Ex Ilva, Urso fa scaricabarile su Conte. Governo lavora a "divorzio" da Mittal

Il ministro delle Imprese e del Made Italy nella sua informativa: "Nessuno degli impegni presi è stato mantenuto"

di Redazione Economia
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Ex Ilva, incontro a Palazzo Chigi con i sindacati

Si è svolto l’incontro tra governo e sindacati sul futuro dell’ex gruppo Ilva. Per l’esecutivo oltre al sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano i ministri Urso, Calderone, Fitto e Giorgetti in collegamento. Per i sindacati i leader di Fim, Fiom, Uilm, Uglm e Usb. E sono forti le aspettative dei sindacati, concentrati sulle garanzie occupazionali e produttive più che sulla forma che prenderà l’intervento del governo delineato dal ministro Urso.

Governo lavora al "divorzio conseunsuale" dagli indiani

Il Governo lavora a un "divorzio consensuale" da Arcelor Mittal. E' quanto avrebbe detto, secondo quanto si apprende, il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Alfredo Mantovano, ai sindacati nel corso dell'incontro sull'ex Ilva. Mantovano avrebbe ribadito quanto detto dal ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, questa mattina durante l'informativa al Senato. 

“Quello che vogliamo ascoltare è la garanzia del governo sulla centralità del lavoro, la garanzia occupazionale per i lavoratori di Taranto di Taranto, di Genova, di Novi Ligure di Racconigi, di tutti gli stabilimenti perché quello che non può succedere è che qualcuno pensi che ci siano le condizioni per poter salvare gli amministratori delegati e la faccia del consiglio di amministrazione”, ha spiegato il leader Fiom Michele De Palma prima del nuovo round con il governo sul destino dell’ex Gruppo Ilva.

“L’incontro di oggi deve quindi servire a fare una chiarezza col governo: noi quello che chiediamo è di mettere in sicurezza i lavoratori, gli impianti e la transizione degli stabilimenti. Il resto sono discussioni come ne abbiamo lette ogni giorno”, prosegue. “Quando il governo ti convoca è perché evidentemente ha qualcosa da dire ma l’importante è che finalmente siamo riusciti a far passare quello che diciamo da mesi: ora tutti hanno scoperto che Mittal non faceva investimenti, non ci metteva un euro. Ora dunque anche se con ritardo il governo si assuma la responsabilità per dare continuità all’azienda e sicurezza a tutti i lavoratori di tutti gli impianti”, aggiunge.

“Lo scaricabarile a cui stiamo assistendo in queste ore è esattamente il contrario di quello di cui noi avremmo bisogno. Quindi adesso sarebbe il caso che tutte le forze politiche ridessero dignità a questo paese attraverso la vicenda dell’Ilva confermando che senza l’industria siderurgica non è più un paese industriale”.

Ex ilva, scontro totale tra governo e Arcelor Mittal. Il ministro Urso: "Promesse non mantenute"

Il futuro dell'ex Ilva di Taranto è a forte rischio dopo la rottura totale che si è consumata nei giorni scorsi tra il governo e gli indiani di Arcelor Mittal. La giornata di oggi potrebbe essere cruciale per le sorti del gruppo siderurgico, infatti a Palazzo Chigi arriveranno i sindacati dell'acciaieria. Da mesi l'ex Ilva necessita di un'iniezione di liquidità e di una prospettiva di sviluppo aziendale che guardi alla riconversione degli stabilimenti. Ma già prima dell'incontro con le parti sociali, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, si è presentato al Senato per un’informativa. "C'è l'urgenza di un intervento drastico che segni una svolta netta rispetto alle vicende per nulla esaltanti degli ultimi 10 anni", ha detto.

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E poi ha precisato: "Nulla di quello che era stato programmato e concordato è stato realizzato. Nulla è stato mantenuto in merito agli impegni occupazionali e al rilancio industriale. Sull' ex Ilva "intendiamo invertire la rotta cambiando equipaggio. Ci impegniamo a ricostruire l'ex Ilva competitiva sulla tecnologia green su cui già sono impegnate le acciaierie italiane, prime in Europa", ha poi garantito il ministro. "L'impianto è in una situazione di grave crisi. Nel 2023 la produzione si attesterà a meno di 3 milioni di tonnellate, come nel 2022, ben sotto l'obiettivo minimo che avrebbe dovuto essere di 4 milioni, per poi quest'anno risalire a 5 milioni".

"Mittal scarica oneri ma vuole privilegi, inaccettabile" Arcelor Mittal, che detiene il 62% di Acciaierie d'Italia, incontrando il governo ha rigettato l'ipotesi di una crescita della partecipazione pubblica di Invitalia al 66% tramite una iniezione di capitale da 320 milioni. "Arcelor Mittal si è dichiarata disponibile ad accettare di scendere in minoranza ma non a contribuire finanziariamente in ragione della propria quota, scaricando l'intero onere finanziario sullo Stato ma, nel contempo, reclamando il privilegio concesso negli originali patti tra gli azionisti realizzati quando diedero vita alla società Acciaierie d'Italia di condividere in ogni caso la governance, così da condizionare ogni ulteriore decisione. Cosa che non è accettabile né percorribile sia nella sostanza che alla luce dei vincoli europei sugli aiuti di Stato", ha commentato Urso. "Abbiamo quindi dato mandato ad Invitalia e al suo team di legali di esplorare ogni possibile conseguente soluzione".

Ex Ilva: Urso,con Conte patti leonini, non curati interessi Paese 

La "decisione sulla rimozione dello scudo penale pose ArcelorMittal in una posizione di forza nei confronti del governo. Di fronte alla minaccia di abbandonare il sito e in assenza di alternative, nel Marzo 2020 il Governo Conte 2, ministro Patuanelli, avvia una nuova trattativa con gli investitori franco-indiani da cui nascera' Acciaierie d'Italia con l'ingresso di Invitalia al 38% e con la sigla di patti parasociali fortemente sbilanciati a favore del soggetto privato. Patti che definire leonini e' un eufemismo. Nessuno che abbia cura dell'interesse nazionale avrebbe mai sottoscritto quel tipo di accordo. Nessuno che abbia conoscenze delle dinamiche industriali avrebbe accettato mai quelle condizioni". Lo ha sottolineato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nell'informativa sulla situazione dell'ex Ilva in Senato.

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