Inflazione boom e stangata sulla spesa, dai carciofi ai peperoni: gli aumenti
Non s'arresta la corsa del carrello della spesa: secondo le nuove stime di Bmti a pesare sui bilanci familiari saranno soprattutto i rialzi degli ortaggi
Inflazione alle stelle e spesa sempre più cara: calano latte e burro, ma aumentano gli ortaggi
Il carrello della spesa continua a correre. E la battuta d’arresto non sembra ancora all’orizzonte, nonostante i segnali ottimistici sul fronte energetico, con il gas che ha raggiunto i livelli pre invasione Ucraina. Nel mirino del vortice rialzista dei prezzi sono finiti (alcune) delle principali materie prime alimentari scambiate nel mercato italiano.
Secondo le nuove elaborazioni realizzate da Bmti sui listini all’ingrosso rilevati dalle Borse Merci e dalle Camere di commercio a gennaio a mettere il turbo sono i prezzi di alcuni ortaggi come: carciofi, cime di rapa, peperoni lunghi gialli, spinacci ricci e zucchine scure. I rialzi viaggiono da un semplice +12% a un più solido +28,9%, 27,1%, 31% e +45,6%. Rispetto allo scorso anno, però, dalle elaborazioni di Bmti sui dati rilevati nei mercati all’ingrosso della Rete Italmercati, per la maggior parte dei prodotti orticoli si rilevano quotazioni in calo, determinando così prezzi all’ingrosso tipicamente invernali. Complice anche un livello della domanda decisamente basso rispetto alla media del periodo. A calare secondo le nuove stime sono invece i prezzo nel mercato cerealicolo e, a monte della filiera lattiero-casearia, per il latte e il burro.
“L’inflazione è uno dei problemi più rilevanti che le famiglie italiane stanno oggi affrontando", ha dichiarato Riccardo Cuomo, direttore di Bmti S.c.p.A, contattato dall'agenzia stampa Agi. "Bmti, con il suo contributo, cerca di orientare i consumatori italiani ad un acquisto consapevole, in cui non venga sottovalutato né il fattore economico né quello della salute. È per questo che con la Borsa della Spesa, tutti i venerdì, classifica i migliori prodotti di stagione che registrano un buon rapporto qualità-prezzo".
Il brusco calo delle temperature di questi giorni, però, potrebbe avere un impatto sulle coltivazioni nazionali, condizionando anche le quotazioni, primo tra tutti il finocchio, particolarmente sensibile al freddo e non importato da altri paesi. Tornando alle quotazioni dei cereali, nello specifico sono in calo il grano tenero e il mais: rispetto a metà novembre le quotazioni del grano tenero destinato alla panificazione ha ceduto il 9% e analoga riduzione si riscontra per il mais.
Inflazione boom, calano le quotazioni di grano tenero e mai restando però sopra i livelli 2021
"A pesare sui ribassi è uno scenario di mercato caratterizzato da un’offerta superiore alla domanda, grazie anche agli arrivi di merce estera", spiega Cuomo. In quest’ottica, il rinnovo dell’accordo per garantire le esportazioni di cereali attraverso il Mar Nero, siglato lo scorso novembre, ha contribuito a raffreddare le incertezze sulle disponibilità di prodotto. A questo, prosegue nel ragionamento l'esperto, "si aggiunge il rafforzamento dell’euro nei confronti del dollaro, che contribuisce a rendere più competitivi i cereali esteri quotati in dollari, e uno scenario globale che per il grano è segnato da una produzione record, stimata per l’annata attuale a quasi 800 milioni di tonnellate (+2% rispetto all’annata precedente, elaborazioni su dati IGC)".
Le quotazioni attuali di grano e mais rimangono comunque elevate, superiori ai 300 euro/t, con una crescita annua del +6% per il grano tenero e del +16% per il mais. Anche per i prezzi del grano duro si sta osservando un ridimensionamento (-4% rispetto a metà novembre) e le quotazioni attuali segnano un calo di quasi il 15% rispetto ai valori record che si registravano un anno fa. Dopo i prezzi record raggiunti nell’ultima parte del 2022, gli ultimi giorni stanno mostrando dei primi segnali di calo anche per il riso, sebbene i valori restino su livelli record, più che raddoppiati rispetto allo scorso anno per le tradizionali varietà da risotto (Arborio, Carnaroli).