Generali, anche il Ceo di Delfin sbatte la porta: dopo Calta lascia Bardin

Romolo Bardin, rappresentante di Del Vecchio, rassegna le dimissioni dal Cda per sottrarsi agli obblighi sociali. Il Patto verso il 20%. E sulla cooptazione...

di Marta Barbera e Andrea Deugeni
Economia
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Martedì al board primo esame per la long list nella procedura lista del consiglio. A metà febbraio la short list

Proseguono le manovre attorno a Generali nella battaglia per la governance del Leone di Trieste: a pochi giorni dalle dimissioni del vicepresidente di Generali Francesco Gaetano Caltagirone (leggi qui i dettagli), anche il rappresentante in Cda dell'azionista Leonardo Del Vecchio, Romolo Bardin, ha comunicato che lascerà il board del gruppo assicurativo.

Il motivo? Secondo una nota diffusa dal gruppo Bardin, amministratore delegato della holding di Del Vecchio Delfin, ha motivato la sua decisione facendo riferimento alle modalità operative e ad alcune scelte del consiglio e dei comitati a cui partecipa, con particolare riguardo anche al processo di formazione della lista del Cda per il suo rinnovo. Malcontento simile a quello dell’ex vicepresidente vicario e a cui il presidente Gabriele Galateri ha opposto la stessa correttezza ed equilibrio di operato nei lavori del board.

Bardin era membro dei comitati per le nomine e la remunerazione, per gli investimenti, per le operazioni strategiche, per le operazioni con parti correlate. Delfin, titolare del 6,618% di Generali, fa parte di un patto parasociale stipulato con alcune società del gruppo Caltagirone e Fondazione Crt, che detiene complessivamente poco più del 16% del capitale e che fronteggia il primo azionista Mediobanca con il 12,93% del capitale e al 17,22% dei diritti di voto.

Ma che ora senza obblighi di disclosure da internal dealing (non è più una parte correlata) potrà salire ancora, fino alla soglia del 10%, senza comunicarlo al mercato. Stessa cosa che potrà fare il patron del Messaggero. Di conseguenza il Patto potrà crescere fino a un soffio dal 20% a ridosso dell’assemblea, condotta al coperto che può spiazzare Piazzetta Cuccia. Con l’apporto di Fondazione Crt (deliberati ulteriori acquisti dall’1,4% circa fino al 2%) il 20% potrebbe essere superato, nel qual caso secondo le regole Ivass i pattisti dovrebbero comunicare al mercato il superamento della soglia rilevante. 

C’è poi l'incognita Benetton, che detengono il 3,9% di Generali. Finora sono stati neutrali e Alessandro, il neo presidente della holding di famiglia, ha parlato di "discontinuità’” al momento riferendosi solo all'interno del gruppo: deciderà in base ai piani e ai manager proposti per realizzarli. Rimane comunque una quota che, se spostata in uno dei due campi, potrebbe decidere le sorti della partita nella battaglia di Trieste.

Generali, Galateri: "Rammarico, la società è sempre stata trasparente"

Dopo le dimissioni di Romolo Bardin parole di rammarico sono arrivate da Gabriele Galateri di Genola,  presidente di Generali: "Esprimo rammarico per la decisione assunta da Bardin. Voglio ribadire, anche in questa occasione, che la società ha sempre condotto la sua attività secondo criteri di assoluta trasparenza e rigorosa correttezza, nell'interesse di tutti gli stakeholder". "Principi, questi, a cui confermo ci si è sempre attenuti nei rapporti con tutti i consiglieri, prosegue la nota, senza eccezione alcuna e in ogni occasione". 

Le dimissioni di Bardin arrivano dopo che giovedì scorso Francesco Gaetano Caltagirone, secondo maggiore azionista di Generali con l'8% circa, ha annunciato le dimissioni dai propri incarichi con una dura critica al consiglio di amministrazione (clicca qui per saperne di più). L'imprenditore ha motivato la scelta sostenendo di essere stato "palesemente" osteggiato e impedito dal dare il proprio "contributo critico e ad assicurare un controllo adeguato". E' probabile che dopo la seconda defezione di un consigliere il board proceda con la cooptazione, ma non sono ancora chiare le modalità su cui verrà fatta luce durante la giornata.

Nel frattempo, continuano i lavori per la presentazione di una nuova lista e dell'elaborazione di un nuovo piano industriale, che secondo fonti vicine al dossier, sarà presentato a febbraio. Processo per cui il Patto ha arruolato l’ex Ceo di Cassa Depositi e Prestiti e McKinsey Fabrizio Palermo (assieme a Bain e a Vittorio Grilli, chairman Cib Emea e Italia di JP Morgan).

Domani è in programma una riunione del Cda di Generali in cui verrà presentata una prima lista di oltre venti potenziali candidati (long list da cui poi estrarre a metà febbraio una short list che darà luogo a marzo alla lista definitiva del board uscite appoggiata da Mediobanca-De Agostini, procedura che di solito viene appoggiata dai grandi soci istituzionali che rappresentano l’ago della bilancia nello scontro fra soci in Generali avendo in mano quasi il 35% del capitale).

La lista del consiglio uscente deve essere poi depositata trenta giorni prima dell’assemblea di fine aprile da cui scaturirà la nuova governance delle Generali dov’è in ballo il terzo mandato di Philippe Donnet. Lo scontro per il controllo del gruppo assicurativo è ormai entrato nel vivo. Nei prossimi 15 giorni, il Patto licenzierà piano e una lista di 10 manager alternativi a quelli del consiglio uscente.

(Segue: i nomi e il titolo Generali a Piazza Affari)

Secondo le indiscrezioni in pole position per la presidenza lato pattisti ci sarebbe il nome di Patrizia Grieco, già numero uno dell’Enel per sei anni e ora a Mps, esperta di corporate governance e figura di garanzia che potrebbe coagulare il consenso di azionisti e investitori. Secondo rumors, Gabriele Galateri dovrebbe entrare a far parte della long list, ma fra 20 giorni escluso dalla short, visto che una presidenza rosa è vista come una best practice dal mercato.

Il titolo Generali resta sotto i riflettori a Piazza Affari dove dopo le nuove dimissioni il titolo chiude in territorio positivo (+0,76%) a 18,58 euro (negativo venerdì in chiusura post-addio di Caltagirone). Gli analisti di Equita confermano la valutazione hold e target price di 20,7 euro sulle azioni del Leone e sottolineano come "tra le ragioni dietro le dimissioni dei consiglieri ci potrebbero essere anche considerazioni di opportunità strategica, con gli azionisti del Patto che potrebbero incrementare le proprie quote senza obblighi di segnalazione (fino al raggiungimento delle soglie rilevanti) e di rispetto di black-out period". 

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