Contro dazi Ue, la prima lista soft di von der Leyen: soia della Louisiana e pollame del Nebraska
La Commissione europea è ancora scottata dalla minaccia di Trump di imporre tassi fino al 200% su vino e champagne
Contro dazi Ue, tra "rammarico" e reazione a Trump. Ma senza esagerare
Trump ha annunciato dazi del 25% sulle auto importate negli Stati Uniti, la misura scatterà dal 2 aprile. L'Europa studia una reazione a questa mossa ma l'obiettivo è anche quello di non provocare Trump. La Commissione dovrebbe prendere di mira, come già nel 2018, i prodotti situati in Stati politicamente sensibili (a maggioranza repubblicana), senza danneggiare l’interesse europeo. Si tratterà di beni per i quali l’Ue ritiene di avere alternative interne. L’ipotesi circolata di un dazio del 50% sul bourbon - riporta Il Corriere della Sera - aveva fatto infuriare Trump, che aveva minacciato a sua volta il 200% sui vini europei. Abbastanza per spingere Francia, Italia e Spagna a chiedere di rivedere la lista. Tra i prodotti ipotizzati ci sono la soia della Louisiana, la carne bovina e il pollame del Nebraska e del Kansas, i prodotti in legno della Georgia, Virginia e Alabama.
Leggi anche: Trump: "Dal 2 aprile dazi del 25% sulle auto". Poi minaccia ancora Europa e Canada: "Nuove tariffe se vi coalizzate"
Nella lista potrebbero rientrare prodotti industriali e agricoli, tra cui acciaio e alluminio, tessuti, elettrodomestici, materie plastiche. La strategia della Commissione europea nei confronti della nuova ondata di dazi annunciata da Trump - prosegue Il Corriere - per il momento non cambia. C’è il "rammarico" espresso dalla presidente von der Leyen, insieme all’intenzione di "continuare a cercare soluzioni negoziate, salvaguardando i propri interessi economici". La via è quindi quella di "valutare" l’annuncio di mercoledì insieme alle altre misure che gli Stati Uniti prevedono di adottare nei prossimi giorni.
Ora sono in corso le consultazioni con gli Stati membri. La lista definitiva "sarà selezionata con attenzione — ha spiegato il portavoce — per massimizzare l’impatto sugli Usa e minimizzarlo sulla nostra economia europea" e sarà compilata in modo "giudizioso e ben calibrato". Francesco Mutti, ceo di Mutti e presidente di Centromarca lancia l'allarme: "Per il settore alimentare italiano, il problema è enorme. Gli Stati Uniti - spiega a Il Corriere - sono il primo mercato per il nostro agroalimentare. Se l’Europa saprà rispondere con una voce unica, potrebbe controbilanciare la decisione statunitense. Se, invece, andremo in ordine sparso, rischiamo di cadere in una situazione di sudditanza economica".