Moda, nel trimestre l'Italia mette il turbo: fatturato in crescita del 19,3%

Ma scatta l'allarme per rincari energetici e materie prime: l'impatto, causato dalla crisi, sarà di oltre il 18%. Il report di Confindustria Moda

Economia
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Confindustria Moda, trend positivo anche per il comparto ordini in crescita del 15% 

La moda italiana mette il turbo e chiude il primo trimestre del 2022 con un rialzo del fatturato del 19,3%, superiore alle aspettative che prevedevano una crescita del 14%. Anche l'andamento degli ordini ha registrato un trend molto positivo, con +15% rispetto allo stesso periodo del 2021.

La fotografia è stata scattata da Confindustria Moda, la Federazione Italiana che riunisce le associazioni dei settori tessile, moda e accessorio. Alla presentazione hanno preso parte il presidente, Cirillo Marcolin, e il direttore generale, Gianfranco Di Natale. Quanto al secondo trimestre, invece, l'incremento medio delle vendite è previsto al 12,9%.

Un dato positivo, ma che vede un rallentamento anche a causa delle incertezze sullo scenario internazionale su cui pesano principalmente le tensioni del conflitto russo-ucraino. Con queste previsioni, il primo semestre 2022 dovrebbe chiudere con una crescita del fatturato del 16%.

Nonostante gli ottimi dati, emerge una decisa preoccupazione legata al futuro del comparto, perchè solo l'8% registra un sentiment positivo sull'evoluzione congiunturale del settore, contro il 49% che confida nella stabilità del mercato e un 43% che prevede un peggioramento.

A pesare sono le preoccupazioni legate al conflitto russo-ucraino, che sono solo in parte legate all'esportazione: è del 43% del campione la quota di aziende esportatrici su questi mercati: il 61% di queste imprese dichiara che la quota di export nei mercati russo, bielorusso e ucraino è inferiore al 5% del totale vendite aziendali; per il 15% è compresa fra il 5% e il 10%, per il 10% delle imprese è compresa fra il 10% e il 20%. Solo per l'11% del sottocampione, l'export verso questi mercati è compreso fra il 20% e il 50%, con un restante 3% esposto per oltre il 50% dell'export complessivo.

“Il settore della moda italiana è uscito dalla pandemia, addirittura alcuni settori hanno migliorato i dati pre-Covid. Il nostro comparto si conferma come trainante per l'economia italiana. Ricordo il buon rapporto fra Confindustria moda e il governo Draghi durante il periodo pandemico, soprattutto con l'istituzione della cassa Covid", ha detto Cirillo Marcolin, presidente di Confindustria Moda a margine della presentazione dei conti.

"Le nostre imprese hanno mostrato una grande capacità di resilienza, ma dalle analisi delle prospettive del secondo trimestre dell'anno si evidenzia un rallentamento con ombre davanti a noi. Che arrivano soprattutto dal conflitto fra Russia e Ucraina e dai problemi derivanti dagli alti costi dell'energia e delle materie prime, che sono anche difficili da trovare”, ha sottolineato ancora Marcolin. 

Nel settore moda italiana gli impatti più pesanti sono legati all'aumento dei costi trasversali, di materie prime ed energia. Il conflitto ha infatti pesantemente aggravato una situazione di aumento dei costi. Sul fronte dei rincari dell'energia, l'80% dichiara che l'impatto sarà forte, il 18% prevede un impatto lieve, mentre solo per il 2% degli imprenditori questo sarà trascurabile.

L'aumento dei metalli, preziosi e non, ad esempio, colpisce occhialeria e oreficeria, l'aumento degli imballaggi viene denunciato in primo luogo dal tessile-abbigliamento, dal calzaturiero e dalla pelletteria, l'aumento di pelli e pellami colpisce il calzaturiero, la concia, la pellicceria e la pelletteria. Ma anche l'aumento dei prodotti chimici, dei tessuti e della componentistica in generale, che toccano in modo trasversale tutte le realtà. 

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