Greggio, rally mette le ali ai petroliferi. E Aramco sfonda i 100 mld di utili

Tornano a correre i prezzi del petrolio (Brent sopra i 112 dollari al barile e Wti a 109) che alimentano gli acquisti su tutti i titoli dell'industria in Borsa

Economia
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L'utile netto di Aramco è schizzato del 124% nel 2021 rispetto ai 49 miliardi di 12 mesi prima

Il Brent torna sopra 112 dollari al barile e il Wti supera i 109 dollari (la scorsa settimana i prezzi del greggio erano arretrati del 4%) e la volata dei prezzi del greggio, tra la guerra ucraina e l'interruzione a un impianto di Aramco per gli attacchi dei gruppi yemeniti Huthi, alimentano gli acquisti su tutta l'industria petrolifera nei mercati azionari: il sottoindice Stoxx600 sale dell'1,6%.

A Piazza Affari si distingue Tenaris (+4,6%) mentre la concorrente francese Vallourec spicca a Parigi (+4,3%) dopo la nomina di Philippe Guillemot con effetto immediato alla carica di Ceo "per accelerare la traiettoria di trasformazione e crescita dell'azienda". Riscatto per Eni (+2,7%) che venerdi' aveva accolto con un ribasso vicino a tre punti percentuali la presentazione del piano al 2025.

Gli analisti di Equita Sim sottolineano la maggiore generazione di cassa attesa (oltre 14 miliardi nel 2022 assumendo un prezzo del Brent superiore agli 80 dollari al barile) rispetto alle previsioni e il miglioramento della remunerazione degli azionisti (88 centesimi di dividendo e buyback fino a 1,1 miliardi con possibile incremento in caso di Brent sopra i 90 dollari al barile).

D'altro canto per gli analisti un ulteriore motivo di appeal può venire dalla creazione, e successiva quotazione, della divisione di business relativa alla mobilità sostenibile. Anche Banca Akros apprezza l'elevato rendimento delle cedole visto l'andamento dei prezzi del greggio ma anche la crescita attesa sia nell'esplorazione e produzione (+3% medio annuo) sia nelle rinnovabili (obiettivo di oltre 2 GW di capacità installata entro il 2022).

All'incremento in Borsa dei titoli oil non partecipa Saipem (-0,2%) visto che gli analisti predicano cautela prima del piano industriale atteso a fine settimana e del relativo aumento di capitale. Secondo Il Messaggero l'ammontare sarà di due miliardi. 

Intanto, Saudi Aramco, la più grande società petrolifera al mondo, ha chiuso il 2021 con un utile netto più che raddoppiato rispetto all'anno precedente, mentre i leader del Regno saudita stanno cercando di sfruttare gli enormi profitti per perseguire nuove opportunità di investimento nazionali e all'estero. L'azienda, che è anche il maggiore esportatore di petrolio al mondo, sta beneficiando dell'attuale incremento dei prezzi e ha aumentato il proprio target di spesa per il 2022 sulla scia dell'impennata della domanda e del miglioramento della situazione pandemica.

Il petrolio Brent è infatti salito a una media di 70,86 dollari al barile l'anno scorso dopo essere sceso a una media di 41,96 dollari l'anno precedente. Si è stabilizzato venerdì a 107,93 dollari al barile, segnando un calo del 4,2% per la settimana. All'inizio di questo mese, ha toccato picchi sopra i 130 dollari al barile. L'utile netto è schizzato del 124% nel 2021 rispetto ai 49 miliardi contabilizzati da Aramco nel bilancio dell'anno, grazie all'aumento dei prezzi del greggio, ma anche a margini di raffinazione e prodotti chimici più forti e al consolidamento del risultato dell'intero anno del business chimico, noto come Sabic.

Quello del 2021 è anche il profitto netto più alto dalla quotazione in Borsa del 2019. Il governo saudita, che detiene una partecipazione superiore al 94% in Aramco, sta cercando di sfruttare i massicci asset petroliferi del Paese per investire anche in altri settori e ridurre la dipendenza dal petrolio entro il 2030, secondo la strategia di ristrutturazione economica adottata dal principe ereditario Mohammed bin Salman. Per raggiungere l'obiettivo, il leader ha commissionato al fondo sovrano per gli investimenti pubblici, noto come Public Investment Fund, di investire in aziende e settori slegati dal petrolio. Tra le operazioni avviate, ha trasferito i 29,4 miliardi raccolti con l'offerta pubblica iniziale di Aramco al fondo.

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Il mese scorso, inoltre, il governo ha trasferito il 4% delle azioni dell'azienda al fondo, quantificabili in 80 miliardi di dollari, per continuare gli investimenti non petroliferi. Il fondo ha utilizzato le somme ricevute o raccolte negli ultimi anni per investire in una serie diversificata di attività, come il produttore di veicoli elettrici Lucid Motors, Citigroup e la squadra di calcio della Premier League Newcastle United. Ha anche svolto un ruolo più attivo nei mercati globali dopo aver ricevuto 40 miliardi di dollari dalle riserve del regno all'inizio del 2020. Secondo fonti del Wall Street Journal, quest'anno prevede di investire altri 10 miliardi di dollari in azioni quotate.

Nonostante l'impennata dell'utile e dei prezzi dell'oro nero, Aramco ha detto che manterra' il dividendo trimestrale a a 18,75 miliardi di dollari per il trimestre terminato il 31 dicembre. Il free cash flow del trimestre si è attestato a 107,5 miliardi di dollari, a fronte dei 49,1 miliardi registrati nel 2020, mentre l'indebitamento netto è scivolato al 14,2%, a fronte del 23% di un anno prima.

La spesa in conto capitale di quest'anno sarà più alta - tra i 40 e i 50 miliardi di dollari, a fronte dei 32 miliardi investiti nel 2021. In precedenza, l'azienda aveva fornito anche degli obiettivi sull'output, che prevedono il completamento del progetto di espansione della produzione di petrolio di 1 milione di barili al giorno entro il 2027, che porterà l'output totale a 13 milioni di barili al giorno.

Nel 2021, la produzione media di idrocarburi è stata di 12,3 milioni di barili di petrolio al giorno, di cui 9,2 milioni di barili al giorno di greggio. Le sue vendite per l'intero anno sono state di 359 miliardi di dollari, rispetto ai 204,7 miliardi dell'anno precedente. Tra gli investimenti futuri, Aramco punta a sviluppare una significativa capacità di esportazione di idrogeno e diventare un leader nella cattura e nello stoccaggio del diossido di carbonio, investendo al contempo nelle energie rinnovabili e in soluzioni rispettose dell'ambiente, nell'ottica di azzerare le emissioni nette di gas serra di Scope 1 e Scope 2 nei suoi asset entro il 2050.

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