Enel, gli analisti chiedono una riconferma dei vertici: ecco perché

Il mercato preoccupato dal gossip sui vertici delle grandi aziende partecipate dallo Stato

di Marco Scotti
Economia

Enel, il mercato chiede continuità

Il mercato a scatola chiusa non compra nulla, per questo motivo sta dando indicazioni per il mantenimento dell’attuale gruppo dirigente in Enel”. Ad Affaritaliani.it un analista di un primario fondo – che per ovvie ragioni preferisce rimanere anonimo – prova a fare chiarezza sulla vicenda dell’azienda entrata nel vortice del toto-nomine. Da quando è apparso chiaro che la coalizione di centro-destra avrebbe prevalso in maniera piuttosto netta (e che ad essa sarebbe toccata la gestione delle nomine delle partecipate come Eni, Enel, Terna, Poste e Leonardo) si sono moltiplicate le voci e le pressioni – anche a mezzo stampa – per parlare di chi si sarebbe seduto su quelle prestigiose poltrone.

La scorsa settimana la Lega ha cannoneggiato contro Eni ed Enel chiedendo discontinuità, facendo seguito a quanto detto da Matteo Salvini a inizio gennaio. Per quanto riguarda Enel, in particolare, uno dei temi maggiormente scandagliati è quello relativo al debito, il cui totale ha comunque iniziato a scendere già a partire dal quarto trimestre dello scorso anno. Il punto, in effetti, è che i parametri adottati dalla politica per giudicare determinate aziende diverga molto da quelli impiegati dal mercato. Rimanendo nel tema del debito, ad esempio, fino al 2019 Enel aveva un rapporto con l’Ebitda intorno a due volte e mezza, contro una media del settore che era intorno a tre volte. 

Tant’è che proprio il mercato aveva chiesto all’azienda di aumentare la leva e di portarla su un valore analogo a quello dei competitor. Rispondere positivamente alle richieste che provengono dalla comunità finanziaria non significa soltanto comportarsi da azienda quotata in Borsa, ma anche garantire migliori ritorni agli azionisti se si raggiungono gli obiettivi richiesti. E l’azionista principe di Enel è proprio il Ministero del Tesoro. Tra l’altro, la duration media del debito è di sette anni e mezzo, con circa l’80% che è a tasso fisso e che quindi non risente delle dinamiche degli incrementi dei tassi medesimi a seguito degli interventi della Banca Centrale

Enel, il "peso" di Starace e il rischio incertezza

Alle sollecitazioni del mercato Starace aveva risposto positivamente, aumentando progressivamente l’indebitamento per accelerare sugli investimenti nella transizione energetica. Poi il contesto è cambiato improvvisamente: prima il Covid, poi l’incremento dei prezzi delle materie prime (non solo energetiche), quindi l’invasione russa in Ucraina. Una tempesta perfetta che ha cambiato completamente qualsiasi prospettiva e che ha mandato a gambe all’aria diverse aziende del settore. D’altronde, con un prezzo del mercato elettrico che è passato da 50 a 500 Mw/h nel suo picco più alto ci sono state diverse complessità per chi opera nel settore.

Secondo l’analista che Affaritaliani.it ha potuto consultare, il mercato ora è molto preoccupato per quello che sta succedendo con Starace. L’attuale resilienza del valore del titolo in area 5,5 euro per azione è dovuta proprio alla presenza del ceo. Se dovesse rimanere per un quarto mandato potrebbe garantire continuità con il piano industriale e potrebbe aiutare il titolo a muoversi verso il target price fissato a 7,5 euro. “Sul mercato uno non vale uno” ci dice parafrasando lo slogan che rese celebre il Movimento Cinque Stelle.

Nei giorni scorsi il ceo di Eni, Claudio Descalzi, ha dichiarato che l’azienda va avanti anche senza di lui, anche se è ovvio che al manager che ha preso il posto di Paolo Scaroni farebbe gran piacere restare al timone del cane a sei zampe. Anche nel ragionare sull’impatto finanziario delle nomine bisogna muoversi su un doppio binario. È ovvio che le partecipate andranno avanti indipendentemente da chi le guiderà. Enel, ad esempio, ha improntato una forte accelerazione green al suo business che è sostanzialmente irreversibile. Il management può fare delle scelte, può decidere la velocità di raggiungimento di determinati obiettivi e può quindi anche scegliere come allocare le risorse. C’è però un tema di mercato: si valuta un’azienda in base ai multipli e agli altri parametri finanziari, ma anche alla storia e al “goodwill” (il fattore intangibile che esula dai meri numeri) che un management ha saputo costruire. 

Enel, gli investitori preoccupati dal "gossip"

“Gli investitori sono disturbati da questo gossip continuo che si rincorre sulle nomine – conclude l’analista interpellato da Affari – perché è un unicum italiano, dove ogni tre anni, per ragioni politiche, si rimette in discussione tutto. E il chiacchiericcio crea confusione. Serve stabilità per garantire adeguati ritorni agli investitori e agli azionisti. Che, nel caso di Enel, è prima di tutto lo Stato”. In effetti, il tema del passaggio di consegne rappresenta un tema di enorme attualità. Il ceo di Iberdrola, ad esempio, José Ignazio Sánchez Galán è al timone dell’azienda dal 2001. Questa continuità ha fatto sì che gli analisti garantissero un premio sulle azioni.

Dallo scorso anno Galán ha creato una nuova funzione, quella di co-amministratore delegato, cui riportano una serie di funzioni aziendali. Si tratta di un segnale che il manager, a 70 anni suonati, è pronto a cedere il passo a qualcun altro ma che, al tempo stesso, non ha fretta di farlo e che può quindi portare avanti il passaggio di consegne con la calma necessaria per garantire stabilità e continuità. Anche altre grandi aziende hanno annunciato con grande anticipo il cambio al vertice, per permettere a tutti gli stakeholder di “digerire” il cambiamento. I tempi, d’altronde, sono lentissimi. Nel 2014, quando Starace arrivò alla guida di Enel era già un manager conosciuto per la gestione di Enel Green Power. Eppure ci vollero circa 18 mesi perché il mercato comprendesse il suo ruolo, la sua vision, le sue intenzioni. 

In futuro, proprio perché gli uomini vanno mentre le aziende – specie quelle strategiche per il futuro del Paese – restano sarebbe utile trovare un sistema di avvicendamento che non si riduca a qualche decina di giorni. Perché il governo ha tempo fino al 31 marzo per consegnare le liste per i rinnovi dei consigli di amministrazione che entreranno in carica da 30 a 60 giorni dopo. E il mercato è in allarme. 
 

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