Milano? No, Junior. Il rapporto burrascoso tra governo e Stellantis

L'ultimo capitolo di una lunga tensione tra Stellantis e il governo

di Marco Scotti
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Economia

Da Milano a Junior, Alfa Romeo cambia nome

Colpo di scena (ma neanche troppo) nella querelle tra Alfa Romeo e il ministro Adolfo Urso. La casa automobilistica ha deciso di cambiare nome alla sua ultima nata, la Milano, sostituendola con Junior. Perché? Brevissimo riassunto delle puntate precedenti: il marchio lombardo lancia una nuova vettura, battezzata Milano.

Ma c'è un problema, cioè che verrà prodotta negli stabilimenti polacchi di Stellantis. Il ministro insorge: è italian sounding, non potete chiamare con un nome italiano qualcosa che viene realizzato all'estero. Momento di sconcerto, weekend di riflessione. Poi il colpo di scena: la nuova vettura si chiamerà Junior. 

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E' l'ultimo capitolo di una lunga tensione tra Stellantis e il governo - e in particolare con Urso. Un amore mai sbocciato, costellato da velate minacce del colosso automobilistico ("servono incentivi") e richiami all'ordine da Via Veneto ("bisogna produrre un milione di vetture in Italia, pronti ad ascoltare altri player"). Nel mezzo un mondo metalmeccanico un tempo fiore all'occhiello del nostro Paese e oggi invece in progressiva riduzione. La cassa integrazione a Cassino è stata prolungata dal 2 al 20 aprile e Torino, un tempo paradiso dell'auto - e con una ricca filiera di subfornitori - è oggi in grande difficoltà. 

Certo, i dettami europei di una transizione ecologica a tappe forzate non aiutano. Ma, come diceva Mao Zedong, la rivoluzione non è un pranzo di gala. I costi saranno enormi per l'industria automobilistica che, a meno di ripensamenti, dovrà cessare la produzione di veicoli a combustione a partire dal 2035. Domani, praticamente. Solo che non possono essere gli operai, le fabbriche e i cittadini ad andarci di mezzo.

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Serve una soluzione intelligente, un grande patto sociale tra aziende private, che devono sicuramente fare utili ma che in passato sono state aiutate in maniera generosa, e le istituzioni che devono creare le condizioni ideali per fare impresa. Altrimenti il cambio di nome da Milano a Junior sarà solo l'ennesimo sberleffo in un rapporto sempre più conflittuale.