La Fed lascia i tassi invariati ma il taglio dei tassi a settembre si avvicina

Powell: "Maggiore fiducia che l'inflazione si sta muovendo in modo sostenibile verso il 2%"

di Redazione Economia
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Jerome Powell, presidente della Federal Reserve degli Stati Uniti
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La Fed lascia i tassi fermi al 5,25%-5,50%. Possibile un taglio a settembre

La Fed ha lasciato invariato il suo tasso di riferimento, ma ha aperto a un eventuale primo taglio già a settembre. Dopo due giorni di riunione, i responsabili politici hanno votato all'unanimità per mantenere il tasso di interesse di riferimento della banca centrale statunitense tra il 5,25% e il 5,50%, ha dichiarato la Fed in una nota, mantenendo il costo del denaro ai massimi da 23 anni.

Ma parlando con i giornalisti a Washington poco dopo la pubblicazione della decisione, il presidente della Fed Jerome Powell ha detto sulla prossima riunione di settembre: "Nessuna decisione è stata presa ma non escludiamo" un taglio, "guarderemo con attenzione il report sul mercato del lavoro". Tutto dunque "dipenderà dai dati, ma i dati ci rendono fiduciosi. Le aspettative di crescita rimangono ragionevolmente solide e se i dati disattendono la fiducia allora decideremo in maniera diversa".

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In ogni caso, ha aggiunto Powell, nei mesi scorsi "l'inflazione è scesa notevolmente" e questo "ci rende fiduciosi che siamo su un percorso sostenibile verso l'obiettivo del 2%". “La sensazione generale del comitato è che l'economia si stia avvicinando al punto in cui sarà appropriato ridurre il nostro tasso di policy”, ha detto ancora il numero uno della Fed. Comunque un primo taglio dei tassi di interesse di mezzo punto “non è qualcosa a cui stiamo pensando in questo momento”, ha precisato rispondendo a una domanda specifica. Una cosa è certa, ha assicurato poi Powell, la Fed non si farà influenzare dalla politica: "Non usiamo mai i nostri strumenti per sostenere o opporci a un partito o a un politico o a un risultato politico”, ha detto Powell.

“La Fed ha posto le basi per un allentamento a settembre, a condizione che i prossimi due rapporti sull'inflazione non diano motivo di allarme”, ha scritto il capo economista di Pantheon Macroeconomics Ian Shepherdson in una nota dopo l'annuncio della decisione.