Debito pubblico sfonda quota 2.811,6 miliardi: ecco la ricetta per arginarlo

Bankitalia ha annunciato un incremento di 21,8mld del debito pubblico, una cifra monstre che ci ricorda l'urgenza di modificare le regole del Patto di Stabilità

di Ezio Pozzati
Ignazio Visco 
Economia

Pil e deficit, sostituire i titoli di Stato a lungo termine con il credito d'imposta: la ricetta per arginare il debito pubblico. Analisi 

Ignazio Visco ci comunica che il Debito Pubblico italiano ha raggiunto, con un incremento di 21,8 miliardi, la soglia dei 2.881,6 miliardi di euro. Ma non solo: ogni italiano ha un passivo di 48mila euro (recupera qui l'articolo di Affaritaliani.it). Queste comunicazioni ci fanno capire che stiamo raggiungendo un traguardo poco edificante, cioè quello dei 3.000 miliardi di euro. Cosa dice il Patto di Stabilità europeo? Ciascuno Stato è tenuto a rispettare il tetto del 60% ed avere un rapporto deficit/PIL del 3%. Il dibattito è aperto a tutte le soluzioni ed a una di queste c'è la richiesta: che vadano riviste queste regole.

Molte persone, anche di spiccata fama, hanno scritto sul Debito Pubblico, fornendo “ricette” più o meno realizzabili, ci ho provato anch'io in più occasioni e l'idea che ne è scaturita è stata pubblicata nel 2021. Per fare un breve riassunto dell'articolo Come ridurre il debito pubblico italiano con il credito d'imposta, con relative tabelle, la soluzione proposta è la “sostituzione” dei titoli di Stato a lungo termine (in gran parte sono BTP) con il credito d'imposta che conterrà anche il tasso di interesse dei titoli in sostituzione.

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Se poi vogliamo essere fiscali si potrebbe quotarli con lo stesso numero di ISNT (International Securities Identification Number) o con nuovi numeri in borsa. Perché una proposta così fuori dal comune? Per una ragione molto semplice anche l'Eurostat (in questo caso ho anticipato l'Eurostat di un anno e 10 mesi) si trova concorde nel “sostenere” che il credito d'imposta non fa parte del debito pubblico (1 febbraio 2023 Manuale del Deficit e del Debito Pubblico MGDD 2022), ma “del deficit e prescinde dalla classificazione del credito come pagabile o non pagabile” … Ed ecco che con questa elementare idea si può raggiungere, anche nell'immediato, il fatidico 60%.

Le domande ora si dovrebbero accavallare, in primis: cosa ne pensano i possessori dei titoli scambiati con il credito d'imposta? Le scadenze di detti titoli potrebbero avvenire anche in cash? L'eventuale eccedenza, del c.i, nel rimborso può essere spalmato su più anni o convertito in cash? E' possibile programmare un rientro tanto consistente?

Ammesso e concesso che immettendo nel mercato finanziario credito d'imposta anziché titoli di Stato e quotandoli come se fossero meri titoli il risultato per l'Italia e/o per i Paesi che volessero o potessero utilizzare questa idea non cambierebbe, come non cambierebbe per i possessori dei titoli, ricordando che al momento dell'emissione valgono 100 come nel momento del rimborso valgono sempre 100 e la loro quotazione non impedirebbe gli scambi (in fin dei conti si tratterebbe solo di cambiare il nome: da titoli di stato a credito d'imposta). Ho provato a cercare tracce di possibili “contestazioni” giuridiche o finanziarie in merito a questa proposta e per il momento, non ne ho trovate, comunque mi piacerebbe aprire un dibattito.

Desidero ricordare ancora una volta che è auspicabile, se non necessaria, una adeguata programmazione perché per i prossimi decenni deficit e Pil non abbiano ad avere “sofferenze” particolari. Domanda: oltre a trarne vantaggio per le finanze degli Stati ne gioverebbe anche l'economia in generale? Un'ultima domanda: i nostri Governanti e magari tutti gli Stati Europei interessati possono verificare se questa indicazione, per ridurre il Debito Pubblico al 60% o più, è applicabile? Mater artium necessitas – La necessità aguzza l'ingegno.

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