Generali, Delfin-Crt restano nel patto.Anche Calta svela le carte a metà marzo

Dopo il recesso di Caltagirone, Delfin e Crt decidono di mantenere in vita il patto di consultazione. Domani in Cda short list e cooptazione di tre consiglieri

di Andrea Deugeni
Economia
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Caltagirone, per fine mese la decisione su lista di maggioranza o minoranza

Dopo la consultazione con i propri team legali, Leonardo Del Vecchio e Fondazione Crt non seguono Francesco Caltagirone nel recedere dal patto di consultazione sulle Generali siglato a metà settembre (l’imprenditore romano aveva annunciato l'addio il 28 gennaio). Il motivo? “La correttezza e perdurante validità della scelta di unirsi” nell’accordo sulla governance del Leone. In un comunicato congiunto, la holding della famiglia Del Vecchio e l’ente torinese presieduto da Giovanni Quaglia hanno fatto sapere di essersi "confrontati su temi di interesse comune relativi alle Assicurazioni Generali, anche alla luce della più recente evoluzione del quadro di riferimento”.

Il comunicato ha spiegato che “la finalità di tale patto era e resta quella di creare una cornice giuridica adeguata e trasparente, nella quale potersi confrontare su temi di rilevanza strategica per la compagnia, e poter così apportare, attraverso un dialogo aperto, costruttivo e leale con gli organi sociali e con gli altri azionisti, la visione propria di soci di lungo termine, che hanno investito ingenti risorse nel capitale della compagnia, sempre garantendole il proprio supporto anche nei periodi meno favorevoli.

“Al contrario, il patto di consultazione non ha mai avuto per oggetto l'esercizio concertato del diritto di voto, nè gli aderenti hanno con esso mai assunto, o inteso assumere, impegni o vincoli relativi all'esercizio del diritto di voto e degli altri loro diritti sociali”, ha sottolineato la nota fugando le ombre di patto di sindacato occulto. 

“Da azionisti stabili orientati al lungo periodo”, Delfin e l’ente torinese Crt quindi “rimangono fermamente convinti che solo un dialogo aperto e costruttivo - saldamente ancorato alla considerazione dell'interesse sociale, al rispetto delle norme e dei diritti dei soci e ai normali modelli di relazione e di engagement che dovrebbero contraddistinguere soprattutto una società di rilevanza strategica per il Paese come le Generali - possa consentire alla compagnia di perseguire un percorso di crescita sostenibile, per superare le criticità che ne hanno condizionato il posizionamento competitivo rispetto ai suoi principali competitors su scala europea, creare valore per tutti gli stakeholders coinvolti e per il Paese e preservare nel tempo l'autonomia dell'istituto”.

Nell’ultima riunione informale con i propri consiglieri, Giovanni Quaglia e il segretario generale Stefano Lapucci, il duo di vertice della Fondazione Crt, avevano fatto sapere ai partecipanti di avere allo studio con i propri avvocati le modalità tecniche migliori per uscire dall'accordo siglato a settembre con il gruppo Caltagirone e la holding di Del Vecchio. Accordo che il presidente del Leone Gabriele Galateri ha portato anche all’attenzione di Ivass e Consob per la verifica della sussistenza del “concerto” in capo ai pattisti con il conseguente mancato rispetto dei conseguenti obblighi informativi al mercato da parte degli stessi. Responso atteso e che potrebbe portare al congelamento di una parte dei diritti di voto di Caltagirone, Delfin e Crt in assemblea il 29 aprile. 

Le consultazioni con i propri team legali dunque hanno suggerito a Crt e Delfin il mantenimento del patto. Intanto, mercoledì 16 febbraio, è in agenda il consiglio di amministrazione delle Generali per la compilazione della short list per la stesura della lista definitiva del consiglio e, sono le attese, la cooptazione di tre membri dopo le dimissioni dal board nelle scorse settimane da parte dell’ex vicepresidente Caltagirone, del rappresentante di Delfin Romolo Bardin e del consigliere indipendente Sabrina Pucci.

(Segue: la short list, la cooptazione di tre consiglieri nel Cda Generali e la lista alternativa di Caltagirone) 

I tre nuovi consiglieri, che secondo Repubblica saranno figure tecniche attive nel mercato assicurativo europeo, dovrebbero alla fine far parte anche della lista definitiva del consiglio uscente che il board della compagnia licenzierà a metà marzo (fra il 14 e il 18). Tempistica che permetterebbe alle Generali di rispettare la raccomandazione della Consob che invita le società che si avvalgono della procedura lista del consiglio a presentarla non nella scadenza immediata dei 30 giorni con cui bisogna depositarla prima dei lavori assembleari (del 29 aprile), ma un po’ prima.

Nella fattispecie, l’authority guidata da Paolo Savona prescrive infatti “una tempestiva pubblicazione della lista del consiglio contestualmente alla pubblicazione dell’avviso di convocazione dell’assemblea. Ovvero, qualora non fosse possibile, con un congruo anticipo rispetto al termine per il deposito delle liste dei soci”.

Infine, mentre in Senato il progetto di legge sulle liste del Cda è ancora al vaglio di approfondimenti tecnici in Commissione Finanze, con tempistiche di approvazione finali che non consentiranno alla misura possa di influire sul processo di rinnovo delle cariche in Generali, fonti vicine a Caltagirone riferiscono che per fine mese si capirà se si procederà con una lista lunga o corta (di maggioranza o minoranza) e con quale piano industriale alternativo muovere. Soluzione su cui confluiranno i voti di Delfin e della Fondazione Crt e su cui l’imprenditore capitolino, che ha in portafoglio una quota delle Generali oltre all’8%, alzerà il velo a metà marzo, contestualmente alla presentazione da parte del board delle Generali della lista del consiglio uscente e quando anche Assogestioni avrà deciso il da farsi. In modo da avere, eventualmente, un mese e mezzo per “la campagna elettorale” con gli investitori istituzionali, azionisti che con quasi il 35% del capitale delle Generali costituiscono l’ago della bilancia nel voto sulla governance della compagnia a fine aprile.

@andreadeugeni

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