Nomine, Marina Berlusconi tratta per Silvio. Meloni si prende Eni ed Enel

La sfida per le 600 poltrone in scadenza, 4 presidenze importanti a Forza Italia. Ma al tavolo che conta la premier "fa fuori" Ronzulli e Mulè. Il patto

Marina Berlusconi
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Economia

Nomine, al tavolo che conta per Fi c'è Gianni Letta. Ronzulli ai margini

Il governo è impegnato nella delicata partita delle nomine. Da qui a qualche mese scadono gli incarichi per le partecipate di Stato, tra cui colossi come Eni, Enel, Poste e Finmeccanica. Per questo il centrodestra comincia a pianificare la spartizione. Fratelli d’Italia, però, - si legge sul Fatto Quotidiano - non ha classe dirigente per la politica, figuriamoci per i colossi pubblici. Per di più il cerchio magico della premier si assottiglia, chi si agita è messo ai margini. Il cognato Francesco Lollobrigida è in ombra, Meloni si affida soprattutto al fedelissimo Giovanbattista Fazzolari e al factotum Alfredo Mantovano. La partita è corposa, si inizia il 26 con il Montepaschi di Siena (rivendicato dalla Lega mentre il Tesoro vuol rinnovare l’Ad Luigi Lovaglio); a inizio aprile tocca a Eni, Enel, Leonardo, Terna e Poste, solo a citare le più grosse. Se si contano quelle minori, i posti in cda e nei collegi sindacali, si arriva a 600 poltrone.

Gli alleati - prosegue il Fatto - non vogliono che Meloni decida da sola, lei fa di necessità virtù. Nelle scorse settimane, per dire, ha ricevuto da Silvio Berlusconi le richieste: 3-4 nomi a cui la premier non ha chiuso in cambio della promessa di marginalizzare i forzisti ostili in Parlamento, dalla senatrice Licia Ronzulli al deputato Giorgio Mulè. Detto fatto. L’altra sera, al tavolo a Palazzo Chigi per decidere il metodo di spartizione, per Fi sedeva Gianni Letta su mandato di Marina Berlusconi, desiderosa di dare le carte dopo la tregua siglata con la fidanzata di Berlusconi Marta Fascina: Ronzulli, finora vera padrona dell’agenda dell’ex Cavaliere, resta fuori dalla partita. Eni è l’unica tra le grandi dove è sicura la riconferma dell ’amministratore delegato, Claudio Descalzi: sarebbe al quarto mandato, un record, ma si è blindato dettando la strategia energetica del governo, vecchio e nuovo, portando premier e ministri a spasso per i Paesi fornitori a firmare accordi.

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