McDonald's lascia definitivamente la Russia: addio a 850 fast-food
Nei ristoranti lavoravano 62mila dipendenti. La decisione è diventata definitiva dopo lo stop imposto in via temporanea lo scorso 14 marzo
McDonald's lascia la Russia, vende tutti i suoi fast food
McDonald's ha deciso: con effetto immediato lascia la Russia. Il colosso della ristorazione rapida, infatti, ha fatto sapere che "non è più sostenibile, né è coerente con i valori di McDonald's" proseguire a lavorare in Russia dopo la crisi umanitaria causata dalla guerra. L'azienda aveva già deciso un primo stop alle sue attività in Russia in seguito all'invasione dell'Ucraina da parte delle truppe di Putin. Dal 14 marzo scorso, infatti, gli 850 fast food presenti nel paese erano stati fermati, così come i 62mila dipendenti. Ora invece gli esercizi verranno venduti, in toto.
Da oltre 30 anni in Russia
"Se non puoi andare in America, vieni al McDonald's a Mosca", recitava uno slogan andato in onda oltre trent'anni fa sulla tv di Stato in Unione Sovietica. Reclamizzava l'apertura, in piazza Pushkin a Mosca, del primo punto vendita del colosso americano del fast food, che avvenne il 31 gennaio 1990. E fu un evento che fece grande scalpore, per il suo contenuto simbolico, rappresentando l'emblema dell'apertura alla cultura capitalista da parte del blocco sovietico. Una novità resa possibile grazie alla politica di riforme avviata in quegli anni da Michail Gorbaciov. All'epoca, il Muro era appena caduto e i russi iniziavano ad ammirare le "novità" occidentali ma le infrastrutture erano quelle e l'offerta nei ristoranti restava assai scarsa. Quando aprì McDonald's, dalle 4 di mattina, si misero in fila per poter addentare un hamburger made in Occidente oltre 30mila persone.
Il menù più richiesto
La pietanza più richiesta era, ca vans sa dire, il menù Bolshoi Mak che all'epoca costava 7-8 rubli, circa metà dello stipendio medio giornaliero di un russo. Per capire il significato della presenza di McDonald's in Russia, basti pensare che quando nel 1993 aprì il secondo McDonald's a Mosca, all'inaugurazione partecipò anche il presidente russo Boris Eltsin. Poi a mano a mano, McDonald's si espanse in Russia fino a contare 847 punti vendita dei quali l'84% di proprietà, il restante in franchising.
A marzo, in seguito all'invasione ucraina, la più grande catena di fast food del mondo aveva deciso di chiudere temporaneamente i suoi ristoranti con un impatto di 50 milioni di dollari al mese ma erano rimasti aperti i punti vendita di proprietà di affiliati, oltre 100 in tutto il Paese. Oggi l'annuncio formale: il colosso Usa della ristorazione intende vendere ad un acquirente locale tutti i suoi punti vendita, senza l'uso del nome, logo, marchio e menù. Ma cercherà di ottenere che il futuro impiego dei 62.000 lavoratori sia incluso nei termini dell'accordo. La società prevede un addebito da 1,2 a 1,4 miliardi di dollari per coprire i costi di trasloco.