I pronto soccorso sottosopra, ministro Schillaci se ci sei batti un colpo
Medici sottoposti a turni massacranti in cui spesso vengono anche minacciati fisicamente e ambulanze senza presidi: così si rischia il collasso
I pronto soccorso al collasso: che cosa fa il ministro Schillaci?
Ma l'Italia ha un ministro della Salute? Formalmente sì, si chiama Orazio Schillaci, come Totò, prolifico goleador del passato. Ma il professor Schillaci, scovato dalla premier Giorgia Meloni al rettorato di Tor Vergata, di gol in questi tre mesi non ne ha fatto neanche uno. Anzi, semmai, ha brillato per la sua assenza dal campo. La sanità pubblica è allo sbando ma dal professore "né a né ba".
Avevamo appreso con soddisfazione del pensionamento del predecessore, il comunista Roberto Speranza, politico senza arte né parte, leader di un partitucolo dell'1 per cento, messo alla guida di un ministero tra i più delicati e popolari solo per logiche spartitorie da manuale Cencelli. E col Covid ne abbiamo visto e patito i pessimi risultati. Ma il successore, Orazio, che doveva giovarsi delle sue competenze mediche, è mai entrato nella sede del ministero, sul Lungotevere Ripa? O è rimasto dietro a microscopi, vetrine e imaging dei suoi studi di medicina nucleare, in cui è specializzato?
I pronto soccorso, professor Orazio, avamposti sensibili della sanità pubblica, sono notoriamente al collasso. Basta leggere i giornali. Pagati poco, maltrattati e bistrattati dall'alto e dal basso, i medici sono scappati via, verso altre mansioni più sicure e remunerative e meno usuranti. Risultato: nei pronto soccorso si vive alla giornata, portando cure e sollievo ai pazienti con organici inadeguati e team formati da medici richiamati dalla pensione e strapagati o presi da altri reparti, quindi del tutto a digiuno delle peculiarità della medicina di emergenza, che richiede competenze specialistiche del tutto particolari.
Risultato: code interminabili, pazienti gravi e tenuti per ore e giorni nei corridoi su barelle rigide e inadatte al lungo decubito, familiari lasciati in attesa senza informazioni e quindi perennemente sull'orlo di una crisi di nervi. Con attriti e contrapposizioni polemiche che spesso degenerano in episodi di violenza verso il malcapitato personale che ci mette la faccia, non essendo responsabile bensì vittima e parte lesa del caos, provocato in realtà dalle omissioni organizzative di oscuri dirigenti, ben nascosti nelle poltrone d'oro di Asl et similia.
Medici e infermieri-eroi chiamati a turni di notte ripetuti per sopperire ai buchi di organici, con caduta immaginabile della lucidità prestazionale. Mentre le ambulanze girano senza il dottore a bordo e quindi impossibilitate a portare i primi soccorsi a domicilio, favorendo cosi la tempestività dell'intervento terapeutico e al contrario contribuendo con la corsa all'ospedale al caos in corsia. Che dire, allora? Vero che in prima battuta tocca alle Regioni e ai relativi governatori e assessori alla Sanità far funzionare gli ospedali. Ma quando il problema è drammaticamente diffuso e tocca livelli cosi pesanti di disservizio colpendo i cittadini, che pagano le tasse, nel loro diritto principale, che è la salute, costituzionalmente sancito, spetta al ministero garantire i livelli essenziali. Sarebbe dunque della massima utilità e urgenza vedere in azione, con rigore, massima tempestività ed efficacia il ministro della Salute e i massimi vertici governativi e, perche no?, anche istituzionali.