Intelligenza Artificiale, la reazione scomposta di Hollywood: "Sciopero"
Sceneggiatori, attori e registi temono che per colpa dell'IA non avranno più un posto di lavoro
Hollywood sciopera contro l’Intelligenza Artificiale
Terminati o quasi i ponti ecco che un nuovo argomento allieta la settimana: l’Intelligenza Artificiale (IA) ritorna in grande trend. La notizia è che Hollywood va in sciopero contro l’Intelligenza Artificiale. Il mondo è in ambasce non per una possibile guerra mondiale ma perché a rischio c’è la nuova droga dell’umanità: le serie di Netflix, Amazon e Apple. Sceneggiatori, attori e registi, 10mila persone che temono che IA gli freghi il posto. Dietro c’è il rinnovo del contratto di lavoro e il tentativo delle case di produzione di ridurre i costi. Da qui la reazione luddista e scomposta.
Poiché gli italiani sono degli “americani in ritardo di qualche mese” attendiamo che le paturnie tecnologiche giungano nel Belpaese. La patria di Benedetto Croce non vede l’ora di farsi un’altra bella dose di antitecnologia. Ma a guardar bene abbiamo già iniziato: siamo stati i primi al mondo a bloccare ChatGPT grazie allo zelo e alla solerzia dell’Authority in cerca di visibilità a buon mercato. Dotti, medici e sapienti si sono mobilitati. Ne ho scritto qui.
Milena Gabanelli -dal Corriere della Sera- strapontifica di esperimenti che avrebbe compiuto lei personalmente sulla IA e ci fa sapere che l’ha buggerata: la giornalista, prima al mondo, ha sconfitto IA, altro che Carlo Rivelli o il MIT, è stata lei, novella Oppenheimer, a metterla nel sacco. In realtà il discorso sull’Intelligenza Artificiale è molto più complesso e riguarda il rapporto tra umanità e tecnologia. Dietro girano naturalmente interessi miliardari e se si è mosso un tipo come Elon Musk vuol dire che c’è roba. Tutto nasce in ambiente transumanista.
I Transumanisti credono nel “Singolarismo”, che sarebbe il momento in cui l’accelerazione non lineare della tecnologia porterà all’emergere di un epifenomeno: la fusione tra l’intelligenza biologica con quella artificiale delle macchine. Una suggestione ben calibrata di carbonio, silicio e metallo che terrorizza ignoranti tecnologici come Giuliano Ferrara, che visto è stato un agente della CIA può essere una buona sponda per i circensi nostrani.
Questa suggestione fu lanciata dal futurologo americano Ray Kurzweil che ha posto anche una data e diverse tappe: il 2045. In realtà il primo a parlarne fu lo scrittore di fantascienza e matematico Vernor Vinge agli inizi degli anni ’80 dello scorso secolo, ma lo fece più dal punto di vista matematico.
L’idea è che i computer possano, unendosi in Rete, dare luogo alla Singolarità, che è un momento di discontinuità e di sostanziale cambio di “paradigma” culturale; la tecnologia crescerà sempre di più fin quando l’intelligenza umana basata sul carbonio si potrebbe fondere con l’intelligenza artificiale basata o su altri elementi chimici, come il silicio dei computer, in ogni modo, il “nuovo mondo” che emergerà dalla cosmogenesi tecnologica avrà poco a che fare con il mondo che tradizionalmente conosciamo.
Naturalmente il discorso sulla IA attuale è molto diverso perché siamo molto lontani dalla supposta Singolarità, che è più una suggestione fantascientifica che una possibilità concreta. Come tutte le scoperte umane l’IA non è né buona né cattiva, dipende dall’utilizzo che se ne fa. Tecnicamente la questione è conosciuta come “Intelligenza Artificiale ostile”.
Dunque vanno messi certamente dei paletti software ed etici (ma del resto c’è già Google che può dare qualsiasi risposta), magari sotto l’egida ONU. Tuttavia è fondamentale non bloccarne lo sviluppo. Infatti IA già aiuta e sempre più aiuterà in futuro l’umanità nel risolvere problemi e migliorare la qualità di vita di miliardi di persone. Chi scrive se ne è occupato in un libro, “Il Transumanesimo una filosofia per l’Uomo del XXI secolo” (Armando editore), che ha avuto un ottimo successo anche all’estero.
L’attuale reazione scomposta di Hollywood, ma anche dei censori nostrani, è la solita reazione di chi non capisce una materia molto complessa e cerca solo visibilità. Hollywood cerca sempre su cavalcare l’onda: ha iniziato con il greenwashing ed ora abbiamo l’antiIAwashing, che è già in via di scimmiottamento in Italia.