Durov, responsabilità penale? No, il vero problema del Ceo di Telegram è il Digital Services Act
La vicenda di Pavel Durov rappresenta un caso emblematico della complessità normativa che regola le piattaforme digitali in Europa
Pavel Durov
Durov, il vero problema del Ceo di Telegram è il Digital Services Act. Che cosa lo aspetta
La vicenda di Pavel Durov, CEO di Telegram, ha suscitato un notevole clamore mediatico, non solo per la sua rilevanza nel contesto geopolitico attuale, ma anche per la severità della risposta delle autorità francesi, che hanno deciso di arrestarlo e porlo in custodia cautelare. Tuttavia, è fondamentale fare chiarezza su due aspetti giuridici che, sebbene interconnessi, seguono logiche e implicazioni diverse: la responsabilità penale di Durov e le violazioni del Digital Services Act (DSA).
La responsabilità penale di Pavel Durov
In base alla normativa francese, affinché si possa configurare una responsabilità penale a carico di Durov, è necessario che vi sia una consapevolezza da parte sua, o dell'azienda che dirige, di facilitare la commissione di reati attraverso Telegram. Questo significa che Telegram dovrebbe essere in grado di riconoscere e prevenire l'uso della propria piattaforma per attività illecite.
Senza questa consapevolezza, qualsiasi accusa penale rischia di scivolare verso una forma di responsabilità oggettiva, che difficilmente porterebbe ad una sentenza di condanna. In altre parole, perché Durov sia penalmente responsabile, è necessario dimostrare che abbia avuto un ruolo attivo, o almeno cosciente, nel facilitare le attività illegali attraverso la sua piattaforma.
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La responsabilità amministrativa di Telegram e il Digital Services Act
Diversa è la questione legata al Digital Services Act (DSA), un regolamento dell'Unione Europea entrato in vigore di recente, che impone una serie di obblighi alle piattaforme digitali e ai prestatori di servizi intermediari. Il DSA sostituisce la precedente direttiva del 2000 e prevede sanzioni severe per le piattaforme che non rispettano le sue disposizioni, con multe che possono arrivare fino al 6% del fatturato globale.
Tra le prescrizioni principali del DSA, una delle più rilevanti è quella prevista dall'articolo 10, che impone alle piattaforme l'obbligo di fornire informazioni alle autorità giudiziarie europee, compresa quella francese, senza indebito ritardo, una volta ricevuto un ordine specifico.
Questo ordine deve essere chiaro e contenere riferimenti giuridici precisi, così che la piattaforma possa identificare con esattezza il tipo di contenuti oggetto di indagine. Se una piattaforma come Telegram non ottempera a tale obbligo, può incorrere in gravi sanzioni amministrative per violazione del DSA.
Le implicazioni future
Al momento, l’arresto di Durov è legato a una situazione penale che non ha alcuna connessione diretta con il DSA. Tuttavia, nulla esclude che in futuro l’Autorità Francese Arcom (Autorità di regolamentazione per la comunicazione audiovisiva e digitale), possano avviare un procedimento amministrativo contro Telegram per presunte violazioni del DSA. Se ciò accadesse, la piattaforma potrebbe essere soggetta a ulteriori sanzioni che si aggiungerebbero a quelle già previste dalla normativa penale.
In conclusione, la vicenda di Pavel Durov rappresenta un caso emblematico della complessità normativa che regola le piattaforme digitali in Europa. Da un lato, vi è la necessità di accertare una consapevolezza penalmente rilevante nell’utilizzo della piattaforma per scopi illeciti; dall'altro, c'è l'imperativo di conformarsi a rigorosi obblighi amministrativi imposti dal DSA.
La Francia ha scelto di agire con severità, ma il futuro potrebbe riservare ulteriori sviluppi, sia sul piano penale che su quello amministrativo. Questa situazione potrebbe quindi rappresentare un precedente significativo per come l’Unione Europea intende regolare le grandi piattaforme digitali in un contesto sempre più complesso e interconnesso.
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