Legge di Bilancio, allarme da Bruxelles: "Il pil cresce meno del previsto"

Rispetto alle previsioni del governo all'appello potrebbero mancare poco meno di 8 miliardi di ricchezza: una catastrofe

Economia

Legge di Bilancio, il pil si è fermato: rischiamo una manovra lacrime e sangue


 

“Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi” era il titolo di un fortunato film del 1989 fortunatamente a lieto fine. C’è da credere che nei corridoi auspichino analoga conclusione alla vicenda sempre più drammatica della contrazione del Pil. Non si tratta di mero esercizio di stile per dire che “signora mia si stava meglio prima”. No: la riduzione della ricchezza prodotta significa una manovra (pardon, Legge di Bilancio) spuntata, con tagli di vario tipo e dimensione. Altro che provvedimenti omnibus che vanno dall’innalzamento delle pensioni minime al Ponte sullo stretto senza dimenticare il nucleare.

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Il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, ha capito già da tempo l’aria che tira. Non è un caso che dalla convention di Cernobbio – divenuto ormai rituale stanco ma tant’è, questi sono gli appuntamenti che ci meritiamo – ha tuonato contro il Superbonus 110% che costerà in tutto 100 miliardi. Impossibile dargli torto: pensare che questo provvedimento graverà come un macigno sulle tasche del nostro Paese fa effettivamente salire la rabbia. 

Deficit in rialzo nelle stime Nadef, verso il 5% 

Il deficit del 2023 potrebbe essere rivisto al rialzo nelle nuove stime della Nadef. Considerando i dati del Superbonus, di cui si dovrà tenere conto, e quelli sull'andamento dell'economia, dal 4,5% del Pil indicato nel Def si potrebbe salire quest'anno - come anticipato da un'analisi di Bloomberg - verso il 5%. 

Però c’è anche un’altra verità, che Giorgetti si è guardato bene dal raccontare. I conti non tornano: il governo prevede una crescita dell’1%, anche se si è registrata una contrazione nel prodotto interno lordo. Bruxelles ha già annunciato che nei prossimi giorni racconterà come stanno le cose veramente e allora saranno veramente problemi grossi. Tanto per abbandonare il freddo dato percentuale, è importante ricordare che ogni decimo di punto di pil vale circa 1,9 miliardi. Così, se si pensava che si sarebbe cresciuti dell’1% e poi ci si risveglia con un modesto +0,6%, significa che all’appello mancano circa 7,6 miliardi. Poiché con Bruxelles si è concordato un deficit al 3,7%, che cosa succederebbe se all’appello mancassero tutti quei soldi?

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Non esattamente noccioline. A marzo il Centro Studi di Confindustria, non proprio un laboratorio marxista contro il governo ad ogni costo, aveva predetto una crescita per il 2023 dello 0,4%. Sta’ a vedere che tocca dare ragione a Viale dell’Astronomia e al suo presidente uscente, Carlo Bonomi. Proprio la difficoltà nel tramutare in provvedimenti le varie promesse elettorali si sta trasformando ogni giorno di più nelle proverbiali fatiche di Sisifo. Ancora alla fine di luglio il Fmi accreditava l'Italia di un plausibile +1,1% a fine anno. Poi, complice una stagione turistica piuttosto sgonfia e un'inflazione - specie dei generi alimentari - difficile da arginare, il vento è cambiato. 

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Le elezioni europee e regionali del 2024, invece che cementare il governo in un’ottica di azione comune rischiano di rappresentare un ulteriore motivo di disgregazione tra le istanze leghiste e quelle di Fratelli d’Italia, con Forza Italia che cerca di capire che cosa si deve fare per sopravvivere anche nel dopo-Berlusconi. La mossa di Giorgia Meloni sugli extraprofitti delle banche – ancorché efficace – rappresenta in maniera plastica la confusione che regna nell’esecutivo: gli istituti di credito pagheranno senza fare un plissé.

Ma si rivarranno sulle aziende, che dovranno fare i conti con una stretta creditizia. E gli investitori internazionali, dopo aver scommesso sulla Borsa di Milano che è stata tra le migliori a livello globale, ora temono che a ogni piè sospinto si possano cambiare le regole in corsa, tassando a destra e a manca. Non basta: lo scenario globale è tutt’altro che tranquillo e arrivano perfino nuove preoccupazioni sul fronte Covid, con la nuova variante – Permira – che ha messo ko diversi atleti agli US Open. Se non è tempesta perfetta, poco ci manca. 

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