Esclusivo/ Tim: tutti i dossier sul tavolo di Labriola
Il ceo ha un'agenda fittissima: deve ottenere lo sconto per la trasmissione della Serie A e vuole aumentare il valore dell'azienda
Via libera di Kkr per l’accordo commerciale
Indiscrezioni confermate. Secondo fonti accreditate vicine al dossier, questa mattina il cda di Fibercop ha dato il via libera all’intesa commerciale con Tim e Open Fiber per le aree bianche che, secondo quanto riporta Radiocor, ammonterebbe a oltre 200 milioni. Ma facciamo un passo indietro: nei giorni scorsi si era parlato di un fondo Kkr, che di Fibercop detiene il 37,5%, pronto a dare battaglia dopo che l’opa su Tim era stata definitivamente archiviata. Si sosteneva che non fosse d'accordo con l'operazione e che avrebbe posto il veto. In realtà si tratta di normali interlocuzioni, accese anzichenò, che non hanno però mai messo in dubbio la buona riuscita dell'operazione.
L’interesse dei fondi
Da novembre ormai si rincorrono voci sulla possibilità che Tim possa essere rilevata da qualche fondo. Secondo quanto può ricostruire Affaritaliani.it, però, l’offerta di Kkr – che è stata definita impropriamente “opa” visto che non c’è mai stata la vera operazione – non è l’unica che è arrivata e arriverà nei prossimi mesi. La differenza sostanziale è che di quella americana il management ha scelto di dare notizia al mercato proprio perché erano circolate anche cifre (11 miliardi, 0,505 euro per azione).
Ora invece la situazione è cambiata. A quanto apprende Affaritaliani.it, infatti, l’idea è quella di replicare la modalità con cui si sono trovati i partner per Fibercop (Fastweb e Kkr): una sorta di “beauty contest” in cui i possibili candidati vengono prima presentati al consiglio di amministrazione e, solo dopo, vengono eventualmente presentati al mercato, quando ormai si è in dirittura d’arrivo.
Il ruolo di Cvc
Da questo punto di vista, si fa un gran parlare soprattutto di Cvc, un fondo che ha appena completato la cessione di Sisal e che si ritrova quindi con una certa liquidità. Fonti accreditate riferiscono che a Tim fa solo piacere che vi sia interesse per i suoi asset, nella speranza che il titolo superi quel livello (0,27 euro per azione) che non rende giustizia all’importanza strategica dell’azienda nello scacchiere italiano. A luglio verrà svelato il piano industriale con il “capital market day”. Nel frattempo si lavora alla separazione tra ServiceCo e NetCo. A quanto si apprende, la nomina di Elio Schiavo a Chief Enterprise Officer dell’azienda è il primo passo verso la realizzazione di uno spacchettamento nelle varie divisioni.
A quanto sembra, nel caso in cui il segmento relativo ai clienti top nella parte ServiceCo, che riguarderà anche la tecnologia cloud, dovesse essere definitivamente spinoffato, sarebbe lo stesso Schiavo a poter ricoprire il ruolo di amministratore delegato di questa “costola” che sarebbe la parte più interessante e su cui avrebbe posato gli occhi la stessa Cvc.
Le altre partite
Intanto Tim deve sistemare altre partite. Prima di tutto c’è da trovare un accordo con Dazn per uno “sconto” – si parla di 100 milioni all’anno – rispetto al miliardo circa che nel triennio 2021-2024 dovrà essere corrisposto per la visione del campionato di calcio. Un altro dossier che è sulla scrivania del Ceo Labriola è l’affaire rete unica, con la necessità di trovare un accordo con Cdp per unire le forze tra FiberCop e Open Fiber. Infine c’è da ritrovare il valore azionario. Oggi per comprare Tim servono 5,7 miliardi di euro. Un po’ pochi per un’azienda strategica anche in ottica Pnrr. Per questo Labriola spera che la ridda di voci su possibili interessamenti rappresenti uno stimolo per far risalire il valore. Per ora, però, il mercato non abbocca: vuole, come si suol dire, “vedere cammello” prima di dare nuovo credito all’ex-Sip.