Nella Ima dei Vacchi entrano anche Doris e Maramotti. Quanto hanno investito
I proprietari di Banca Mediolanum, insieme a quelli di Credem e Max Mara, si prendono un pezzo della holding di Ima
Doris e Maramotti entrano nel capitale di Ima, ecco quanto hanno investito le famiglie a capo di Banca Mediolanum e Credem
La holding a capo di Ima (che fu anche dell’influencer Gianluca Vacchi), accoglie due nuovi importanti soci. Secondo quanto risulta a Milano Finanza, la famiglia Maramotti, fondatrice e proprietaria della banca Credem e del brand di lusso Max Mara, ha acquisito una quota della Alps Holding (veicolo in cima alla catena societaria di Ima) pari al 2,5% per circa 115 milioni di euro.
Ma non solo i Maramotti. A investire nella società della famiglia Vacchi, tra i leader europei del packaging, sono anche i Doris. Tramite la cassaforte di famiglia Finprog Italia, infatti, i proprietari di Banca Mediolanum hanno pagato circa 8 milioni di euro per possedere poco meno dello 0,2%.
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All’interno della holding sono presenti anche altri nomi di rilievo, come Leonardo Maria Del Vecchio, che attraverso il suo family office Lmdv Capital detiene circa l’1,1% di Alps Holding, e Azimut, che possiede circa il 2,5% tramite due club deal organizzati per i suoi clienti.
Due novità non da poco, corredate anche dall’aumenta di capitale da 504 milioni di euro di Alps Holding che attribuisce in totale circa 165 mila azioni e che finora è stato eseguito solo per circa 270 milioni ed è da completare entro l’8 luglio. Non è da escludere quindi che possa esserne collocata un’altra tranche.
Alla fine di aprile, come riporta Mfe, emerge che il veicolo di Bdt & Msd Partners detiene oltre il 55% delle quote di Alps Holding, comprendendo sia azioni B che azioni C. Tuttavia, le azioni C non conferiscono diritto di voto, quindi, nella governance, Bdt rimane in minoranza con il 48,8% dei diritti di voto.
Inoltre, lo statuto di Alps Holding include una clausola "di sicurezza" che garantisce il controllo alla famiglia Vacchi e ai piccoli azionisti. Questa clausola stabilisce che se le azioni B dovessero rappresentare oltre il 49% dei diritti di voto, in assemblea non potrebbero superare tale soglia.
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Lo statuto prevede anche dettagli precisi per l'uscita futura di Bdt, che potrebbe avvenire attraverso un'offerta pubblica iniziale (IPO) o una vendita all'asta. Tutti i soci sono soggetti a un lock-up di cinque anni, iniziato a gennaio 2024 e terminerà nel gennaio 2029, prima che l'IPO possa essere considerata.
Inoltre, la famiglia Vacchi e i piccoli azionisti hanno il diritto di fare un'offerta per il 100% delle azioni detenute da Bdt un anno dopo la fine del lock-up. Anche se l'offerta può essere rifiutata, se la famiglia Vacchi decidesse di avviare un'asta internazionale per vendere le sue azioni, il prezzo base dell'asta sarà superiore del 5% al prezzo per azione proposto dai Vacchi.
A partire da gennaio 2033, Alps Holding e i Vacchi avranno il diritto di riscattare le quote di Bdt a un prezzo correlato alle performance del gruppo. Infine, se la banca d'affari americana mantenesse la sua quota fino al 2034, avrebbe il potere di avviare un'offerta pubblica iniziale o una vendita all'asta per liquidare la sua partecipazione.