Il capo del procurement dell'ex-Ilva ha una società di trading di metalli
Il manager italiano, con cittadinanza e residenza in Svizzera, è titolare e amministratore di una società che si occupa di commercio di prodotti siderurgici
Il capo del procurement di Acciaierie d’Italia è titolare e amministratore unico di una società di trading di metalli
La domanda è semplice, ma dalla risposta evidentemente complessa: è giusto che un’azienda partecipata da Invitalia (e quindi dallo Stato) abbia in un ruolo apicale un potenziale conflitto d’interesse? Brevemente la vicenda. Nell’ottobre del 2021 viene nominato come Direttore Noleggi e Acquisti Materie Prime – cioè quello che in gergo si chiama procurement – Nicola Pozza, manager italiano residente in Svizzera. Che c’è di strano?
Nulla. Pozza vanta una lunga esperienza nel settore. Dal suo profilo LinkedIn, infatti, si legge che per oltre 10 anni è stato Senior trader in Bulk Trading SA, dove si è occupato della compravendita di carbone. Il problema però nasce quando si scopre che tra le varie attività di Pozza (detiene diverse società in Svizzera) c’è anche quello di essere titolare e amministratore unico, dal 2020, di Nima AG. Si tratta di una società anonima iscritta dal 4 dicembre 2013 nell’Ufficio del registro di commercio del Cantone Ticino.
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Di che cosa si occupa Nima? Qui la cosa si fa più interessante: nella visura che Affaritaliani.it ha potuto acquisire si legge che lo scopo dell’azienda è “il commercio di prodotti di acciaio e di ogni altro prodotto siderurgico così pure di materie prime e in particolare quelle relative al ciclo siderurgico quali carbone, antracite, coke, minerale di ferro, rottami, direct reduced iron (DRI), ferroleghe, iron ore, iron sand, mill scale, macchinari e impianti per l’industria siderurgica”. Ovvero tutti prodotti necessari per far funzionare gli altoforni, tra cui appunto quelli di Acciaierie d’Italia.
E qui torniamo alla domanda iniziale: davvero era necessario rivolgersi a una persona sicuramente competente, ma che ha una società che si occupa del commercio di prodotti di acciaio? Davvero Nicola Pozza era l’unico candidato accettabile e appetibile? Perché in dodici mesi nessuno si è peritato di chiedere al manager che, almeno, lasciasse la carica di amministratore unico di Nima AG per evitare possibili conflitti d’interesse?
Ricordiamo, infine, che Acciaierie d’Italia, cioè la nuova denominazione dell’Ilva, ha il capitale sociale sottoscritto al 62% da ArcelorMittal e al 38% dall’Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.A. – Invitalia e può contare su otto siti produttivi in Italia, con il principale di essi che si trova a Taranto. Affaritaliani.it ha provato a mettersi in contatto con Pozza e con Acciaierie d’Italia per un commento sulla vicenda ma, al momento, non ha ricevuto alcuna risposta.