"Dazi, mercati razionali e poco emotivi. Ma Trump vuole scardinare l'egemonia di Wall Street"
Usa e Cina si scontrano a colpi di dazi, ma nessuno dei due cede: l'Ue lancia i controdazi e i mercati chiudono in rosso. L'analisi di Saverio Berlinzani (ActivTrades)
Mercati Finanziari
Dazi, parla l'analista: "Mercati meno emotivi: così Trump punta a scuotere Wall Street"
Gli Stati Uniti hanno scatenato una nuova ondata di tariffe, colpendo decine di paesi e concentrandosi principalmente sulla Cina, con dazi che raggiungono il 104%. La risposta di Pechino è stata altrettanto forte: le tariffe sui beni Made in USA schizzano dal 34% all'84%.
Il risultato? I mercati azionari, dopo un martedì di rimbalzi, sono nel caos. Tokyo crolla, seguita dalle Borse europee, tutte in negativo. E mentre la guerra commerciale si intensifica, l'Unione Europea entra in scena con i suoi controdazi. Affaritaliani.it ne ha parlato con Saverio Berlinzani, analista di ActivTrades.
Mentre la Cina annuncia dazi fino all’84%, l’Europa si prepara a votare le prime contro-misure. Che cosa possiamo aspettarci? C’è il rischio di un’Europa spaccata anche sul piano commerciale, oltre che su quello politico?
La reazione dei mercati, nonostante l’inasprimento delle tensioni nelle relazioni Usa-Cina, sembra essere cambiata, in queste ultime ore, e pare molto razionale e poco emotiva, dopo qualche giorno invece in cui, le pessime notizie sul’applicazione draconiana dei dazi, aveva creato il panico sui listini con chiusure estremamente negative. Le due correnti di pensiero che ormai si sfidano su quanto sta accadendo, oscillano da quella più pessimistica che vede gli Usa schiantarsi contro la potenza cinese, al successo invece del programma Trumpiano, che vorrebbe tornare ad un mondo guidato più dalla produzione, che dalla finanza.
L’Europa sembra, in queste ore, un turacciolo in mezzo al mare, con scarse risposte unitarie dove ogni politico dice la sua. L'UE, per ora, come risposta, ha adottato dazi su 21 miliardi di euro di prodotti statunitensi nella controversia sui metalli, e dei controdazi del 25% sui prodotti Usa. Per ora poco altro.
Le tensioni Usa-Cina sembrano inasprirsi a ogni dichiarazione pubblica. C’è ancora spazio per una trattativa vera?
Secondo noi c’è sempre spazio per una trattativa, anche se entrambi i contendenti sembrano per ora arroccati sulle proprie posizioni.
Il rimbalzo dei mercati visto martedì si è già dissolto. L’instabilità geopolitica è ormai la variabile dominante nelle borse?
I mercati, come già detto, stanno reagendo con maturità e sembrano non farsi prendere dal panico, con volatilità tutto sommato contenute. Wall Street rimane in congestione. Sempre di più, però, notiamo che le dichiarazioni di Trump stanno diventando market neutral, a meno che non parli di aumento ulteriore di dazi, nel qual caso la tensione potrebbe tornare improvvisamente.
Piazza Affari oggi è tra le peggiori in Europa, con i titoli farmaceutici sotto pressione. Gli investitori temono che la Cina possa includere anche i farmaci tra i beni soggetti a dazi. Quali titoli e settori italiani rischiano di più?
I titoli farmaceutici sono sotto pressione dopo che Trump ha annunciato dazi sul settore farmaceutico. Tutto però è in divenire e occorre avere conferme, ma pochi saranno i settori esenti dai dazi, alla fine. Noi come Italia rischiamo soprattutto per le produzioni dell’agro alimentare e dei prodotti del lusso, che difficilmente saranno esclusi dalla scure Trump.
Perché, nonostante tutti gli vadano contro, Trump è convinto il suo piano funzioni?
Il piano di Trump è un cambio di paradigma epocale. Trump, con i suoi dazi e con la sua politica di “ritorno alla produzione”, è convinto di scardinare il meccanismo stesso su cui si basa l’egemonia di Wall Street contro il mondo reale e sul principio per cui i dogmi erano finanza e delocalizzazione della produzione. In un mondo che premia il capitale mobile e punisce il lavoro stanziale, la sua visione è una rivoluzione. Reindustrializzazione: lavoro e produzione tornano al centro. Una delle colonne portanti del suo piano è la ricostruzione del tessuto industriale americano.