Politica

Pd-M5S, quasi rottura. Imbarazzo Dem per Draghi al guinzaglio di Biden

Di Alberto Maggi

Conte non condanna il post di Cominardi, tesoriere M5S

Pd-M5S sempre più lontani. Guerini guida il fronte di chi non vuole l'alleanza alle Politiche


"Adesso non mi fate parlare di una foto postata. Mi hanno detto che si tratta di graffiti, non diamo importanza". Giuseppe Conte, sceglie di non condannare (come invece ha fatto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio) il post del deputato e tesoriere del Movimento 5 Stelle Claudio Cominardi che ha paragonato in modo decisamente evidente il premier Mario Draghi a un servo al guinzaglio del presidente americano Joe Biden. Affaritaliani.it ha provato a contattare il deputato Cominardi per capire i motivi di questo gesto e se, eventualmente, volesse scusarmi, ma non è arrivata alcuna risposta.

Ovviamente da Italia Viva è partito il prevedibile cannoneggiamento sulla responsabilità oggettiva del Movimento, scontato, mentre nel Partito Democratico prevale un imbarazzante silenzio. L'unico che si è espresso sul post-vignetta del tesoriere pentastellato è stato il ministro Dario Franceschini ("posizioni sbagliate e un po' surreali che abbiamo appena visto"), ma per il resto nemmeno una dichiarazione. Al Nazareno, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, si sarebbero aspettati una presa di distanza netta e decisa da parte di Conte, non certo un banale "si tratta di graffiti".

Il messaggio è chiaro, spiegano nel Pd: Draghi prende ordini da Biden, magari pensando alla poltrona di segretario generale della Nato, è l'Italia è una colonia degli Stati Uniti (tesi tanto cara ai vari Diego Fusaro e Marco Rizzo). L'episodio di oggi, inserito nel contesto generale di tensioni politiche, dall'invio di armi a Kiev al caso del termovalorizzatore a Roma, altro non fa che allontanare ulteriormente le posizioni di Pd e M5S.

Tra i Dem sono in molti, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini (atlantista al 100%), a chiedere di mettere in discussione l'alleanza elettorale alle elezioni politiche con i 5 Stelle, guardando invece al centro di Calenda, Più Europa, Renzi e magari di Toti e di un pezzo di Forza Italia che potrebbe lasciare il Centrodestra (Gelmini?). Poi, spiegano sempre fonti del Pd, se ci sono singoli esponenti come il ministro degli Esteri che "non condividono la linea di Conte e queste uscite e vogliano costruire un percorso insieme a noi le porte sono aperte".

 

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