Economia
Nomine, la Lega torna a parlare di Eni: ecco perché e che cosa succede ora
Il Carroccio non si sente escluso dalla partita in corso, ma vuole giocarsi bene le sue mosse, come su una scacchiera
Tra l’altro, proprio Giorgetti si troverà al tavolo delle nomine – insieme a Giorgia Meloni che ha sempre detto di voler decidere in prima persona – in quanto è proprio il Mef a presentare le liste. Difficile quindi immaginare che un attacco così potente sia partito proprio da lui. Può essere stato Salvini? Qui si potrebbe ragionare già di più, nel senso che il segretario sa bene che bisogna mantenere alta l’attenzione perché il rischio che la premier voglia fare come Draghi (“decido io e lascio agli alleati le presidenze”) è abbastanza alto.
Ieri 23 febbraio, mentre Eni presentava un bilancio con ottimi risultati e un piano strategico al 2026 che garantiva ritorni interessanti per gli azionisti. Ma, complice un’accoglienza tiepidina da parte della Borsa – che tende a preferire realizzi importanti nell’immediato a scapito anche degli investimenti futuri -, con un calo del titolo del 5% nella seduta di ieri, si è assistito a un nuovo attacco da parte della Lega. Questa volta gli strali provengono da Alberto Bagnai, economista di punta del Carroccio. Il quale in una nota, ha ribadito quanto già detto.
“L'odierno risultato negativo di Eni – ha scritto - a seguito della presentazione del piano strategico 2023-2026 suscita un commento fattuale: in tutta evidenza il mercato non ha percepito nel piano ulteriori elementi positivi rispetto a quanto incorporato nelle aspettative. Si evidenzia così la necessità di una profonda riflessione di sistema sul ruolo delle grandi aziende energetiche nazionali. Il nostro Paese, e di conseguenza la nostra industria, non si possono ritrovare a dover affannosamente rincorrere gli eventi. Occorre una politica energetica chiara, lungimirante, in grado di affrontare le sfide presenti e future”.