Mps, la nuova pista porta alle fondazioni: ora il restante 26,7% vale 1,7mld

Il Mef vuole procedere con la cessione di tutte le quote come concordato con l'Ue. La vendita a tappe non è l'unica soluzione sul tavolo: tutti gli scenari

di Redazione Economia
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Mps, la vendita a tappe e le fondazioni. Le mosse del Mef per il lock up

Il governo, come concordato con l'Ue, entro la fine del 2024 deve procedere al disimpegno definitivo in Mps. Il Tesoro resta ancora il primo socio e detiene il 26,7% delle quote. Una delle ipotesi allo studio adesso è la vendita a tappe, con un alleggerimento graduale. Per questo è spuntata la pista delle fondazioni - secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore - sarebbe allo studio una operazione di uscita in più fasi che contemplerebbe non solo la vendita attraverso un collocamento lampo, come finora sperimentato dal socio pubblico, ma anche una cessione diretta a soggetti terzi. E stante l’attuale scenario di mercato non è escluso che siano le stesse attuali fondazioni azioniste di Siena – o quanto meno alcune di esse – le potenziali destinatarie di una parte del ricco pacchetto azionario in capo al Mef. In che misura, però, è tutto da definire.

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Per il Governo, d’altra parte, - prosegue Il Sole - l'uscita da Mps fa gola per i possibili incassi: l’intero pacchetto del 26,7% ai prezzi attuali, ieri in rialzo di un altro 2,27% a 5,09 euro, può valere intorno agli 1,7 miliardi. Non male dopo le due operazioni che – sfruttando il cospicuo rally registrato dal titolo, cresciuto di oltre il 130% nell’ultimo anno – hanno fruttato un incasso complessivo attorno a 1,6 miliardi, esattamente quanto iniettato dal Governo nell’aumento di capitale da 2,5 miliardi realizzato a fine 2022. Lo schema operativo su ci sta ragionando negli ambienti vicini al Mef, del resto, va in parallelo con il carotaggio, che pure rimane in corso, volto a selezionare un partner industriale: il mercato guarda pur sempre a UniCredit, BancoBpm e Bper, che rimangono i tre soggetti indiziati per un possibile merger con Siena.

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