Eredità Agnelli e i nodi da sciogliere: che cosa succede se vince Margherita

Procedimenti giudiziari e testamenti sospetti. Gigi Moncalvo delinea con affaritaliani i tre possibili scenari se il tribunale dovesse dare ragione a Margherita

di Rosa Nasti
sullo sfondo Margherita Agnelli in primo piano  Lapo , John Elkann e  Ginevra Elkann
Economia

Eredità Agnelli-Elkann, le strategie di Margherita e le conseguenze dell'inchiesta. "Elkann? Impresentabile. Esiste un codice etico che deve valere anche per i numero uno"

“Tutto questo mette in discussione la filiera di comando ma di fronte a chi parla di possibile terremoto al vertice Exor, si deve tener presente che quel che può succedere è già stato preso in considerazione da Elkann". Gigi Moncalvo giornalista e autore di diversi saggi, di cui molti sulla famiglia Agnelli ("Agnelli Segreti", "Agnelli Coltelli", "I Caracciolo", "I lupi & gli Agnelli" e "Juventus segreta") parlando con affaritaliani.it disegna un quadro molto chiaro dell’annosa questione dell’eredità Agnelli-Elkann, una vicenda che, però, di chiaro ha ben poco. 

Secondo Moncalvo, il pupillo degli Agnelli, John, ha già previsto le possibili conseguenze dell'indagine legale avviata dalla madre Margherita sulle società di cui è a capo. Ma Elkann rischia realmente di perdere la holding dell'impero? Possibile, ma non così semplice. Tanti gli scenari in ballo, poche le certezze. Un fattore rimane inconfutabile, le azioni del tesoretto di famiglia, Exor, continuano a lievitare: nel 2023 il net asset value di Exor è aumentato del 32,7% grazie alle performance in Borsa dei titoli del settore auto.

I mercati non scontano la tempesta giudiziaria scatenata da Margherita Agnelli (oggi de Pahlen). Questo farebbe comodamente pensare che, semmai Margherita dovesse vincere l'inchiesta aperta dalla procura di Torino, un eventuale cambio di governance ai vertici della Dicembre non avrebbe impatti sulle azioni. Eppure alla fine della querelle giudiziaria, John Elkann potrebbe ritrovarsi sua madre "come socio influente della Dicembre", spiega Moncalvo, "e addirittura, essere costretto a farsi carico delle quote dell’eredità attualmente in capo a fratello e sorella, Lapo e Ginevra, che verrebbero d’un colpo annullate". Eventualità al momento ipotetica, ma nient’affatto inverosimile.

In ogni caso, sradicare la pianta del potere di John Elkann, la Dicembre, è una delle conseguenze più insidiose per il presidente di Stellantis. Tutto ruota intorno alla Dicembre, la storica cassaforte di famiglia, attraverso cui l’avvocato Gianni Agnelli controllava l’impero e attraverso cui oggi John Elkann controlla, con la Giovanni Agnelli Bv, la maggioranza di Exor. Se la figlia dell'Avvocato riuscisse a dimostrare che la residenza svizzera della madre, Marella Caracciolo, fosse solo un inganno, potrebbe "strappare" le aziende dalle mani di Elkann.

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La vicenda è una tela intricata, intessuta di nodi da sciogliere e svelare: legami di sangue, investigazioni serrate, perquisizioni, opere d'arte, testimonianze ambigue, firme false e conti nascosti in paradisi fiscali. Da qui Moncalvo individua tre possibili scenari, ma andiamo per ordine. 

"Nella visione di Margherita si dovrebbe in primis ripristinare una giustizia ereditaria nella quale possano rientrare anche i cinque figli avuti del secondo matrimonio con Serge de Pahlen. Ed è anche per questo che i figli de Pahlen (Tatiana, le gemelle Sofia ed Anna e la primogenita Maria, l'unica che non si è aggregata alla causa) affiancano la madre nelle cause contro gli Elkann".

Ma perché Margherita si interessa delle tasse pagate dalla madre ormai morta da anni? "Se il tribunale italiano desse ragione a Margherita e stabilisse che la successione deve essere trattata in Italia, lei avrebbe diritto alla metà del patrimonio della madre, Marella Caracciolo, valutato intorno agli 800 milioni di euro". Così spiega Moncalvo. Margherita quindi otterrebbe circa 400 milioni di euro, mentre i tre figli dovrebbero rinunciare a una somma equivalente a favore della madre.

In poche parole, se un tribunale italiano stabilisse che Marella aveva falsamente dichiarato la residenza in Svizzera, registrandosi presso l'AIRE (Associazione Italiani Residenti all'Estero) per benefici fiscali, sarebbe necessario riesaminare la sua posizione fiscale precedente. "Tuttavia, la legge non può retrocedere troppo nel tempo, quindi il controllo potrebbe essere limitato a quattro o cinque anni prima della sua morte nel 2019."

Questa sarebbe una bella mazzata per i tre Elkann perchè oltre a dover sganciare 400 milioni alla madre, come delinea l'esperto: "dovrebbero anche pagare pesanti sanzioni al fisco italiano per la mancata presentazione della tassa di successione dalla quale si difenderanno dicendo che 'la nonna era residente in Svizzera'". Ma Margherita su questo punto ha il coltello dalla parte del manico, con una montagna di prove documentali a suo favore.

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Passiamo poi ad un altro nodo da districare, le firme apocrife di Marella Caracciolo. Per gli inquirenti, come riportato dal Il Giorno, sono "di natura ragionevolmente apocrifa su alcuni documenti di rilievo come le aggiunte testamentarie e i contratti di locazione degli immobili italiani." 

"Non ce n'è mai una con nome e cognome, quindi con nome completo, ma solo lettere puntate o scarabocchi", dice Moncalvo. A questo si aggiunge il dubbio sulla reale autenticità dei testamenti e su come siano stati effettivamente redatti. "Margherita ha dimostrato che sua madre non sapesse parlare tedesco e il notaio, Von-grunigen, anch'egli coinvolto nell'indagine, non conosceva l'italiano". Sorge quindi spontaneo chiedersi: come potrebbe Marella aver espresso le sue ultime volontà a qualcuno che parlava solo tedesco?. Su questo punto Moncalvo spiega: "Leggendo la copia depositata del testamento si capisce che hanno fatto le cose in maniera raffazzonata: il testo italiano è evidentemente tradotto dal tedesco tramite Google Traduttore, pieno di errori e quindi sospetto."

C'è poi un secondo scenario possibile e conseguente ad un'eventuale "vittoria" di Margherita. Prima però bisogna partire dal nocciolo della questione, i famosi accordi ereditari, noti come “patti di Ginevra”, che Margherita firmò nel 2004 dopo la morte del padre avvenuta l’anno precedente (quando peraltro la Fiat attraversava un periodo di grave crisi finanziaria). Ricordiamo che Margherita contesta gli atti di successione di entrambi i genitori pur avendo formalmente firmato, e quindi accettato, un accordo transattivo per l’eredità del padre e una rinuncia (patto successorio) alla futura eredità della madre, in cambio di circa 1,3 miliardi.

Moncalvo dice: "Questi due accordi nascono su due presupposti sbagliati. Se la residenza di donna Marella era fasulla in primo luogo, non avrebbe potuto essere stipulato un accordo all'estero, considerando che entrambe erano cittadine italiane. In secondo luogo, Margherita non avrebbe potuto rinunciare all'eredità futura della madre, poiché questo avrebbe danneggiato anche i diritti ereditari dei suoi figli. Se questa fattispecie venisse accertata John, Lapo e Ginevra potrebbero fare causa alla propria madre."

Che cosa significa? Che l'accordo del 2004 potrebbe essere considerato nullo in quanto il diritto italiano non consente la rinuncia anticipata a una futura eredità, al contrario, il diritto svizzero ammette tale possibilità. Nonostante la madre di Margherita, Marella Caracciolo, sia deceduta in Italia nel 2019, era da tempo residente in Svizzera e i testamenti sono stati redatti lì. Di conseguenza, gli Elkann accusano la madre di voler mettere in discussione accordi che considerano validi, nonostante siano stati stipulati vent'anni fa.

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Da questo arriviamo al terzo ed ultimo scenario di questa "sanguinosa" saga: il tanto ambito bottino che Margherita Agnelli vorrebbe intascarsi (rivendicandone circa il 54%) la Dicembre (cassaforte al vertice del gruppo Exor-Stellantis-Ferrari-Juventus ecc.). Se davvero venissero annullati gli accordi di Ginevra, sarebbe necessario rivedere l’assetto azionario della Dicembre e di tutte le società controllate dal gruppo, attualmente in mano agli Elkann: John, con il 60 per cento delle azioni di Dicembre, e Lapo e Ginevra con il 20 per cento ciascuno. Difatti nel 2015 Marella Caracciolo aveva trasferito loro le sue quote di Dicembre ereditate da Gianni Agnelli, e alla sua morte l'eredità è passata direttamente ai tre nipoti Elkann.

Dicembre  contiene il cosiddetto "tesoro di famiglia" degli Agnelli, ma per Margherita mettere mano su questo tesoro non sarebbe così semplice. Così spiega Moncalvo: "La Dicembre è controllata attraverso la Giovanni Agnelli B.V., una società intermedia non quotata in Borsa che raccoglie tutte le quote dei vari rami della famiglia. Tuttavia, la Giovanni Agnelli B.V. non è gestita né con il 43% della Dicembre né con il 51% del capitale, ma solo con i 2/3 del capitale rappresentato in assemblea, un punto cruciale da tenere presente."

E aggiunge: "Pertanto, chiunque ottenesse il controllo della Dicembre si troverebbe di fronte a una minoranza di blocco costituita dal 33,34% delle quote (non delle azioni), che si formerebbe immediatamente in seguito a una sentenza del Tribunale che restituisce a Margherita il controllo della Dicembre e della presunta maggioranza nella Giovanni Agnelli B.V.

Quindi se Margherita dovesse riacquistare la sua quota della Dicembre e diventare la maggior azionista, dovrebbe comunque affrontare un passaggio obbligato. "Ma in questa situazione, Margherita verrebbe supportata dall'altro ramo Agnelli, guidato da Umberto e sostenuto dalle azioni di Andrea Agnelli, sua sorella Anna e dalla vedova di Umberto, Allegra Caracciolo. Tuttavia, non riuscirebbe a superare la minoranza di blocco controllata dalle famiglie Campello-Teodorani, Brandolini Dadda e Rattazzi, le quali detengono i 2/3 del capitale rappresentato in assemblea."

Insomma, tra le varie complicazioni di questa storia e i suoi possibili esiti, raggiungere il controllo della Dicembre - l'obiettivo di Margherita - sarebbe la vera impresa.  A questo punto le ipotesi più verosimili rimangono le prime due, sulle quali la figlia dell'Avvocato sembra avere molti punti a suo favore. Ma in tutto questo, il rampollo delgi Agnelli-Elkann, come ne sta uscendo a livello reputazionale? 

Per la prima volta John si trova con le spalle al muro, dopo che gli inquirenti gli hanno perquisito l’ufficio, la cantina, l’abitazione, il locale caldaia e interrogato le sue due segretarie. Secondo l'esperto. Elkann è "impresentabile" ed è strano che un uomo così prestigioso non abbia saputo gestire una situazione che, sebbene non coinvolga direttamente le sue società, ha grosse ripercussioni su di esse.

"Il fatto che sia indagato per reati fiscali e truffa allo Stato è preoccupante: esiste un codice etico che deve valere anche per i numero uno della società", evidenzia Moncalvo, ricordando come John in passato, per motivi simili, avesse richiesto le dimissioni di altri familiari, quelle di suo cugino Andrea dal board di Stellantis ed Exor, e del fratello Lapo da Ferrari, pretese da Sergio Marchionne quando Lapo si inventò il finto rapimento negli Usa.

Ora John dovrebbe guardarsi allo specchio e fare lo stesso ragionamento che ha applicato con grande durezza nei confronti di chi è sangue del suo sangue. Eppure, secondo Moncalvo, Elkann sa bene come dovrà muoversi, a meno che non dovessero venire a galla altri segreti della famiglia Agnelli, ora che Margherita è pronta a "spillare il fagiolo" (spill the beans), come direbbero gli inglesi.

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