Economia
Niente alcol, fisico scolpito e padre di 100 figli: chi è Pavel Durov, il fondatore di Telegram arrestato in Francia
Nel 2006 ha fondato VKontakte, mentre Telegram nel 2013. Con il suo arresto è crollata anche la sua criptovaluta, chiamata Toncoin. Ecco chi è il magnate russo
Chi è Pavel Durov, il cofondatore di Telegram arrestato in Francia
Niente alcol, zero carne, esercizio fisico quotidiano e uno stile di vita rigorosamente privo di stress. Quella di Pavel Durov, cofondatore dell'app di messaggistica Telegram, è la descrizione di un uomo tutto d'un pezzo. Ma non fatevi ingannare dalle apparenze. Il magnate russo, con un patrimonio stimato di 15,5 miliardi di dollari, è stato arrestato in Francia per colpe ben più gravi di quelle che potrebbe evitare con una dieta. La sua "creatura", Telegram, è il terreno fertile per traffico di droga, terrorismo, pedopornografia e riciclaggio di denaro, accuse gravissime che fanno a pugni con l'immacolato profilo pubblico del suo fondatore.
La nascita di VKontakte
Durov è una figura controversa e polarizzante. Un aneddoto particolarmente sorprendente è che ha dichiarato di essere padre di circa cento bambini, grazie a donazioni di sperma fatte in banche del seme di ben 12 paesi diversi. Cresciuto con ambizioni megalomani, Durov ha sempre aspirato a diventare il Mark Zuckerberg russo — e, di fatto, lo è diventato. Pavel nasce nel 1984 a Leningrado, nell’allora Unione Sovietica. L'infanzia la trascorre però a Torino, prima di tornare in Russia per frequentare il liceo e l'università di filologia. Il rapporto con il suo paese natale è sempre stato turbolento, specialmente quando, insieme al fratello Nikolai, genio dell'informatica, ha fondato VKontakte nel 2006, un social network fortemente ispirato a Facebook. La piattaforma cresce rapidamente, diventando il social più utilizzato in Russia. Un successo che Durov abbandona presto: già in questa fase, emerge la sua visione di una piattaforma social priva di regolamentazioni, totalmente sradicata dalle decisioni dei "piani alti".
"Preferisco essere libero piuttosto che prendere ordini da qualcuno," dichiarava Durov solo pochi mesi fa. Una filosofia che lo ha portato a scontrarsi duramente con le autorità russe, quando si è rifiutato di censurare contenuti politicamente sensibili e di consegnare i dati degli utenti al governo. E così nel 2014, dopo una serie di conflitti con gli azionisti, Durov ha scelto di dimettersi e vendere le sue quote, abbandonando definitivamente la sua terra madre. "Il Paese è incompatibile con il business di Internet al momento," aveva confessato ai tempi.
Un social network privo di vincoli politici: Telegram
Ma già allora, nei piani dello "Zuckerberg russo" c’era l’ambizione di qualcosa di più grande: creare una piattaforma che incarnasse pienamente i principi di libertà assoluta. Telegram nasce in Russia nel 2013 con un obiettivo chiaro: offrire un portale di comunicazione sicura, veloce e soprattutto priva da qualsiasi controllo politico. Fin dal principio, Telegram si distingue puntando sulla sicurezza delle chat grazie alla crittografia end-to-end. I data center sono distribuiti globalmente, mentre la sede centrale viene stabilita a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dove Durov ha poi ottenuto la cittadinanza, seguita da quella francese nel 2021.
Nata come alternativa al più comune WhatsApp, Telegram si rivela subito qualcosa di diverso. Più di un’app di messaggistica, è un vero social network, ricco di funzionalità per ogni tipo di comunicazione: chat private, gruppi fino a 200 partecipanti, chiamate vocali e video, condivisione di documenti e foto in alta definizione. Insomma Telegram è la gemella di WhatsApp, anche se con numeri diversi: l’app di Meta si avvicina ai tre miliardi di utenti, mentre Telegram ne conta circa 900 milioni.
Ma c’è un'altra faccia della medaglia, quella oscura e ricca di contraddizioni. La libertà di espressione che Telegram promette è particolarmente apprezzata nei Paesi con controlli autoritari sulle comunicazioni. In Russia, ad esempio, Telegram è diventata l’unica via per diffondere notizie alternative a quelle ufficiali, specialmente dopo l’inizio del conflitto in Ucraina. Paradossalmente, però, Telegram è stata bloccata in Russia nel 2018, quando Durov si è rifiutato di consegnare al governo le chiavi di crittografia per accedere alle conversazioni degli utenti.
Inoltre per quasi otto anni dalla sua creazione, Telegram non ha generato ricavi per scelta del fondatore, deciso a non trasformarla in un business. Poi, nel 2021, arriva il cambio di rotta: vengono introdotte funzioni premium per monetizzare il social, con un primo round di finanziamento da 1 miliardo di dollari grazie al supporto di fondi arabi e investitori esteri. Da qui Telegram diventa anche la "culla" di estremisti e cospirazionisti. I gruppi, che possono accogliere fino a 200mila membri, facilitano sempre più la diffusione di disinformazione e nascono addirittura canali di neonazisti, pedofili e chat per traffico di droghe.
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Il mandato di arresto e la cattura di Pavel Durov
Arriviamo così ad oggi. Pavel Durov, partito dall'Azerbaigian a bordo del suo jet privato, è stato catturato in Francia in seguito a un mandato di perquisizione emesso dalla direzione nazionale della polizia giudiziaria francese. Il mandato era basato su un’indagine preliminare che vedeva Telegram, al centro di gravi accuse. Secondo la magistratura, la mancanza di moderazione, l’assenza di cooperazione con le forze dell'ordine e l’uso di strumenti come numeri usa e getta e lo scambio di criptovalute rendono Telegram complice delle attività illegali che si svolgono sulla piattaforma, dal narcotraffico alle frodi.
Ma l’arresto di Durov è avvenuto solo perché si trovava sul territorio francese, condizione necessaria per l’esecuzione del mandato. "Ha commesso un errore stasera. Non sappiamo perché... Era solo una tappa? In ogni caso è stato preso!", ha confidato una fonte vicina alle indagini. Durov aveva sempre evitato l’Europa, ben consapevole che la sua azienda era sotto stretta sorveglianza. I suoi spostamenti lo vedevano più frequentemente negli Emirati Arabi, nei Paesi dell’ex Unione Sovietica, raramente in Europa, e ancor meno in Francia, dove sapeva di essere ricercato. Quindi perchè il magnate si era recato in Francia, pur essendo a conoscenza delle accuse che pendevano sulla sua testa? Questo resta ancora un nodo da sciogliere nell'inchiesta che lo vede coinvolto.
Ciò che per ora è noto è che Durov dovrà comparire davanti a un giudice, con il rischio di un rinvio a giudizio. Una fonte coinvolta nelle indagini ha dichiarato: "Pavel Durov finirà in custodia cautelare, questo è certo. Sulla sua piattaforma ha permesso che venissero commessi innumerevoli delitti e non ha fatto nulla per moderare o collaborare". Un'altra fonte ha sottolineato come, da anni, Telegram sia diventata "La piattaforma numero 1 per la criminalità organizzata". Con il suo arresto è crollata anche la sua criptovaluta, chiamata Toncoin. Dal 24 agosto, il prezzo è passato da circa 6,8 dollari a 5,6 dollari nella mattina di lunedì 26 agosto.