Golden Power e lo “strappo cinese”: cosa succede in Pirelli?

Il caso Pirelli mostra il dilemma di molte aziende italiane: gli investimenti esteri, come quelli cinesi, offrono crescita ma minano il controllo nazionale su settori strategici

di redazione economia
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La mossa del governo contro l'espansione cinese in Pirelli

L’epilogo del rapporto tra Pirelli e il socio cinese CNRC (China National Tire and Rubber Corp.) potrebbe vivere un nuovo capitolo. Oggi, infatti, Marco Polo International Italy S.r.l. (MPI) ha trasmesso a Pirelli una comunicazione della Presidenza del Consiglio che ha aperto un procedimento per la possibile violazione delle prescrizioni contenute nel decreto del 16 giugno 2023, noto anche come Decreto Golden Power. Ma cosa comporta questo decreto? E perché è stato applicato in modo così stringente in questa vicenda?

Il Golden Power è una misura che consente allo Stato italiano di esercitare poteri speciali in settori considerati strategici – tra cui energia, comunicazioni e, non meno importante, le imprese di interesse nazionale come Pirelli. Nato per tutelare asset strategici da acquisizioni che potrebbero compromettere l’autonomia e la sicurezza nazionale, il Golden Power ha visto negli ultimi anni un uso crescente, in particolare in relazione a investimenti stranieri che coinvolgono potenze extra-europee come la Cina.

La presenza cinese in Pirelli

L’entrata dei cinesi dentro Pirelli risale al 2015, quando CNRC, parte del colosso statale ChemChina, rilevò una quota significativa della storica azienda milanese, che ha segnato un punto di svolta nell’industria italiana. Fu un’acquisizione che sollevò dubbi e preoccupazioni, ma anche l’aspettativa di un’iniezione di capitali per sostenere la competitività internazionale di Pirelli. Tuttavia, il rapporto si è rivelato complicato, soprattutto in un contesto geopolitico in cui i timori per l’influenza cinese nelle aziende europee sono cresciuti.

Il decreto del 16 giugno 2023 stabiliva che CNRC dovesse rispettare una serie di prescrizioni, prima fra tutte quella di garantire una chiara separazione organizzativa e funzionale tra Pirelli e il gruppo cinese. L’obiettivo? Evitare che le strategie e le operazioni della storica azienda milanese fossero direttamente influenzate dal colosso cinese. Ora, però, si sospetta che questa barriera possa essere stata violata, mettendo in discussione l’autonomia di Pirelli rispetto al partner asiatico.

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Le accuse e il procedimento

Secondo il provvedimento notificato, CNRC avrebbe potenzialmente violato le prescrizioni stabilite, e il procedimento si concluderà entro 120 giorni dalla notifica. Tuttavia, CNRC ha già comunicato a Pirelli di essere fiduciosa di poter dimostrare il rispetto delle condizioni imposte dal decreto Golden Power, e spera di chiarire la sua posizione in fase di istruttoria. Questo episodio riporta però in auge una discussione ben più ampia: come bilanciare le esigenze di capitale e internazionalizzazione delle aziende italiane senza mettere a rischio la loro indipendenza?

Un test per la tutela dell’interesse nazionale

Il caso Pirelli è emblematico di un dilemma crescente per molte aziende italiane: accogliere investimenti esteri, soprattutto di grandi dimensioni come quello cinese, può offrire opportunità di crescita, ma rischia di minare il controllo nazionale su settori strategici. L’applicazione del Golden Power si configura quindi non solo come uno strumento di tutela, ma anche come una bussola per tracciare i limiti dell’influenza straniera nei comparti di interesse strategico.

Questa vicenda avrà sicuramente ripercussioni nel dibattito su come e quanto consentire l’ingresso di capitali extra-europei, soprattutto in settori sensibili. L’auspicio è che si possa trovare un equilibrio tra apertura ai mercati globali e salvaguardia dell’autonomia delle imprese italiane, a beneficio non solo dell’economia, ma anche della sicurezza nazionale.

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