Istat, il Pil italiano nel 2021 cresce del 6,5%: è record dal 1995
Una crescita che non si vedeva da 27 anni dopo il tonfo di quasi 9 punti del 2022. L'economia del Paese è di 0,5 punti sotto il livello pre crisi
Istat, l'economia italiana registra un'espansione per il quarto trimestre consecutivo
Crescita record del Pil italiano nel 2021: il balzo del 6,5% sull'anno precedente fa registrare numeri che non si vedevano dal lontano 1995. Ora il prodotto interno lordo del Paese si trova a 0,5 punti sotto il livello pre crisi. A fotografare il quadro dell'andamento della crescita del Paese è l'Istat.
Secondo l'istituto nel quarto trimestre del 2021 si stima che il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia aumentato dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e del 6,4% in termini tendenziali. Il quarto trimestre del 2021 ha avuto due giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al quarto trimestre del 2020.
La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e di un aumento sia in quello dell’industria, sia in quello dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta.
Nel 2021 il Pil corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato è aumentato del 6,5% rispetto al 2020
Nel 2021 il Pil corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato è aumentato del 6,5% rispetto al 2020 (nel 2021 vi è stato lo stesso numero di giornate lavorative del 2020). Si sottolinea che i risultati dei conti nazionali annuali per il 2021 saranno diffusi il prossimo 1 marzo, mentre quelli trimestrali coerenti con i nuovi dati annuali verranno presentati il 4 marzo. La variazione acquisita per il 2022 è pari a +2,4%.
L’economia italiana registra per il quarto trimestre consecutivo una espansione, seppure a ritmi più moderati rispetto ai periodi precedenti. Anche dal lato tendenziale, la crescita è risultata molto sostenuta, superiore ai 6 punti percentuali. La stima preliminare che ha, come sempre, natura provvisoria, riflette dal lato dell’offerta uno sviluppo ulteriore del settore dell’industria e dei servizi, e un calo in quello dell’agricoltura, conclude l'Istat.
''Usciamo da un biennio nel corso del quale il Pil ha avuto una variazione di 15 punti in 24 mesi. E' un fatto storico che non ha molti precedenti'', afferma l'Istat nel corso della conferenza stampa che si svolge dopo la diffusione dei dati relativi alla crescita del prodotto interno lordo nel 2021.
Istat: "Con la crescita dello 0,5% nei primi 3 mesi del 2022 riassorbito il gap 2019"
Se l'economia dell'Italia crescesse al tasso congiunturale dello 0,5% - 0,6% ''riassorbiremmo nel primo trimestre del 2022 l'intero gap e torneremmo a quel sentiero di crescita, allo stesso punto che abbiamo raggiunto nell'ultimo trimestre del 2019'', rimarca l'Istat nel corso della conferenza stampa, precisando che la stima e il risultato di ''un fatto aritmetico contabile''.
Secondo i dati Istat le retribuzioni nel 2021 sono cresciute dello 0,6%
Secondo i dati rilevati dall'Istat nella media del 2021, l’indice delle retribuzioni orarie è cresciuto dello 0,6% rispetto all’anno precedente. L’indice mensile delle retribuzioni contrattuali a dicembre 2021 registra un aumento dello 0,1% rispetto a novembre e dello 0,7% rispetto a dicembre 2020; in particolare, l’aumento tendenziale ha raggiunto l’1,2% per i dipendenti dell’industria, lo 0,8% per quelli dei servizi privati, mentre è stato nullo per la pubblica amministrazione.
Nel dettaglio, gli aumenti tendenziali più elevati riguardano il settore delle farmacie private (+3,9%), delle telecomunicazioni (+2,5%) e del credito e assicurazioni (+2,0%); nessun incremento per edilizia, commercio, servizi di informazione e comunicazione e pubblica amministrazione, osserva l'Istat.
Nella media del 2021 la marcata riduzione della quota di dipendenti in attesa di rinnovo non ha comportato una rilevante crescita delle retribuzioni contrattuali orarie, che si è fermata al +0,6%, in linea con quella del 2020. Alla luce della dinamica dei prezzi al consumo - in forte accelerazione nella seconda metà dell’anno e pari a circa tre volte quella retributiva - si registra anche una riduzione del potere d’acquisto.
Nello specifico del quarto trimestre 2021, la crescita retributiva tendenziale ha superato di poco l’1,0% nei settori agricolo e industriale, si è fermata appena sopra lo 0,6% in quello dei servizi privati ed è stata nulla nel pubblico impiego, conclude l'Istat.
Istat, Confcommercio: "Risultato sopra le attese"
"Il 2021 si è chiuso all'insegna di una ripresa che, in termini congiunturali, è risultata meno dinamica rispetto al semestre precedente, ma che ha permesso di conseguire nel complesso del 2021 una crescita del 6,5%, un risultato superiore alle attese'', commenta l'Ufficio Studi di Confcommercio ai dati Istat.
''L'intensità della variazione annua, che colloca l'Italia tra i paesi europei più dinamici, e ben oltre il +2,8% della Germania, va senz'altro letta anche alla luce di quanto accaduto nel 2020. Tuttavia, se una parte della forte ripresa è rimbalzo statistico, la parte rimanente è testimonianza di una crescita genuina sviluppata dai lavoratori e dalle imprese che, con il sostegno del governo, hanno mostrato vitalità e grande capacità di reazione'', prosegue la nota.
''I livelli pre-crisi non sono ancora riconquistati, però, e, soprattutto, ciò che conta è tornare a crescere a tassi ben superiori a quelli che hanno caratterizzato i vent'anni precedenti la crisi pandemica. La vera sfida, declinata dall'attuazione del Pnrr, si colloca, quindi, nell'anno in corso e nel prossimo. Al di là delle incertezze sull'evoluzione della pandemia, il principale ostacolo è rappresentato dalla ripresa del processo inflazionistico, guidato dai consistenti aumenti dei costi nel comparto energetico, e dal suo impatto sulle decisioni di acquisto delle famiglie e sui conti delle imprese'', conclude Confcommercio.
Istat, Landini: "Siamo di fronte a una pandemia salariale e sociale senza precedenti"
A commentare gli ultimi dati Istat su retribuzioni e Pil anche il segretario Cgil Maurizio Landini, che a margine dell'assemblea piemontese del sindacato afferma: "Siamo di fronte a una pandemia salariale e sociale che non ha precedenti, l’inflazione non solo si sta mangiando i salari ma oggi chi lavora é povero pur lavorando”.
"Per noi significa affrontare in modo nuovo la questione fiscale - ha aggiunto Landini - abbiamo scioperato il 16 dicembre proprio perché l’operazione fatta sul fisco non andava nella direzione di favorire i salari più bassi e colpire l’evasione fiscale. È il momento di cancellare i contratti pirata e fare una legge sulla rappresentanza, che stabilisca anche che ci sono dei salari sotto i quali non è possibile andare, creando delle condizioni di lavoro che siano davvero dignitose”.