Evergrande, un crollo annunciato già nel 2021. L'analisi

Nasce da lontano il fallimento di oggi. I motivi del "default"

di Daniele Rosa
Economia

Evergrande, un crollo partito da lontano

 

Eravamo nel 2021, precisamente ad ottobre, e le avvisaglie del disastro Evergrande degli Usa si stavano vedendo già alla grande in Cina. Ed erano così evidenti che qualcuno già allora la chiamava la  Lehman Brothers cinese. Il “grande rinoceronte bianco” come viene chiamata la prima compagnia immobiliare del paese, era già sull’orlo del tracollo finanziario. Il gigantesco crack era nato non solo per colpa delle politiche sbagliate della compagnia ma anche dalle leggi imposte dal governo a metà 2020. Le cosiddette “linee rosse” del Governo cinese avevano imposto alcuni parametri che, nel breve, erano state responsabili di instabilità sul mercato immobiliare. Uno di questi parametri era l’obbligo, per i costruttori, di avere un rapporto debito/attività inferiore al 70%. Così con un debito “mostre” di oltre 300 miliardi e con la nuova legge, Evergrande  non ha più potuto continuare a richiedere finanziamenti.

 

Evergrande, il Governo voleva calmierare un mercato immobiliare impazzito

Il Governo cinese voleva , all’epoca, calmierare un mercato immobiliare impazzito con prezzi degli immobili raddoppiati in 10 anni, in megalopoli come Pechino e Shanghai. Il mercato delle case rappresentava circa il 25% del PIL nazionale. E l’investimento nel mattone era al primo posto nelle preferenze delle famiglie ( circa 52 trilioni di dollari di valore). Anche allora in Cina la speculazione la faceva da padrona. Il 20% degli immobili era praticamente sfitto ma la gente continuava ad investire, nonostante il prezzo medio di un immobile fose di oltre 50 volte lo stipendio medio annuo. All’epoca il debito delle imprese era pari al 220% del PIL e i prestiti nell’immobiliare il 30% del totale. Dopo anni di permissività il governo cinese aveva così deciso un cambio di rotta su un sistema ritenuto “troppo capitalistico”. Già nel 2020 Evergrande aveva difficoltà. 200000 occupati diretti e 3,5 milioni di indiretti, 1300 progetti in quasi 300 città. Una realtà enorme che aveva problemi a pagare i fornitori con titoli azionari crollati. Ma un fallimento di queste proporzioni avrebbe potuto davvero causare problemi economici interni ed esterni e un maremoto a livello sociale. Per questo il Governo stava cercando di evitare una nuova Lehman ma, con quello che è successo ieri, sembra proprio non esserci riuscito, almeno nella realtà americana.

 

 

 

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