Esclusivo, ecco come Metinvest potrebbe entrare nell’ex-Ilva

Riprendono a girare le voci di un interesse del colosso ucraino della siderurgia per l'ingresso nel capitale dell'Ex-Ilva. Le possibili condizioni

di Marco Scotti
Ex Ilva
Economia

Ex Ilva, torna in circolo il nome del colosso siderurgico ucraino Metinvest. Ecco come potrebbe entrare nel capitale

I primi sussurri sono arrivati nei primi giorni di novembre, anche se allora arrivarono nette smentite. Metinvest, il colosso ucraino dell’acciaio, sarebbe interessato a rilevare l’ex-Ilva. L’azienda, proprietaria della più grande acciaieria d’Europa, è in procinto di essere commissariata, sepolta dai debiti e dall’atteggiamento quantomeno “prudente” (per non dire altro) adottato da ArcelorMittal.

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A novembre Metinvest smentì nettamente qualsiasi interessamento per l’ex-Ilva poiché all’epoca si stava perfezionando l’acquisizione dell’ex Lucchini a Piombino. A quanto risulta ad Affaritaliani.it, però, ad aver rimesso in circolo il nome del colosso siderurgico ucraino sarebbe prima di tutto il governo, che sta cercando con fatica di trovare un partner (magari più affidabile, stavolta) per liberarsi dell’ex-Ilva, dei costi accessori (dalla cassa integrazione alla bonifica) e di un dossier che ormai si trascina dai tempi della famiglia Riva.

Ex Ilva, i sindacati: "Ci autoconvocheremo a Palazzo Chigi"

"Fim Fiom Uilm, in assenza di una risposta della Presidenza del Consiglio dei ministri alla richiesta d'incontro inviata il 5 febbraio, si autoconvocheranno a Palazzo Chigi, per un confronto urgente e necessario a garantire la continuità produttiva e occupazionale di Acciaierie d'Italia". Lo annunciano i sindacati in una nota congiunta dove spiegano che "il tempo è ormai scaduto, il degrado degli stabilimenti è insostenibile". 

Che cosa vorrebbe, in cambio, Metinvest? Secondo le indiscrezioni raccolte, gli ucraini si aspettano qualcosa “di sostanzioso”, anche se siamo ancora in una fase interlocutoria. Quello che è certo è che si aspettano eventualmente di ricevere incentivi veri, cioè soldi “freschi” messi dallo Stato per risolvere alcuni degli annosi problemi che affliggono l’acciaieria.

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E poi quello che i bene informati definiscono “ragionamenti sindacali”. Tradotto: mano libera su alcuni temi occupazionali, ricorso alla cassa integrazione evitando però – di concerto con lo Stato – che le sigle di base insorgano e blocchino la trattativa.

La partecipazione di Metinvest, infine, non potrebbe che essere in maggioranza: chi, infatti, accetterebbe di mettere dei soldi in un’azienda che ha un bisogno così profondo di essere rinnovata e ricostruita senza poter esercitare pieni poteri di governance. Servirà, quindi, che il governo metta mano al portafoglio. Per ora siamo ancora nelle fasi preliminari, ma chissà che non possa esserci un’accelerata già nei prossimi giorni.

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