Il Reddito di cittadinanza e l'equo compenso che fa muovere le persone
Tutti siamo ben disposti a lavorare, a patto di non ricevere compensi o stipendi che sminuiscono le nostre competenze professionali
Chi percepisce il Reddito di cittadinanza non ha voglia di lavorare o cerca semplicemente uno stipendio adeguato alle proprie skills professionali?
Molti di noi sul comodino hanno dei libri cosiddetti irrinunciabili, quelli che rileggi molto volentieri perché carichi di significati, di cultura e di morale.
Uno di questi, per me, è “La favola delle api", edizioni Laterza di Bernard Mandeville (1670-1733), scritto nel 1705 e ripubblicato nel 1714, a difesa di quanto scritto.
Ora, non potendo copiare per intero da pagina 162 a pagina 163 e rispettando i diritti d’autore, lo racconterò sotto forma di una storiella moderna.
Una mattina d’inverno il dottor Rossi, trovandosi in periferia, chiamò un taxi che lo portasse in centro città, stabilendo lui il prezzo in 30 euro; al che, il tassista risentito rifiutò. Il pensiero del dottor Rossi fu: “questo non ha voglia di lavorare”.
Il dottor Rossi la sera fu a cena con amici, quando uno di questi si ricordò di dover ritirare urgentemente un pacchetto regalo per la moglie. Fuori il tempo peggiorava e la pioggia si era trasformata in nevischio; quindi, non volendo rischiare di guidare di persona, cercò qualcuno disposto ad andare in centro per quella commissione che avrebbe pagato ben 300 euro.
Il cameriere, che sentì la conversazione, disse che c’era un tassista che per tale somma lo avrebbe fatto. Dunque il tassista ritirò il pacchetto e tornò prima che i commensali avessero finito di cenare.
La gratitudine per l’impegno profuso dal tassista fu ripagata con i 300 euro pattuiti. Nel frattempo il dottor Rossi riconobbe il tassista che la mattina aveva rifiutato i 30 euro per la corsa in centro e capì che era solamente una questione del “premio d’ingaggio” che fa muovere le persone.
Se la storiella vi è piaciuta, adattatela confrontando il Reddito di Cittadinanza con uno stipendio o un compenso adeguato alle proprie capacità professionali e vedrete che tutti siamo ben disposti per il lavoro, naturalmente con l’esclusione dei furbetti che sono sempre presenti.
Desidero ricordare che questa morale è stata scritta nel 1714 ed anche a Voi pare sia attualissima? E poi, si può sempre chiudere con un detto latino: “Facis de necessitate virtutem”, fai di necessità virtù.