Perché aumenta il prezzo del gas? Non per la guerra: attenti alle speculazioni
Il punto di vista di Matteo Ballarin, fondatore di Europe Energy, sul mercato dell'energia e le tariffe impazzite
"Il gas c'è ancora. Anzi, ne arriva piu di prima!"
Lunedì 7 marzo, ore 13:40. L'aereo che mi sta riportando in Italia dal Qatar è appena atterrato a Malpensa. Accendo il mio cellulare e vengo sommerso dai messaggi. Il gas alla borsa olandese TTF è arrivato a superare i 300Eur/MWh e il power i 600Eur/MWh, stabilendo un nuovo record. A preoccupare non è solo il mercato spot, ma anche le consegne dei prossimi mesi, che hanno avuto un rialzo, rispetto al venerdì precedente, di oltre il 50%. Per fortuna, alla chiusura dei mercati il prezzo cala significativamente, e tale calo prosegue anche nei giorni seguenti, ma con una volatilità quotidiana costantemente nell’arco del 30%.
Viene da chiedersi se questo sia normale. Può lo stato di guerra che stiamo vivendo giustificare tali movimenti? A guardare i dati fisici, assolutamente no. Il gas dalla Russia sta continuando a fluire verso l’Europa, anzi, è ai suoi massimi da inizio anno. Anche i flussi dalla Norvegia sono risultati costanti nello stesso periodo, mentre le consegne di LNG hanno toccato il picco massimo di sempre. La quantità di gas negli stoccaggi è sì minore rispetto allo scorso anno, ma non in modo drammatico se paragonata al 2021 (94 TWh contro i 107 dell’anno scorso).
Ma se il gas non manca, perché i prezzi sono schizzati alle stelle? Sicuramente un certo “effetto panico” si deve scontare, ma non è sufficiente da solo a giustificare prezzi che sono arrivati a 15 volte quello normale del periodo (che è intorno ai 20Eur/MWh). Significativo è il dato dell’andamento del volume del tradato (ossia del gas scambiato commercialmente sulle varie piattaforme di borsa) correlato all’andamento del prezzo. I volumi infatti sono in costante aumento dallo sorso settembre in poi. Se era lecito aspettarsi questo andamento a inizio inverno, è alquanto curioso che si verifichi proprio ora che la domanda sta calando sia per l’avvicinarsi della primavera che per la crisi dovuta al livello di prezzo raggiunto. Ma chi è allora ad agire tanto pesantemente sui mercati? Da varie parti si vocifera un approdo in forza degli Hedge Fund sul mercato del gas. Ne è in parte prova il fatto che, in concomitanza con questo aumento di volumi, sono spariti da altri mercati su cui agiscono normalmente, come quello della CO2.
Non possiamo avere la certezza che l’andamento del prezzo sia drogato dalla presenza di tali operatori che poco hanno a che fare con il dispacciamento fisico del gas; certo è che le autorità di regolazione hanno in mano tutti i dati per determinare chi sia a fare il prezzo e come. Tutti gli operatori di mercato sono infatti obbligati a dichiarare quotidianamente le proprie transazioni alle autorità, per effetto dei regolamenti EMIR e REMIT creati proprio per controllare eventuali speculazioni. Credo che questo momento necessiti quanto mai di trasparenza e controllo, concetti alla base della filosofia di simili regolamenti.
In questo periodo di prezzi folli sono sia i privati cittadini che le imprese a farne le spese. Ma ciò rischia di essere quasi secondario rispetto al fatto che, sulla base di tali assurdi livelli di prezzo, si stiano prendendo decisioni di politica energetica che rischiano di avere effetti sui prossimi vent’anni. Oltre al danno, quindi, la beffa: paghiamo prezzi “drogati” e sulla base di questi rischiamo di indebitarci ulteriormente per gli anni a venire. Mai come in periodo di guerra è necessario dare prova di lucidità e prospettiva, tralasciando provvedimenti demagogici e semplicistici. I dati e gli elementi per prendere decisioni sono a disposizione: è obbligo di tutti analizzarli e avere il coraggio di prendere le corrette decisioni per il futuro.
*Trader, fondatore di Europe Energy
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