In Europa (e in Italia) non c'è transizione possibile senza il nucleare. I dati

Nel 2024 gas, petrolio e carbone incidono per solo il 27% nella generazione di elettricità nell'Ue. Ad oggi il nucleare rappresenta già il 25% del nostro mix energetico. E non possiamo farne a meno

di Andrea Muratore
Economia

In Europa (e in Italia) non c'è transizione possibile senza il nucleare. I dati

Il mix energetico europeo è sempre meno impattato dalle fonti fossili e il contributo congiunto di fonti rinnovabili ed energia nucleare sta riducendo a poco più di un quarto del totale il peso di gas, petrolio e carbone nella generazione di elettricità nell'Unione Europea. A segnalarlo è stato, in un'analisi pubblicata su X, il docente di Tecnica ed Economia dell'Energia e Impianti Nucleari dell'Università di Padova, Giuseppe Zollino, che ha sottolineato il calo al minimo storico, nei primi otto mesi del 2024, del peso di fonti fossili nel mix europeo, il 27% per la precisione.

Zollino ha analizzato il fatto che fonti low carbon di vario tipo producono quasi tre quarti dell'energia. In termini relativi, la prima forza energetica dell'Ue a ventisette è oggi il nucleare, artefice del 25,1% della generazione. Secondi e terzi gli apporti di eolico (18%) e idroelettrico (14,6%), staccato il gas naturale (12,8%) e quinto il solare (11,3%). Unica altra fonte con un contributo percentuale in doppia cifra, infine, è il carbone (10,4%).

Il peso delle fonti fossili calerà ancora

Questa analisi va di pari passo con i dati di Ember, società attiva nel settore energetico, che ha indicato dal 2023 al 2024, nei primi mesi, un calo del 17% del peso delle fonti fossili nella generazione comunitaria di elettricità. L'Europa nel primo semestre 2024 ha aggiunto, rispetto all'anno precedente, 21 TWh di energia da eolico, 23 da solare, 33 da idroelettrico e 9 da nucleare riducendo la produzione da carbone di 39 TWh e da gas naturale di 29. Tre quarti della riduzione della generazione da fossili viene da cinque Paesi: la Germania ha ridotto di 19 TWh (-16%), l'Italia di 14 (-21%), la Spagna di 10 (-33%), la Francia di 7 (-40%) e il Belgio di 5 (-38%).

Se l'Europa è green, lo è grazie al nucleare

Il dato di fatto che queste dinamiche evidenziano è la questione della permanenza ad alti livelli del nucleare in un contesto di elevata riduzione del peso delle fonti fossili e di ascesa delle rinnovabili. L'analisi dei dati pone l'accento sul fatto che un'Europa più verde, oggigiorno, appare non realizzabile senza il contributo dell'energia nucleare. Questo ci riporta attentamente al dibattito interno italiano, ove il governo di Giorgia Meloni è al lavoro per capire i margini di manovra con cui sfruttare anche all'interno del Paese la filiera delle tecnologie nucleari che, nonostante quarant'anni di stop, è rimasta attiva nella Penisola. Tematiche sulle quali avevano già ragionato a fine agosto sia il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso che il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, intervendo a a La Piazza, la kermesse di Affaritaliani.it.

La distinzione tra tecnologie continue e tecnologie intermittenti

Zollino a tal proposito invita a distinguere non solo tra tecnologie "verdi" o no, ma anche tra tecnologie continue o modulabili e tecnologie intermittenti. Queste ultime hanno una tendenza a dipendere dall'effettiva disponibilità della fonte primaria e, essenzialmente, si possono semplificare essere solare ed eolico. La cui presenza non è garantita a monte. Nota Zollino: oggigiorno "il 70,7% è prodotto da tecnologie continue/modulabili (carbone, gas, altri fossili, nucleare, idroelettrico, biomasse); il 29,3% da tecnologie variabili/intermittenti (eolico e solare)", che possono essere integrate vicendevolmente. Inoltre, il docente nota che senza nucleare, oggigiorno, si può pensare che al 2050 servirebbe generare da fonti intermittenti il 90% di energia per soddisfare le richieste del mercato europeo. Una sfida improba e che farebbe perdere la strada della necessaria complementarietà tra fonti.

Decarbonizzazione: ecco perchè l'Italia non può prescindere dal nucleare

La risposta alla crescente domanda di decarbonizzazione, dunque, sta nel giusto mezzo. Nessuna fonte è il "proiettile d'argento" con cui si può vincere la partita. Ma un'integrazione virtuosa, unita al graduale processo di declino delle fossili, può generare ritorni positivi. E l'Italia, Paese che si trova nella condizione di essere tra i leader europei delle rinnovabili ma, al contempo, in un contesto di continua bolletta energetica verso l'estero, alla luce di questi dati potrebbe pensare al nucleare come spalla decisiva per la sua strategia di transizione. Al fine di creare complementarietà, resilienza e sicurezza per il Paese in armonia con un trend che sta prendendo piede in tutto il Vecchio Continente.

 

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