Economia
Il governo all'esame della manovra: ecco quanti soldi potrà spendere
Senza l'approvazione del Mes sarà difficile immaginare un'apertura dell'Europa. Servirebbe 60 miliardi, ma è impensabile averli
Legge di Bilancio, ecco quanto potrà spendere il governo
La coperta non è corta, è striminzita. A sentire le ultime voci, per venire incontro a tutte le necessità della Legge di Bilancio che il governo deve iniziare a costruire ci vorrebbero 60 miliardi di euro. Solo che con un deficit già approvato con Bruxelles al 3,7% i margini sono stretti. Per intenderci, il disavanzo complessivo previsto – se dovesse essere confermata la crescita dell’1% del pil – sarebbe di poco superiore ai 71 miliardi di euro. E non si può certo pensare di prenderli quasi tutti e metterli nella nuova Legge di Bilancio. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha già detto che a pensare al Superbonus (che drena risorse) sente un corposo “mal di pancia”.
Ma c’è da decidere che cosa fare, e in fretta. Dalla tassazione sugli extra-profitti delle banche il governo ha messo in preventivo di ottenere 3,5 miliardi di euro. Davvero? Sempre i bene informati di Montecitorio dicono che si dovrebbe brindare con una bottiglia di quello buono se si riuscisse a spuntare la metà una volta che il provvedimento verrà portato al vaglio del Parlamento. Anche perché le banche, come fa notare Stefano Righi sul Corriere di oggi, hanno sì aumentato gli utili grazie agli interessi (causa diretta dell’incremento dei tassi della Bce), ma hanno perso commissioni derivanti dal risparmio gestito.
Ora che succede? La battaglia è solo all’inizio. Da Cernobbio gli imprenditori chiedono coraggio a un governo che in questo momento ha le armi spuntate. La gestione del Pnrr (concordato dal precedente esecutivo, com’è giusto ricordare) è sempre più faticosa e il rischio che buona parte dei fondi non vengano utilizzati si fa sempre più concreto. Ma se questo dovesse succedere, come sarebbe il rapporto con l’Europa? C’è da scommettere che diverrebbe, se possibile, ancora più turbolento. E il ritorno nel 2024 di una disciplina di bilancio costringe a fare i conti “della serva” per evitare qualsiasi problema di fondo.