Eurobond,UniCredit presto nel consorzio.Perché l'esclusione non spaventa Orcel

Il gruppo di piazza Gae Aulenti (e altre banche) escluse dal collocamento degli Eurobond: ma la pace è dietro l’angolo

di Marco Scotti
Economia
Condividi su:

Ora che la prima emissione europea è diventata (finalmente) realtà, fa discutere chi a quest’emissione non potrà partecipare. Sono dieci, infatti, le banche escluse dal consorzio di collocamento. Tra queste figura anche UniCredit, il secondo istituto di credito più grande del nostro Paese. Il gruppo guidato da Andrea Orcel, lo scorso 20 maggio, era stato sanzionato dall’Antitrust europeo per aver creato una sorta di “cartello” – secondo la commissione Ue – che aveva per oggetto i titoli di stato europei.

La multa inflitta a UniCredit è stata di 69 milioni di euro. Peggio è andata a Nomura e Ubs che hanno dovuto versare 202 milioni complessivi. L’accusa riconosciuta da parte della commissaria Margrethe Vestager era quella di aver tramato nell’ombra per creare un vantaggio tra il mercato primario e secondario in modo da modificare i tassi d’interesse dei bond a scapito dei Paesi.

Ora questo comportamento è alla base dell’esclusione di UniCredit e di altre banche dalla possibilità di collocare l’eurobond. Interpellato da Affaritaliani.it, l’istituto di credito ha preferito non commentare. A quanto ci risulta però da fonti attendibili in Piazza Gae Aulenti non sarebbero particolarmente preoccupati.

Da una parte, perché è già stato presentato un ricorso che vorrebbe mostrare l’estraneità di Unicredit dalle accuse mosse. Dall’altra parte, c’è anche la ferma volontà di tutte le parti in causa di poter rapidamente ricucire questo strappo. Per UniCredit e le altre banche sanzionate, perché hanno ovviamente tutto l’interesse a poter collocare questo nuovo strumento finanziario. Per l’Unione Europea che compirebbe un autogol folle nel ridurre il numero di banche emittenti.

Inizialmente, infatti, erano state selezionati 39 istituti di credito che avevano la possibilità di collocare il bond. Ridurre di oltre il 25% questa platea significherebbe rimettersi nuovamente nelle mani di pochi soggetti. E il rischio di condizionamenti del mercato sarebbe nuovamente d’attualità.

Il commissario al bilancio Ue Johannes Hahn, d’altronde, aveva già teso il ramoscello d’ulivo ai dieci esclusi eccellenti, sostenendo che la Commissione rimane in attesa di conoscer meglio le contromisure adottate, ma che non c’è nessuna preclusione per il futuro.

Non un happy ending, ma poco ci manca. Anche perché gli eurobond collocati sono stati circa 20 miliardi, con richieste pari a sette volte l’offerta iniziale. La strategia dell’Ue è di emettere circa 150 miliardi all’anno per finanziare il Recovery Plan fino ad arrivare a circa 800 miliardi. Restarne esclusi sarebbe davvero un grosso problema.