiamento climatico, l'erosione della coesione sociale e la polarizzazione delle società, i danni su larga scala degli incidenti ambientali, il mancato adattamento ai cambiamenti climatici, la diffusione del cybercrime e della cyber insecurity, le crisi innescate dalle risorse naturali e, infine, al decimo posto, le migrazioni su larga scala.
Per gli stessi intervistati, i dieci rischi più grandi nei prossimi dieci anni sono invece: al primo posto la mancata mitigazione del cambiamento climatico, al secondo posto il mancato adattamento ai cambiamenti climatici, al terzo i disastri naturali e gli eventi climatici estremi. Seguono la perdita della biodiversità e il collasso dell'ecosistema, le migrazioni su larga scala, le crisi legate alle risorse naturali, l'erosione della coesione sociale e la polarizzazione delle società, la diffusione del crimine informatico e della insicurezza informatica, lo scontro geoeconomico e, al decimo posto, gli incidenti ambientali su larga scala.
Verso Davos, il presidente Klaus Schwab: "L'obiettivo è rafforzare la cooperazione pubblico-privato"
"Al summit, ha spiegato Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum, cercheremo di rafforzare la cooperazione pubblico-privato per affrontare le sfide piu' urgenti del mondo frammentato in cui viviamo. Cercheremo di uscire dalla crisi attuale per un futuro più inclusivo e sostenibile, creando le condizioni per una ripresa forte e duratura. Allo stesso tempo, deve esserci una presa di coscienza che lo sviluppo economico deve essere reso più resiliente, più sostenibile e che nessuno dovrebbe essere lasciato indietro", ha aggiunto Schwab sottolineando che "vi sarà una partecipazione senza precedenti della società civile, di attivisti e di giovani". L'obiettivo, ha concluso, "è ristabilire la fiducia concentrandoci sull'agenda economica".
Davos, i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri: il report Oxfam
Ma non solo clima, Ucraina e temi economici. Al centro del Forum di Davos spazio anche agli ultimi e al contesto sociale. In particolare, secondo l'ultimo rapporto Oxfam diffuso per l'apertura del World Economic Forum di Davos, in Italia i super ricchi con patrimoni superiori ai 5 milioni di dollari (lo 0,134% degli italiani) erano titolari, a fine 2021, di un ammontare di ricchezza equivalente a quella posseduta dal 60% degli italiani più poveri.
Nel biennio pandemico ‘20-‘21 l'1% più ricco ha visto crescere il valore dei propri patrimoni di 26.000 miliardi di dollari, in termini reali, accaparrandosi il 63% dell’incremento complessivo della ricchezza netta globale (42.000 miliardi di dollari), quasi il doppio della quota (37%) andata al 99% più povero della popolazione mondiale. Battuto dunque il record dell’intero decennio 2012-2021, in cui il top-1% aveva beneficiato di poco più della metà (il 54%) dell’incremento della ricchezza planetaria. Per la prima volta in 25 anni aumentano inoltre simultaneamente estrema ricchezza ed estrema povertà.
"Mentre la gente comune fa fatica ad arrivare a fine mese, i super-ricchi hanno superato ogni record nei primi due anni della pandemia, inaugurando quelli che potremmo definire i ruggenti anni ’20 del nuovo millennio", ha dichiarato Gabriela Bucher, direttrice esecutiva di Oxfam International.
"Crisi dopo crisi i molteplici divari si sono acuiti, rafforzando le iniquità generazionali, ampliando le disparità di genere e gli squilibri territoriali. Pur a fronte di un 2022 nero sui mercati a non restare scalfito è il destino di chi occupa posizioni sociali apicali, favoriti anche da decenni di tagli alle tasse sui più ricchi, che ne hanno consolidato le posizioni di privilegio. Un sistema fiscale più equo, a partire da un maggiore prelievo sugli individui più facoltosi, è uno degli strumenti di contrasto alle disuguaglianze. Un’imposta del 5% sui grandi patrimoni potrebbe generare per i Paesi riscossori risorse da riallocare per obiettivi di lotta alla povertà a livello globale affrancando dalla povertà fino a 2 miliardi di persone”. La pandemia prima e, ora, la crisi dell’energia, l’aumento dei prezzi – con un tasso dell’inflazione mai così alto da oltre 35 anni - e i nuovi venti recessivi rischiano di esacerbare ulteri ormente i divari di lungo corso che caratterizzano il nostro Paese, si legge nel rapporto.-
Oxfam, nelle mani del 5% più ricco una ricchezza superiore a quella dell'80% più povero
Tra il 2020 e il 2021 cresce la concentrazione della ricchezza in Italia: la quota detenuta dal 10% più ricco degli italiani (6 volte quanto posseduto alla metà più povera della popolazione) è aumentata di 1,3 punti percentuali su base annua a fronte di una sostanziale stabilità della quota del 20% più povero e di un calo delle quote di ricchezza degli altri decili della popolazione. La ricchezza nelle mani del 5% più ricco degli italiani (titolare del 41,7% della ricchezza nazionale netta) a fine 2021 era superiore a quella detenuta dall’80% più povero dei nostri connazionali (il 31,4%). I super ricchi con patrimoni superiori ai 5 milioni di dollari (lo 0,134% degli italiani) erano titolari, a fine 2021, di un ammontare di ricchezza equivalente a quella posseduta dal 60% degli italiani più poveri.
Nonostante il calo del valore dei patrimoni finanziari dei miliardari italiani nel 2022, dopo il picco registrato nel 2021, il valore delle fortune dei super-ricchi italiani (14 in più rispetto alla fine del 2019) mostra ancora un incremento di quasi 13 miliardi di dollari (+8,8%), in termini reali, rispetto al periodo pre-pandemico.-
Oxfam, in Italia oltre 2 milioni di famiglie sono in povertà assoluta
Seppur attenuata fortemente dai trasferimenti pubblici emergenziali, cresce nel 2020 - ultimo anno per cui le dinamiche distributive sono accertate - la disuguaglianza dei redditi netti, per cui l’Italia si colloca tra gli ultimi paesi nell’Unione europea. La povertà assoluta, stabile nel 2021 dopo un balzo significativo nel 2020, interessa il 7,5% delle famiglie (1 milione 960 mila in termini assoluti) e il 9,4% di individui (5,6 milioni di persone). Un fenomeno allarmante che ha visto raddoppiare in 16 anni la quota di famiglie con un livello di spesa insufficiente a garantirsi uno standard di vita minimamente accettabile e che oggi vede quelle più povere maggiormente esposte all’aumento dei prezzi, in primis per beni alimentari ed energetici.
“L’aumento dell’incidenza della povertà è stato attenuato, nell’emergenza, dagli interventi pubblici di supporto alle famiglie, ma le prospettive di arretramento sono forti alla luce dei fattori correnti di rischio per l’economia italiana come gli impatti del conflitto russo-ucraino e la crescita dell’inflazione. – ha commentato Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia - Le misure di sostegno alle famiglie devono proseguire ed essere indirizzate meglio verso le famiglie in condizioni di maggior bisogno. È inoltre indispensabile abbandonare il regime transitorio del Reddito di Cittadinanza per il 2023, riformando l’unica misura strutturale di contrasto alla povertà di cui disponiamo; some pure stimolare nuovi accordi tra le parti sociali volti a ridefinire celermente sistemi più efficaci di indicizzazione dei salari ai prezzi per fornire protezione adeguata ai gruppi sociali meno abbienti e alle forme di lavoro meno tutelate in settori a bassa retribuzione”.-
Oxfam, crollano i salari per oltre 6 milioni di dipendenti privati
Nuovi accordi tra le parti sociali sono particolarmente necessari per i circa 6,3 milioni di dipendenti del settore privato (oltre la metà del totale dei dipendenti privati) in attesa del rinnovo dei contratti nazionali alla fine del mese di settembre 2022" si legge. "Lavoratori che rischiano, con le regole di indicizzazione attuali, di vedere un adeguamento dei salari, calati in termini reali del 6,6% nei primi nove mesi del 2022, insufficiente a contrastare l’aumento dell’inflazione. Se il miglioramento del mercato del lavoro italiano nel 2022 dovrà essere valutato alla luce dei rischi di una nuova recessione, restano irrisolti i nodi strutturali della “crisi del lavoro” nel nostro Paese: la ridotta partecipazione al mercato del lavoro della componente giovanile e femminile, marcate e crescenti disuguaglianze retributive, il crescente ricorso a forme di lavoro non standard e conseguente diffusione del lavoro povero".
Oxfam e la riduzione delle diseguaglianze: "Dal governo misure inefficienti"
“Se il dilagare del lavoro povero rappresenta una caratteristica strutturale del mercato italiano, destano preoccupazione le iniziative già messe in campo e le intenzioni del nuovo Governo. – ha aggiunto Maslennikov - Piuttosto che disincentivare il ricorso a forme di lavoro atipico che intrappolano nella precarietà milioni di lavoratori, il governo allarga le maglie per il lavoro discontinuo e invoca ulteriori interventi di flessibilizzazione. La previsione di un salario minimo non è all’ordine del giorno e gli incentivi all’occupazione – all’insegna del “più assumi, meno paghi” – non sono valutati sotto la lente della qualità e sostenibilità dell’occupazione promossa, lasciando il ruolo per lo sviluppo di una buona occupazione alle convenienze economiche e fiscali delle imprese”.
La riduzione delle disuguaglianze rappresenta una questione cui nessun governo ha finora attribuito centralità d’azione e che si è trovato ridimensionata sia nell’ultima campagna elettorale che in avvio di legislatura.
La nuova stagione politica si sta contraddistinguendo più per il riconoscimento e la premialità di contesti e individui che sono già avvantaggiati che per la tutela dei soggetti più deboli. Invece di rendere più equo ed efficiente il reddito di cittadinanza, lo si abroga dal 2024, adottando per il 2023 un approccio categoriale alla povertà che, noncurante del contesto e delle opportunità territoriali di lavoro, vede nell’impossibilità di lavorare e non nella condizione di bisogno il titolo d’accesso al supporto pubblico.
Invece di porre fine a iniqui trattamenti fiscali differenziati tra i contribuenti, si rafforzano regimi come la flat-tax per le partite Iva. Invece di puntare a un contrasto senza quartiere all’evasione fiscale, ci si prodiga in interventi condonistici che sviliscono la fedeltà fiscale e incentivano comportamenti opportunistici.
Verso Davos, Oxfam propone un'agenda per l'equità
In Italia, Oxfam raccomanda quindi al Governo di intervenire in alcuni ambiti prioritari. Contrasto al caro-vita e alla povertà; abbandonare il regime transitorio del Reddito di Cittadinanza per il 2023, garantendo l’erogazione di tutte le mensilità spettanti a tutti i beneficiari, e riformare la misura per renderla più equa (per criteri di accesso e entità del sussidio) ed efficiente; favorire accordi tra le parti sociali per ridefinire una più efficace indicizzazione dei salari ai prezzi e indicizzare all’inflazione il reddito soglia per l’accesso al reddito di cittadinanza.
Oxfam suggerisce anche di destinare maggiori risorse contro il caro-energia, potenziare la tassa sugli extraprofitti a carico degli operatori del comparto energetico fossile, aumentando l’aliquota dal 50% all’80% ed estendendo la misura ai settori farmaceutico ed assicurativo. Rafforzare la funzione redistributiva della leva fiscale, aumentando la contribuzione a carico dei più ricchi; favorire la ricomposizione del prelievo spostando la tassazione dal lavoro a rendite, profitti e interessi; abbandonare il ricorso a trattamenti fiscali differenziati tra contribuenti in condizioni economiche affini. Tra gli interventi anche quello dell'introduzione di un salario minimo legale.
Inoltre, per contribuire alla riduzione delle disuguaglianze tra i Paesi, Oxfam chiede al Governo italiano di agire sullo scacchiere internazionale per: riallocare, a favore dei Paesi vulnerabili, una generosa quota dei diritti speciali di prelievo (DSP), emessi dall’FMI nell’agosto 2021.