Eurovita, risparmi congelati e 350 mila clienti in rivolta. Rischio default
Ora i risparmiatori aspettano solo di potersi riappropriare dei loro soldi. E il rischio di una bancarotta si fa sempre più vicino
La crisi di Eurovita fa tremare il mondo delle assicurazioni. La "fuga" dei risparmiatori si fa sempre più concreta
La crisi di Eurovita mette in bilico la credibilità dell’intero settore assicurativo. La compagnia milanese, dopo la decisione di commissariamento dell’autorità per le assicurazioni (Ivass) arrivata a febbraio scorso, si trova in questo momento in amministrazione straordinaria a causa della discesa dell’indice di solvency (una sorta di pagella relativa alla solidità finanziaria) sotto la soglia di sicurezza di 100 punti.
Ma per i clienti il vero problema è un altro. In vista della sconcertante situazione economica, la società ha attuato una pratica mai vista prima d’ora in Italia nel ramo delle assicurazioni sulla vita: il congelamento totale dei riscatti, fino al 30 giugno. Secondo le fonti, sono oltre 350 mila i clienti che, letteralmente, non possono riappropriarsi del denaro investito.
Il blocco deciso da Eurovita ha un unico scopo: evitare il fallimento della compagnia. Infatti, se tutti gli interessati ritirassero i propri soldi, la società non avrebbe la solidità per gestire la “fuga” dei risparmi e la bancarotta sarebbe quasi certamente inevitabile.
Sono in molti i risparmiatori coinvolti dalla crisi di Eurovita che hanno alzato la voce, infuriati per non aver ricevuto nessun tipo di informazione sulla preoccupante situazione della società milanese. E la maggior parte ha un’unica preoccupazione: il futuro dei figli. Perché si sa, spesso quando si stipula un’assicurazione sulla vita lo si fa per preservare il futuro dei propri cari.
La proposta
Comunque, oltre alle evidenti problematiche, continuano le trattative per salvare Eurovita. Pochi giorni dopo il commissariamento, il fondo Cinven, azionista di maggioranza della compagnia, ha versato un importo pari a cento milioni di euro per provare a tappare una parte del buco. Ma la cifra non è lontanamente vicina all’obiettivo che sembra allontanarsi di mese in mese. Fino a marzo si parlava infatti di almeno 400 milioni per rimettere la società sui binari, anche se oggi l’impressione è che neanche questi soldi potrebbero bastare.
Spunta infatti una nuova ipotesi. Sembra che un pool di banche si stia interessando alla situazione e abbia messo sul tavolo un maxi-prestito da 2 miliardi di euro. Secondo i calcoli, con il prestito, sommato all’aumento di capitale da 300 milioni, riporterebbe l’indice di solvency a 150, “voto” che tranquillizzerebbe le notti di clienti, investitori e vertici. Ma c’è un’altra ipotesi, caldeggiata dal mondo assicurativo: scorporare Eurovita in cinque rami d’azienda, che verrebbero rilevati da altrettante società del settore.
Ma una soluzione arriva anche da Confconsumatori. L’associazione propone che le banche potrebbero liquidare le polizze ai risparmiatori e subentrare nel contratto. In questo modo i clienti riavrebbero il loro denaro e le banche non subirebbero perdite perché, a scadenza, si riprenderebbero la somma da Eurovita. O da chi, nel frattempo, l’avrà rilevata.