Debito, quei 225 mld in due anni alle imprese. Non è colpa solo del Superbonus

Il governo Meloni è stato incapace di porre un freno all’indebitamento, nonostante un decreto che avrebbe dovuto mettere ordine nelle agevolazioni. I numeri

di Redazione Economia
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Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti
Economia

Debito, anche il Pnrr ha pesato parecchio sull'aumento vertiginoso. Maggiore spesa per lo Stato

Il governo Meloni deve fare i conti con un debito pubblico da record, in negativo: ormai si aggira intorno ai 3mila miliardi, una cifra mostruosa pari al +145% del Pil. Ma ad incrementare a dismisura questi numeri, non è stato solo il Superbonus fuori controllo, a pesare in maniera significativa, infatti, - riporta Il Fatto Quotidiano - sono stati anche le decine di miliardi date alle imprese dallo Stato. Le aziende hanno messo da parte 225 miliardi in due anni, di cui 86 nel 2023, avendo ricevuto trasferimenti pubblici, sia correnti che in conto capitale, ai quali non sono seguiti corrispondenti investimenti, soprattutto nell'ultimo anno quando il tasso di investimento è sceso dal 22,3% del 2022 al 20,9% del valore aggiunto. L’indebitamento dello Stato si traduce, prima o poi, in debito pubblico aggiuntivo, che a sua volta genera una maggiore spesa dello Stato per pagare gli interessi su prestiti.

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Il governo Meloni - prosegue Il Fatto - evoca da tempo il Superbonus come male assoluto, frutto di errori dei governi precedenti. Frugando nei conti si scopre però una massa ingente di trasferimenti correnti e contributi agli investimenti, in favore di imprese e banche, che ha contribuito a compromettere le finanze pubbliche. Tra il 2020 – con le prime misure di sostegno all’economia per il Covid – e il 2023, si è accumulato un deficit di 632 miliardi di euro (a un ritmo di oltre 150 miliardi l’anno). Se da un lato lo Stato si è indebitato, dall'altro qualcuno in Italia ne ha tratto vantaggio considerando che sono anche affluiti 112 miliardi dall'estero. E anche il Pnrr ha contribuito a intorbidire la situazione. Al 31 dicembre 2023 sono stati incassati 102 miliardi, tra sovvenzioni e prestiti, mentre le spese sostenute si sono fermate a 45,6 miliardi, di cui 2,6 miliardi relativi a misure non più presenti dopo la revisione del piano. I 60 miliardi di eccedenza non sono stati accantonati, ma destinati ad altre finalità, con una riduzione fittizia del debito pubblico rispetto al Pil da 140,5% del 2022 a 137,3 del 2023, che sarà recuperata entro il 2026.