Manovra, Crosetto: "Fermiamo l'aumento dei ministri da 7300€". Ora è caccia alla "manina"

Il dietrofront del governo complica i piani, ritirare l'emendamento significa anche far saltare la legge anti-Renzi

di redazione economia
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Manovra, la "manina" misteriosa che ha voluto gli aumenti dei ministri. Imbarazzo generale

La manovra finanziaria è al penultimo passaggio decisivo prima dell'approvazione finale. La Commissione Bilancio in seduta notturna sta affrontando gli ultimi decisivi emendamenti prima del passaggio parlamentare. Ma è scoppiata la grana relativa all'aumento degli stipendi dei ministri non parlamentari. Si tratta di una norma che equipara i compensi dei titolari dei dicasteri ma con stipendi da parlamentari a quelli che non siedono alla Camera o al Senato. Si tratterebbe di un aumento di stipendio da circa 7.300€ al mese per gli otto ministri e i sottosegretari coinvolti. Ma ora da questa norma si sfilano tutti ed è caccia alla famosa "manina", chi ha voluto questo provvedimento? Il problema è che adesso è parte dello stesso governo a chiedere di ritirare l'emendamento ma non sarà facile.

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Il governo - riporta Il Corriere della Sera - potrebbe fare retromarcia. Di fronte alle proteste dell’opposizione, ma soprattutto alla richiesta di Guido Crosetto: "È assurdo - dice il titolare della Difesa - lasciare anche solo un secondo di più di spazio alle polemiche. La cosa è giusta? Non penso, ma non importa, né a me né ai miei colleghi", parlando a nome di tutti. "Abbiamo chiesto ai relatori di ritirarlo ed evitare inutili polemiche. Ciò che non sarebbe comprensibile per altre professioni, che chi fa lo stesso lavoro abbia trattamenti diversi, per chi fa politica deve essere messo in conto".

Fin lì il governo aveva chiuso a tutto, approvando solo due o tre emendamenti, riformulati dell’opposizione. Che dopo l’uscita di Crosetto attaccano, mettendo governo e relatori in imbarazzo. "Tecnicamente ritirare il nostro emendamento è impossibile, se il governo lo riformula vedremo" dice Ylenia Lucaselli, FdI, uno dei relatori. Il problema è che, se saltasse quell’articolo, potrebbe saltare anche il comma "anti Renzi", che vieta ai parlamentari di ricevere compensi dai Paesi extra Ue. In Commissione - prosegue Il Corriere - si lavora a oltranza. Alle 20 erano stati approvati appena 15 emendamenti, respinti 101 (compreso quello della segretaria del Pd Elly Schlein per dare 5,5 miliardi alla sanità) e ritirati 69, ma ne restavano da esaminare ben 648. Poi nuova sospensione dei lavori, dalle 22 alle 2 di notte, in attesa delle decisioni del governo. Il voto sullo stipendio dei ministri è atteso in mattinata.

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