Lavoro, aumentano gli occupati: a sorpresa salgono gli indeterminati
Il tasso di disoccupazione è salito al 7,5% (+0,2 punti percentuali), mentre quello giovanile ha raggiunto il 22,8% (+0,7 punti percentuali).
Lavoro, 142mila posti fissi in più a febbraio, calano i contratti a termine
Nel mese di febbraio 2024, secondo i dati dell'Istat sul mercato del lavoro, si è registrato un aumento sia dei disoccupati che degli occupati, mentre si è verificata una diminuzione degli inattivi (coloro che non hanno e non cercano lavoro). Questo suggerisce che un mercato del lavoro più dinamico abbia spinto coloro che avevano interrotto la ricerca di un lavoro a riprenderla, entrando quindi nella categoria dei disoccupati.
In particolare, il tasso di disoccupazione è salito al 7,5% (+0,2 punti percentuali), mentre quello giovanile ha raggiunto il 22,8% (+0,7 punti percentuali). Gli occupati costituiscono il 61,9% della popolazione in età lavorativa, vicino al massimo storico del 62% registrato a dicembre 2023. Al contrario, il tasso di inattività è sceso al 33% (-0,2 punti percentuali). Tuttavia, il settore dei giovani (15-24 anni) rimane in difficoltà, con una diminuzione degli occupati su base annua dell'1% e su base mensile dello 0,4%, mentre sia i disoccupati che gli inattivi sono leggermente aumentati.
Questi ultimi dati Istat confermano la tendenza già osservata nel 2023: nonostante le preoccupazioni sulla precarizzazione del lavoro in Italia, il numero di occupati a tempo indeterminato continua ad aumentare. Nel giro di un solo mese, i posti di lavoro a tempo indeterminato sono aumentati di centoquarantaduemila unità, mentre sono diminuiti sia i contratti a termine (settantaseimila in meno) sia gli autonomi (ventiseimila in meno). Il numero di contratti stabili si avvicina al record storico di sedici milioni, con un trend di crescita che prosegue dalla fine della pandemia, mentre i contratti a termine sono scesi a 2,8 milioni.
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A febbraio 2024, il numero di occupati è aumentato di 41.000 unità, raggiungendo un nuovo record di 23,773 milioni di posti di lavoro, con un incremento di 350.000 unità rispetto all'anno precedente. Di questi nuovi posti di lavoro, 613.000 sono contratti a tempo indeterminato in più, mentre sono diminuiti di 200.000 i contratti a termine. Mentre il governo Meloni si affrettava ad archiviare il decreto dignità per rendere meno rigidi i contratti a termine, il mercato del lavoro si stava invece orientando verso il posto fisso.
Le ragioni di questo cambiamento possono essere diverse, tra cui l'effetto trainante della riforma Fornero degli ultimi dieci anni, che ha aumentato l'età pensionabile e ha mantenuto più persone nel mercato del lavoro, molte delle quali assunte con contratti a tempo indeterminato. Anche i numerosi concorsi pubblici banditi negli ultimi mesi potrebbero aver contribuito, sebbene molti posti legati al Pnrr siano a termine. C'è anche da considerare la scarsità di forza lavoro dovuta al calo demografico, che ha spinto le imprese a utilizzare più contratti a tempo indeterminato per attrarre e trattenere i lavoratori, specialmente durante l'aumento delle dimissioni volontarie. Questa tendenza è confermata anche dall'aumento delle trasformazioni dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. Anche se il numero di ore lavorate è aumentato dello 0,8% nell'ultimo trimestre del 2023 rispetto al trimestre precedente, non bisogna dimenticare la crescente polarizzazione del mercato del lavoro, con lavoratori poco qualificati intrappolati in contratti di bassa qualità e forti ricadute sui salari.