Inflazione, perchè adesso Fed e Bce dovranno essere perfetti equilibristi

La finanza si aspetta nel 2024 sei cali dei tassi di interesse per un totale di 150 punti

di Daniele Rosa
Jerome Powell Christine Lagarde
Economia

Inflazione, la parola più usata e temuta da Governi, banche ed economisti 

Inflazione, una tra le parole più usate e temute dai Governi, dagli economisti e soprattutto dalle Banche centrali nell’anno che si sta per chiudere. Tutte le economia stanno, fortunatamente uscendo, dalla peggiore serie di aumenti consecutivi dei tassi di interesse, un trend che non si vedeva da oltre 40 anni. Nonostante ciò l’economia mondiale, pur con trend differenti, sta mostrando una resilienza inaspettata. Adesso, in questa fase di raffreddamento, Fed e Bce dovranno mostrare non solo nervi saldi ma doti di equilibrismo davvero notevoli. Perchè, se per un aspetto dovranno continuare a garantire la barriera contro l’inflazione e il raggiungimento dell’obiettivo ideale del 2%, dall’altro dovranno essere capaci di allentare la politica restrittiva per evitare che si passi dalla bassa inflazione alla piena recessione. Ed è in questa direzione che la Fed, anticipando ancora una volta l’analogo organismo europeo, ha confermato di volersi muovere.

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Inflazione, ancora una volta la Fed ha anticipato la Bce

L’organismo americano, guidato da Jerome Powell, ha confermato che adesso, in una fase di rallentamento sia dell’occupazione che dell’inflazione, sarà determinante trovare la giusta intensità sia nei tempi sia nell’entità dei prossimi cali dei tassi di interesse. I mercati hanno già avvertito che l’aria sta cambiando e danno per probabile che nel 2024 la Fed possa arrivare a sei tagli per un totale di 150 punti. Forse un qualcosa di troppo ottimistico ma in linea con quanto la Banca americana sembrerebbe voler attuare. Per la verità anche in America la battaglia contro l’inflazione non è ancora vinta dato che il paese è praticamente senza disoccupazione, con quasi 200000 posti di lavoro creati a novembre e nuovi contratti con aumenti medi del 4%. Un insieme di dati positivi che dovrebbero maggiormente normalizzarsi affinché l’economia torni in equilibrio. Ovviamente la strada intrapresa è quella giusta ma servirà tempo e probabilmente ancora qualche flessione affinché il sistema economico ritorni su binari di normalizzazione fatta di crescita, bassa inflazione e consolidamento. E questo per l'America, perchè, in Europa, è tutta un'altra storia.

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